L'educazione come risposta all’Aids

Intervista a un medico con un’esperienza trentennale in Uganda

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di padre Piero Gheddo*

ROMA, venerdì, 10 aprile 2009 (ZENIT.org).- Nell’Africa sotto il deserto del Sahara (“Africa nera”) risiede il 10 per cento della popolazione mondiale. E il 66 per cento degli infetti dall’Hiv (Aids) di tutto il mondo.

Cifre impressionanti. Tuttavia, negli ultimi anni, in alcuni paesi dell’area è stato notato un calo deciso della frequenza delle infezioni negli adulti. Il modello abc, basato su una campagna che promuove l’astinenza sessuale, in particolare per i più giovani, la fedeltà nella coppia, e solo come ultima risorsa l’uso dei preservativi, si è dimostrato vincente.

Come spiegano i medici Filippo Ciantia e Pier Alberto Bertazzi in un articolo apparso sul quotidiano online www.ilsussidiario.net, in Uganda la frequenza di infezioni Hiv nella popolazione è scesa dal 15 per cento nel 1991 al 5 per cento nel 2001. Il metodo è stato studiato con interesse negli ultimi anni e discusso su riviste internazionali come “The Lancet”, “Science”, “British Medical Journal”.

Il comboniano fratel Daniele Giovanni Giusti è medico con un’esperienza trentennale in Uganda. Ha lavorato per vent’anni in vari ospedali del paese. Negli ultimi dieci anni è stato incaricato del coordinamento dei servizi sanitari della Chiesa cattolica ugandese. Un testimone oculare di quanto sta accadendo in quel paese africano.

Dunque il preservativo è l’unica valida strategia nella lotta contro l’Aids in Africa?

Fratel Giusti: Il preservativo ha funzionato in epidemie focalizzate e tra gruppi particolari:  prostitute, omosessuali e drogati. Non così in altri casi. Dire che il preservativo è la strategia vincente in epidemie mature, cioè diffuse tra la popolazione generale, è fuorviante. Si deve tener conto dell’esperienza particolare fatta in Uganda, citata da tutti come una delle vittorie nella lotta contro l’Aids. La forte campagna di coscientizzazione si è focalizzata sul modello abc. Si è chiesta l’astinenza a chi non è maturo per esprimere la sua sessualità (adolescenti e giovani), si è sostenuta la fedeltà nel rapporto con il partner contro la promiscuità per chi è sessualmente attivo, e – per chi non segue le prime due – l’uso del preservativo come ripiego. Il Governo ugandese ha sostenuto questa campagna nonostante le molte pressioni contrarie. Ciò ha permesso di vincere questa sfida. Chi sostiene che i risultati sono stati ottenuti con l’uso dei preservativi dice il falso. L’esperienza sul campo dice il contrario. Il fattore principale di questo successo è il frutto dell’educazione e del cambiamento di comportamento.

Qual è stata la risposta della popolazione?

Fratel Giusti: Abbiamo visto un innalzamento dell’età del debutto sessuale nella popolazione giovane, e una diminuzione del numero di partner tra i sessualmente attivi. Questo ha causato l’abbassamento della prevalenza, cioè il virus si trasmette di meno tra la popolazione. Il preservativo è stato sì usato, ma con una copertura irrisoria, e quindi non ha influenzato significativamente i risultati ottenuti.

In sostanza l’educazione è la vera risposta all’epidemia?

Fratel Giusti: L’educazione trasmette un concetto di persona umana che aiuta il cambiamento. Ci si basa sulla fiducia e sulla ragionevolezza della persona. Si spiega che cosa comporta il rischio, cosa lo riduce e cosa lo elimina. L’astinenza annulla il rischio per quanto riguarda i casi di trasmissione per via sessuale. Questa è la strategia più sicura. Se il messaggio dato ai giovani è consistente, questi cambiano il loro comportamento sessuale. La fedeltà nel rapporto sessuale riduce il rischio. Se ambedue i partner sono fedeli, il rischio è notevolmente ridotto. L’uso del preservativo riduce il rischio, ma non lo elimina.

Cosa dicono le grandi agenzie internazionali coinvolte nella lotta contro l’Aids?

Fratel Giusti: Nel passato, le agenzie internazionali avevano sposato la linea dell’uso del preservativo. Oggi, anche se in sordina, si sta cambiando strategia. L’esperienza sul campo ha dimostrato che nei paesi dove si è puntato tutto sul preservativo, non si sono ottenuti – tra la popolazione – risultati soddisfacenti come quelli ugandesi. Propagandare oggi l’uso del preservativo non tiene conto della mentalità degli africani e di come essi recepiscono i messaggi.

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* Padre Gheddo, già direttore di “Mondo e Missione” e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri. L’ultimo pubblicato è un libro intervista condotto da Roberto Beretta dal titolo “Ho tanta fiducia” (Editrice San Paolo).

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ZENIT Staff

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