La dignità umana è la ragione ultima di ciascun diritto

Il Card. Martino per i 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 10 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Di seguito pubblichiamo il saluto del Cardinale Renato R. Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha introdotto il solenne atto celebrativo per il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, svoltosi questo mercoledì pomeriggio nell’Aula Paolo VI in Vaticano.

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Eminenze, Eccellenze, Signori Ambasciatori, Signore e Signori,

Sono particolarmente lieto di dare inizio a questo Atto celebrativo, promosso e organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per commemorare il 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Con questo Atto, la Santa Sede intende confermare il suo apprezzamento per il documento delle Nazioni Unite, tante volte espresso dai Sommi Pontefici e, nello stesso tempo, indicare il valore dei diritti umani, per come sono in esso formalizzati, come una guida sicura per la promozione della dignità della persona umana nel nostro tempo.

Il programma predisposto per questo intenso pomeriggio prevede tre momenti. Il primo tutto dedicato alla riflessione sui contenuti della Dichiarazione con due significativi e autorevoli interventi di Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone Segretario di Stato di Sua Santità e di Sua Eccellenza il dott. Juan Somavia Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro. Essi ci forniranno le coordinate più appropriate per una adeguata comprensione della Dichiarazione, che fu capace di offrire un sicuro orientamento al cammino dell’umanità dopo i drammi della Seconda Guerra mondiale e che resta un punto imprescindibile di riferimento per costruire un futuro di giustizia e di pace per tutta l’umanità.

Il secondo momento sarà dedicato alla consegna dei premi Cardinale Van Thuan 2008, conferiti dalla Fondazione Vaticana San Matteo in memoria del Cardinale Van Thuan – Fondazione strettamente collegata con il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e tutta dedita alla diffusione della dottrina sociale della Chiesa – a personalità che si sono distinte nella difesa e nella promozione sul campo dei diritti umani. Nel ricordo del Cardinale Van Thuan, uomo di Dio e cristiano pieno di speranza, di cui è stata avviata la causa di beatificazione, i premi verranno consegnati al Dott. Cornelio Sommaruga per il suo impegno nella promozione del diritto umanitario quando fu Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, e alle seguenti persone e istituzioni che, in un modo o in un altro, hanno dato concreta attuazione alle più nobili esigenze contenute nella Dichiarazione Universale: a padre Pedro Opeka, al Progetto GULUNAP, al Progetto Villaggio degli Ercolini, al padre Raul Matte.

L’Atto Commemorativo terminerà con un Concerto di musiche classiche – validamente sostenuto dalla Vacheron-Constatin –, che saranno eseguite dalla Brandenburgisches Staatorchester Frankfurt, diretta dal Maestro Inma Shara con la partecipazione del pianista Boris Berezovsky. A rendere particolarmente preziosa e ricca di significato questa parte finale, ci sarà il Santo Padre Benedetto XVI che, con la Sua presenza e la Sua parola, offrirà a tutti la prova, quella più eloquente, dell’importanza che la Chiesa Cattolica assegna alla promozione dei diritti fondamentali dell’uomo, quale strumento per affermare, sempre e ovunque, la dignità e la centralità della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio e redenta dal Signore Gesù.

In tema di diritti umani, esiste una lunga tradizione cattolica. Questo itinerario storico della tradizione cristiana dei diritti umani non è stato certamente un itinerario pacifico. Ci sono state, infatti, da parte del Magistero anche molte riserve e condanne di fronte all’affermarsi dei diritti dell’uomo nel solco della Rivoluzione francese; ma tali riserve, ripetutamente manifestate dai Pontefici, specialmente nel XIX secolo, erano dovute al fatto che tali diritti venivano proposti e affermati contro la libertà della Chiesa, in una prospettiva ispirata dal liberalismo e dal laicismo. L’individualismo dominante faceva sì che la rivendicazione dei diritti dell’uomo si tramutasse in affermazione dei diritti dell’individuo più che della persona, ossia dell’essere umano decurtato della dimensione sociale e privo di trascendenza. Tale è l’immagine dell’uomo considerato misura di tutte le cose, creatore assoluto della legge morale, consegnato ad un destino di pura immanenza.

Nella visione cattolica una corretta interpretazione ed un’efficace tutela dei diritti dipendono da un’antropologia che abbraccia la totalità delle dimensioni costitutive della persona umana. La dignità umana, che è uguale in ogni persona, è, pertanto, la ragione ultima per cui i diritti possono essere rivendicati per sé e per gli altri con maggior forza. Tutti gli esseri umani possono legittimamente rivendicarli anzitutto perché sono figli di uno stesso ed unico Padre, non già in ragione della loro appartenenza etnica, razziale e culturale. L’insieme dei diritti dell’uomo deve corrispondere, pertanto, alla sostanza della dignità della persona. Essi devono riferirsi alla soddisfazione dei suoi bisogni essenziali, all’esercizio delle sue libertà, alle sue relazioni con le altre persone e con Dio. [1] Il riferimento alla persona umana, al suo essere integrale, obbliga a individuare la fonte ultima dei diritti umani al di là della mera volontà degli esseri umani [2], della realtà statale, ma nell’uomo e in Dio suo Creatore. I diritti, appartenendo originariamente ed intrinsecamente alle persone, sono perciò naturali ed inalienabili [3]. Grazie per la vostra partecipazione e il vostro incoraggiante sostegno!

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1 GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’ONU, 2 ottobre 1979, 13-14.

2 Cfr. GIOVANNI XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 45.

3 Cfr. GIOVANNI XXIII, Pacem in terris, 46.

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ZENIT Staff

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