La comunicazione partecipativa per il futuro della Chiesa

I giornalisti cattolici riuniti a Cracovia discutono del ruolo dei social media per la diffusione dei valori religiosi

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La cifra dell’incontro seminariale dei giornalisti cattolici nella città di Cracovia (12-14 maggio) può essere riassunta negli interventi d’apertura di don Michel Remery e Thierry Bonaventura, rispettivamente vice segretario generale e addetto stampa del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee).
“Lo Spirito Santo è il primo comunicatore – ha detto don Remery –. Mancano 74 giorni alla GMG di Cracovia e molte persone usciranno trasformate da questa esperienza”. Remery ha poi citato le parole di Papa Francesco per la 50ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “La comunicazione, i suoi luoghi e i suoi strumenti hanno comportato un ampliamento di orizzonti per tante persone. Questo è un dono di Dio, ed è anche una grande responsabilità”.
“Oggi a Cracovia viviamo un momento storico – ha sottolineato Thierry Bonaventura – perché è in corso il primo seminario di livello europeo che mette a confronto esperti dei media e addetti stampa delle Conferenze Episcopali del vecchio continente. L’idea ispiratrice di questo seminario, nato in funzione di un grande evento come la GMG, è la comunicazione partecipativa, dove ognuno è protagonista nel rispetto delle competenze e dei ruoli. Siamo tutti partner nel condividere l’annuncio della fede. Questo seminario costituisce un esercizio di sinodalità nell’ambito della comunicazione, che per noi cristiani non si si limita a una semplice attività informativa ma comporta la diffusione della buona novella”.
Sulla base di queste premesse si è articolato il dibattito, che ha prodotto importanti spunti di riflessione per valorizzare l’immagine della Chiesa, con particolare riguardo al ruolo svolto dai nuovi media.
Don Pawel Rytel-Adrianik, portavoce della Conferenza Episcopale polacca, ha esordito con una osservazione semplice e incisiva che offre la misura delle potenzialità della comunicazione digitale: “A Cracovia attendiamo due milioni di giovani e ognuno di loro avrà in media cinquecento amici su Facebook…”.
Don Tomasz Jaklewicz, giornalista della testata Gosc Niedzielny, ha osservato che, contrariamente a quanto asserivano alcuni, con l’arrivo della modernità e dello sviluppo la religiosità in Polonia non è crollata. Si avverte, è vero, un declino di partecipazione dei giovani nelle parrocchie, che è tuttavia compensato dal fiorire dei movimenti religiosi, destinati ad essere importanti fattori di evangelizzazione.
Piotr Legukto, direttore di una emittente televisiva di Cracovia nonché presidente di un’associazione professionale dei giornalisti polacchi, ha spiegato che in Polonia il settore editoriale cattolico è più forte che altrove: “I nostri media regionali sono stati ceduti a gruppi editoriali esteri, e questo ha comportato un eccesso di commercializzazione. Per fortuna esiste un’importante nicchia cattolica. I media devono impegnarsi per fini culturali – ha sottolineato Legukto – e contribuire a mantenere in vita l’identità polacca anche nel contesto della globalizzazione. Altrimenti corriamo il rischio di uccidere le culture nazionali”.
Legukto si è poi soffermato sul fatto che l’informazione tradizionale sta diventando obsoleta: la vera novità è rappresentata dai social media. “Se volete sapere di cosa si parla in Polonia – ha concluso – lasciate stare la stampa e guardate i social: capirete che, nel nostro paese, la religione e la democrazia godono di buona salute”.
Nel dibattito che ha fatto seguito alle dichiarazioni di Piotr Legukto, è intervenuto Antonio Gaspari, direttore dell’agenzia internazionale ZENIT, il quale ha osservato che i social media, e in particolare i social network, sono oggi i mezzi più potenti che esistono. “È necessario creare un progetto editoriale per diventare protagonisti di questi mezzi – ha sostenuto Gaspari –. Se noi cattolici vogliamo essere protagonisti della comunicazione, dobbiamo sviluppare un progetto competitivo…”.
Dorota Abdelmoula, Anna Chmura e Gustavo Huguenin hanno presentato la missione, la struttura organizzativa e il piano media del dipartimento comunicazione della GMG, approfondendo in particolare il settore dei social media. Sarà distribuita una App ufficiale contenente tutte le informazioni pratiche necessarie, e i giovani partecipanti alla GMG saranno invitati a creare dei gruppi sui social network per vivere l’evento in modo partecipativo.
Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, presente all’incontro in qualità di esperto dei nuovi media, ha detto ai convegnisti di non aver “nulla da insegnare ma qualcosa da condividere…”. E quel “qualcosa” era un interessantissimo video (di cui abbiamo approfondito i contenuti in un altro articolo di ZENIT) realizzato dallo stesso Spadaro durante il recente viaggio apostolico di Papa Francesco nelle Filippine. Un video caratterizzato da una contaminazione di linguaggi fra tweet, immagini, filmati e commenti verbali, che ha offerto la misura dell’immediatezza e del dinamismo che sono i punti di forza dei media digitali.
In conclusione, l’incontro organizzato dal CCEE a Cracovia ha costituito un importante momento di confronto per i giornalisti e comunicatori cattolici non solo perché ha consentito di fare il punto sugli aspetti comunicativi della GMG, ma, più in generale, perché ha posto le premesse per sviluppare “uno stile cristiano di presenza nel mondo digitale”, secondo gli auspici del Papa Emerito. Con queste parole, contenute nel suo messaggio per le comunicazioni sociali 2011, Benedetto XVI volle dare un forte segnale di continuità con le esortazioni di san Giovanni Paolo II, il grande “Papa della comunicazione” inventore della GMG. Una linea di continuità che si riscontra oggi nelle parole di Papa Francesco, ricordate in apertura da don Remery: “La comunicazione è un dono di Dio, ed è anche una grande responsabilità…”.

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Massimo Nardi

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