Inaugurata la statua di Giovanni Paolo II al Policlinico Gemelli

Intitolata “Non abbiate paura”

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ROMA, martedì, 30 giugno 2009 (ZENIT.org).- E’ stata inaugurata alle 19.00 di questo martedì nel piazzale d’ingresso del Policlinico Gemelli una statua dedicata dall’Università Cattolica alla memoria di Papa Giovanni Paolo II.

L’opera, dello scultore toscano Stefano Pierotti, presente all’evento, è stata benedetta dal Cardinale Stanislaw Dziwisz, segretario particolare di Papa Karol Wojtyła nei 27 anni del suo pontificato.

All’inaugurazione era presente anche il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

Come ha sottolineato nell’introduzione al volume “Non abbiate paura” (edito da Vita & Pensiero), il Cardinale Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia, ha ricordato che il Policlinico Gemelli è stata la prima meta toccata da Papa Giovanni Paolo II al di fuori dei confini vaticani. Il pomeriggio del 18 ottobre 1978, appena due giorni dopo la sua elezione, il Pontefice si recò infatti a far visita al monsignore polacco Andrzej Deskur, futuro Cardinale, ammalato.

Il Pontefice è stato ricoverato al Gemelli nove volte, per un totale di 153 giorni e 152 notti. Nel 1996 disse “Il Vaticano Uno sta in piazza San Pietro, il Vaticano Due è a Castelgandolfo, il Vaticano Tre è diventato il Policlinico Gemelli”.

“Era l’ironia con cui egli sapeva stemperare i momenti di maggior tensione – ha riconosciuto il Cardinale –. Ma, battuta a parte, non era molto distante dalla realtà: effettivamente sentiva il Gemelli un po’ casa sua. Era l’ospedale ‘cattolico’ per eccellenza; inoltre era collegato ad un’università, dove studiavano migliaia di giovani, gli interlocutori da lui preferiti. Come non amare quel posto, che sarebbe diventato l’altare simbolico dove avrebbe offerto la sua vita?”.

“Da questo luogo egli ha insegnato a tutta la Chiesa come si vive e come si muore con il Signore. Il Policlinico Gemelli è stata una sua originale ‘cattedra’. Per questo il nome dell’ospedale rimarrà inscindibile rispetto alla memoria di questo Papa”.

“Dalla finestra del decimo piano egli ha benedetto la folla dolente, e ora dal centro del piazzale – dove è stata con squisita sensibilità elevata la sua effigie – continuerà a vigilare su questo luogo e a benedire quanti vi arriveranno. E quanti qui serviranno il dolore dell’uomo”.

Il Direttore amministrativo dottor Antonio Cicchetti ha affermato dal canto suo che fin dall’aprile 2005 si pensava “a come ricordare in maniera tangibile in questa sede romana dell’Università Cattolica la figura di Giovanni Paolo II, che tanto ha legato il suo nome a quello del Policlinico Gemelli, che attraverso di Lui divenne in tempi rapidi noto in tutto il mondo, accrescendone la fama e il prestigio”.

“Viste le dimensioni dell’opera, il luogo dove si immaginava di collocarla non poteva essere altro che sul piazzale antistante il Policlinico, in modo che si vedesse dalle finestre dell’Ospedale, e principalmente da quella finestra del 10° piano. Una finestra semplice e ‘anonima’, ma che riempita dalla figura di Papa Giovanni Paolo è diventata un simbolo per tutto il mondo e non solo di quello cattolico”.

Il Magnifico Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Lorenzo Ornaghi, nella prefazione al volume “Non abbiate paura” ha ripreso la definizione di Vaticano III del Policlinico Gemelli dicendo che il Papa, “ricorrendo a quello spirito di fraterna arguzia e di paterno umorismo con cui a tutti infondeva e chiedeva coraggio”, chiamò così “il luogo in cui le malattie e le sofferenze del suo corpo – dal drammatico e miracoloso pomeriggio del 13 maggio 1981 – erano state sanate, accudite, alleviate”.

Negli ultimi ricoveri, ha ricordato, la finestra dell’appartamento del decimo piano riservato al Santo Padre “si trasformò per tutti nell’accesso a una cattedra, sì, di dolore, ma anche di lode incessante al Signore, di insegnamento umano e testimonianza cristiana sull’impareggiabile dono gratuito della vita e della fede”.

La statua è costituita da un blocco proveniente dalle cave di Carrara dal peso originario di oltre 47 tonnellate. La statua è alta 3,05 metri; con il basamento e la croce di metallo la misura totale ne raggiunge circa 4,6. Il peso della statua è di 18 tonnellate, mentre il basamento ne pesa circa 20. La crepa sul basamento assume il grande significato di forza della fede che spacca inesorabilmente i mali del mondo.

La durata effettiva del lavoro per realizzare la scultura, senza considerare i numerosi bozzetti eseguiti prima in creta e in varie dimensioni, è stata di circa 7 mesi.

Il commento musicale della cerimonia è stato affidato alla Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri diretta dal Maestro Tenente Colonnello Massimo Martinelli.

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ZENIT Staff

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