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Incubo a Falluja: civili in trappola e bambini usati come scudi umani

Si rischia la catastrofe umanitaria nella città irachena dove l’esercito regolare combatte contro l’Isis. Unicef lancia allarme: “20mila minori allo stremo o armati per divenire soldati”

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Sono oltre 50mila i civili rimasti intrappolati a Falluja, la città irachena scenario in questi giorni di una cruenta battaglia dell’esercito regolare di Baghdad – supportato dalla coalizione internazionale guidata dagli Usa – contro i jihadisti dello Stato Islamico. Le forze irachene sono entrate nei giorni scorsi nel sito, roccaforte dell’Isis dal gennaio 2014 insieme a Mosul, per strapparlo dal controllo dei miliziani.
Ma a farne le spese sono sopratutto i cittadini che rischiano di morire per la fame, le violenze, i bombardamenti. L’allarme viene dall’Unicef che denuncia in particolare la situazione in cui versano migliaia di bambini e minori, circa 20mila secondo le stime, ridotti allo stremo, senza risorse, usati come scudi umani, armati per divenire soldati.
Si fa sempre più concreto, quindi, il rischio di una catastrofe umanitaria. William Spindler, portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), ha detto che solo 3.700 civili sono riusciti ad abbandonare Falluja nell’ultima settimana. Mentre Lisa Grande, segretario generale della Unami, la missione Onu in Iraq, riferisce che “dai racconti delle persone fuggite abbiamo saputo che i civili intrappolati vengono ammassati nel centro, probabilmente con lo scopo di essere usati come scudi umani” e che l’Isis “usa i bambini come soldati”.
C’è poi chi parla di una popolazione terrorizzata e stremata, ridotta a mangiare l’erba, dopo che i rifornimenti di cibo e di medicinali sono stati bloccati da un assedio governativo che dura ormai da nove mesi.
 
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ZENIT Staff

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