Le "pietre d'inciampo" di Roma

L’opera dell’artista tedesco Gunter Demnig in memoria delle vittime della Shoah

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di Britta Dörre

ROMA, martedì 17 gennaio 2012 (ZENIT.org) – “Una persona è dimenticata solo quando il suo nome è stato dimenticato”: con queste parole, l’artista tedesco Gunter Demnig spiega il suo progetto Stolpersteine.

Dopo le prime due edizioni romane (2010 e 2011), Demnig ha installato quest’anno a Roma 72 altre pietre d’inciampo, vale a dire monumenti artistici per commemorare le vittime del nazismo. Si tratta di piccole targhe in ottone fissate sui famosi sanpietrini romani, che portano il nome, l’anno di nascita, l’anno di deportazione e il destino – se conosciuto – della persona deportata.

La pietra con la targhetta viene incastonata nella pavimentazione davanti all’ultima residenza liberamente scelta della persona deportata (cfr. la pagina web di Demnig: http://www.stolpersteine.com).

Nel quadro del progetto, lanciato dall’artista nel 1993, sono stati installati in circa 700 località circa 32.000 ostacoli. Demnig ha avuto l’idea per il suo progetto quando notò la grande ignoranza riguardo alla persecuzione e alla deportazione di ebrei, rifugiati politici, Sinti e Rom, omosessuali e vittime dell’eutanasia del Nazionalsocialismo.

Con il suo lavoro l’artista vuole lanciare un segnale visibile, che si inserisce anche nella vita quotidiana e nel paesaggio urbano. Per questo motivo, l’artista tedesco ha scelto il formato dei comuni sanpietrini (10 cm x 10 cm), che possono essere facilmente incastonati in qualsiasi pavimentazione. In questo modo il ricordo alla persona deportata non si limita alle giornate commemorative ma diventa parte integrante del presente e del futuro.

I luoghi dove finora sono state collocate pietre d’inciampo a Roma sono disponibili sul sito www.memoriedinciampo.it. La pagina web offre anche film e materiale fotografico, testi di accompagnamento, una biografia dell’artista ed una rassegna stampa.

Sette municipi romani partecipano quest’anno all’iniziativa. Fra questi spicca il Centro Storico, in particolare nel rione Monti. Il progetto Memorie d’inciampo a Roma è sostenuto dall’Associazione Nazionale ex Deportati (ANED), dall’Associazione Nazionale ex Internati (ANEI), dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), dalla Federazione delle Amicizie Ebraico Cristiane Italiane e dal Museo Storico della Liberazione.

L’iniziativa si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica d’Italia, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Comunità Ebraica di Roma e dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia, ed è realizzato con il sostegno della Comunità Ebraica di Roma e della Comunità di Santa Maria ai Monti.

La commissione scientifica che segue il progetto è presieduta da Adachiara Zevi e composta dagli storici Anna Maria Casavola, Annabella Gioia, Antonio Parisella, Liliana Picciotto, Micaela Procaccia e Michele Sarfatti.

Lo scorso 9 gennaio, durante l’inaugurazione dell’edizione 2012, è stato commemorato don Pietro Pappagallo, che nascose varie persone ricercate dai nazisti e fu tradito da una tedesca. Fu arrestato nel 1944 e condannato a morte. In via Urbana 2 un sanpietrino targato ricorda il sacerdote.

Tutte le pietre d’inciampo sono opere commissionate. In questo caso a commissionare la pietra è stato l’attuale parroco della chiesa di Santa Maria ai Monti, don Francesco Pesce, per celebrare la memoria di don Pappagallo, che nascose soprattutto bambini nella sua chiesa, e delle vittime della furia nazista.

Le stolpersteine invitano a meditare e a riflettere. Confrontarsi con date storiche ed eventi della letteratura è una cosa, scoprire inaspettatamente una pietra d’inciampo e mettersi a di leggere l’iscrizione e vedere la casa dove la persona in questione ha vissuto o lavorato è un’altra. Fa capire di trovarsi davanti al destino umano, di essere umano con un nome, una casa, una famiglia e una storia. Cifre e fatti crudeli ottengono un volto e diventano tangibili. Si scopre che l’orrore non ha risparmiato la nostra città, il nostro quartiere, la nostra strada, ma una triste realtà, ma che, allo stesso tempo, c’è stata anche gente che ha avuto il coraggio di rischiare la propria vita per opporsi all’orrore.

Le stolpersteine sono monumenti che, non solo collegano il passato al presente, ma ci fanno anche riflettere sul nostro presente e sul nostro futuro e ci richiamano alla mente che, essendo creato ad immagine e somiglianza di Dio, l’uomo possiede dei diritti inalienabili, conferitigli dal Creatore. Cioè che la dignità umana è inviolabile.

Nei giorni scorsi, in via Santa Maria in Monticello, alcuni sconosciuti hanno rimosso e sostituito con normalissimi sanpietrini tre pietre d’inciampo dedicate alla memoria delle tre sorelle Spizzichino – Graziella, Letizia ed Elvira – vittime della Shoah.

Se gli autori dell’atto – condannato come “oltraggioso” e “vergognoso” – pensano di poter cancellare in questo modo la memoria di tre persone, tre destini, tre crimini, si sbagliano. La memoria di un essere umano non è legata alla loro visibile materialità, ma vive per sempre nella nostra mente e nei nostri cuori.

[Traduzione dal tedesco a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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