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Italia, le adozioni gay ci sono già. Lo dicono le sentenze

Raffica di sentenze a favore della stepchild adoption. Ma lo stralcio dell’art. 5 dal ddl Cirinnà non doveva servire ad evitare una “rivoluzione contro natura?”

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Unioni civili: il Governo ha messo il piede sull’acceleratore. Con fare da consulente pubblicitario, il presidente del Consiglio Matteo Renzi sui social network ha dichiarato: “Tenetevi liberi tra l’11 ed il 12 maggio perché è il giorno in cui sarà approvata la legge sulle unioni civili”.
Considerando che il ddl Cirinnà è stato calendarizzato in Aula per il 9 maggio, c’è da credere che per rispettare la data promessa da Renzi verrà posta la fiducia sul testo. Una scelta, quella della fiducia, che lui stesso definisce “probabile” a chi glielo chiede.
La dichiarazione del primo ministro ha suscitato polemiche politiche. La deputata Paola Binetti, di Area Popolare, evoca un accordo “che prevedeva prima la discussione sulle mozioni che condannano l’utero in affitto”. Accordo saltato, così da indurre la Binetti a parlare di situazione da “democrazia surrogata”.
Intanto, a sdoganare l’utero in affitto ci pensano i giudici. In un anno e mezzo, d’altronde, si sono contate venti sentenze favorevoli all’adozione del figliastro. Una tendenza che ha conosciuto un’impennata impressionante negli ultimi tre mesi, precisamente da quando il Senato ha approvato il ddl Cirinnà eliminando però la parte sulla stepchild adoption (l’art. 5).
A Roma, Torino, Firenze, Napoli. Un po’ ovunque, in Italia, le toghe approvano le adozioni omosessuali in nome di quello che secondo loro è “il bene supremo del bambino”. In assenza di una legislazione in materia, i giudici hanno usato l’art. 44 della legge 184 sulle adozioni, il quale prevede i cosiddetti “casi speciali”.
Non possono che essere definiti “speciali”, del resto, i casi di adozioni incrociate, avvenuti a Roma e a Napoli tra marzo e aprile. Sempre in quel periodo, tutti i giornali italiani parlarono di “sentenza storica” quando il Tribunale per i minori di Roma accordò a una coppia di maschi omosessuali di poter essere “genitori” di un bambino ottenuto in Canada con l’utero in affitto.
Di questa “sentenza storica” è autrice, come di altre tredici dello tenore analogo, Melita Cavallo. Ex presidente del Tribunale per i minori di Roma, è in pensione dal primo gennaio scorso. Ciò nonostante, impugnando il martelletto continua a ergersi a paladina delle istanze della comunità lgbt.
Una delle figure di riferimento di questa comunità, Marilena Grassadonia, presidente dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, ha ottenuto proprio nei giorni scorsi insieme alla sua compagna l’adozione incrociata dei loro tre figli. Ottenimento simile che ad inizio marzo aveva avuto anche la fondatrice della medesima Associazione, Giuseppina La Delfa: il Tribunale di Napoli aveva consentito a lei e alla sua compagna la trascrizione dell’adozione reciproca dei loro bambini.
È ormai un profluvio di sentenze gay-friendly, che suppliscono di fatto all’assenza di una legge e pongono perplessità sul rispetto della separazione dei poteri (legislativo e giuridico). Ma pongono anche un altro dubbio di natura giurisprudenziale: la legge sulle unioni civili, anche se privata della parte sulla stepchild adoption, di fatto apre al matrimonio omosessuale.
Ne sono convinti fior di giuristi. Il prof. Alberto Gambino, avvocato civilista e docente di diritto privato all’Università Europea di Roma, in un’intervista a ZENIT sottolineava che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, riconoscendo che le unioni civili sono un istituto analogo al matrimonio, stabilirà che “dovrà avere tutte le prerogative del matrimonio, compresa l’adozione”.
In linea con questa prospettiva si stanno inserendo già i Tribunali italiani. Prima ancora che il testo sulle unioni civili diventi legge. In controtendenza appare quanto stabilito quasi un mese fa dal Tribunale civile di Roma. Due donne sposate in Portogallo si sono viste respingere la richiesta di trascrivere l’atto nei registri di stato civile del comune capitolino.
“Non può essere colmato per via giudiziaria – ha scritto la presidente del Tribunale, Franca Mangano – il vuoto normativo”. Un gesto di buon senso? Di rispetto della separazione dei poteri? Chissà. Di sicuro è un’eccezione che conferma la regola. E che testimonia che lo stralcio della stepchild adoption dal ddl Cirinnà non ha affatto impedito una “rivoluzione contro natura”. Anzi.

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Federico Cenci

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