ProVita contro utero in affitto

ProVita contro utero in affitto - ZENIT FC

Fronte trasversale contro l'utero in affitto

Tre deputate di tre partiti diversi aderiscono all’iniziativa dell’Associazione ProVita per arginare la maternità surrogata e la sua promozione in Italia da parte di agenzie

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Fronte comune tra Pd, Ncd e Forza Italia. Succede in Senato, dove tre rappresentanti donne dei tre partiti di sinistra, centro e destra si sono ritrovate sulla medesima barricata disposta dall’Associazione ProVita Onlus per dare una testimonianza concreta contro l’utero in affitto.
Maria Rizzotti (Fi), Laura Bianconi (Ncd) e Donatella Mattesini (Pd) hanno aderito all’iniziativa lanciata da Toni Brandi, presidente di ProVita, affinché il Parlamento intervenga per “rafforzare” gli “argini” della legge 40 contro tale pratica e la sua promozione in Italia da parte di agenzie collegate ai Paesi in cui essa è legale.
Il tema in questione – come ha ricordato la Rizzotti – per lungo tempo è rimasto nell’oblio, convinta l’opinione pubblica che l’utero in affitto fosse soltanto un “capriccio” sporadico di qualche vip. A far accendere i riflettori sulla maternità surrogata, nei mesi scorsi, è stato il dibattito sulla legge Cirinnà, che regolamenta le unioni civili. “È così che ci si è resi conto di quanto questa realtà fosse vicina”, ha commentato la deputata azzurra.
Secondo la quale “si vuole addomesticare l’opinione pubblica, scendendo a compromessi sui valori con la scusa di difendere i diritti”. Compromessi cui è sottoposta, denuncia la Rizzotti, Bruxelles. L’onorevole di Forza Italia ha ricordato la proposta dell’eurodeputata democratica olandese Sophia in’t Veld, finalizzata a sanzionare quei Paesi riluttanti al riconoscimento dei cosiddetti “nuovi diritti”: matrimonio gay, ideologia gender nonché maternità surrogata.
Quest’ultima, già oggi in Italia, viene di fatto consentita dalle sentenze della magistratura, ha sottolineato la Rizzotti. È quasi una consuetudine, ormai, che coppie che hanno ottenuto un bambino con la maternità surrogata all’estero, una volta tornate in patria ricevano l’autorizzazione a tenerlo dopo esser passate nelle aule dei Tribunali.
La questione è stata ripresa da Laura Bianconi, deputata dal 2001 e dunque presente in Parlamento quando fu varata la legge 40 del 2004, che vieta l’utero in affitto. “Mai ci saremmo aspettati che ciò che avevamo volutamente tenuto fuori dalla porta – afferma -, potesse rientrare dalla finestra attraverso le interpretazioni dei giudici”.
“I cavilli giuridici – ha riflettuto la Bianconi – sono stati più forti della volontà del legislatore italiano”. Ora, dunque, occorre “ripensare quelle norme che credevamo fossero un argine perché tornino a essere insormontabili”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Mattesini, la quale ha spiegato – evocando di nuovo il dibattito sul Fertility Day – che è necessario intervenire sulla legge 40 ma è altrettanto importante condurre “una ricerca sull’infertilità di coppia”, per neutralizzare alla radice una delle cause del dilagare del ricorso alla maternità surrogata.
Contestualmente, secondo la deputata Pd, bisogna rendere “meno farraginosa” la legge sulle adozioni. “Non è possibile – la sua riflessione – che una coppia debba aspettare anni prima di poter adottare un figlio”. I dati, in effetti, evidenziano come riesca ad adottare soltanto una coppia italiana su dieci che ne fanno richiesta.
La Mattesini ha ammesso inoltre di “non avere un’opinione precisa” su alcuni aspetti che attengono alla maternità surrogata. Se la sua condanna è netta nei confronti di questa pratica quando è a scopo di lucro, la parlamentare appare molto più tollerante verso chi decide di mettere a disposizione gratuitamente il proprio utero.
Il “mito” dell’utero in affitto altruistico è stato tuttavia infranto, nel suo intervento, da Monica Ricci Sergentini, giornalista del Corriere della Sera che ha svolto un’inchiesta sul tema. Così ha potuto verificare come anche in Canada o in Gran Bretagna, dove è consentita la maternità surrogata a patto che sia gratuita, avvengano passaggi di denaro.
La Ricci Sargentini a giugno si è infiltrata in un incontro (illegale) a Roma in cui il californiano Mario Caballero, direttore di un’agenzia di maternità surrogata, ha incontrato coppie italiane che desiderano affittare un utero. “Questo signore – ha raccontato la giornalista – ha spiegato che quotidianamente le madri surrogate vengono assistite da uno psicologo che le ricorda che la loro gravidanza è un business”.
In ultimo la Ricci Sargentini ha denunciato “l’ipocrisia di alcuni settori della sinistra” che giustificano tale pratica adducendo l’autodeterminazione della donna, la quale in questo caso – ha rilevato – “è invece totalmente assente, perché la donna diventa un contenitore” e non ha “il diritto di tenere il bambino”, anche se dovesse svilupparsi questo desiderio in lei durante la gravidanza.
Intervento finale di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, giornale che per primo ha puntato i riflettori su questa turpe pratica. Il suo auspicio è che il fronte trasversale possa tradursi presto in iniziative legislative finalmente efficaci contro l’utero in affitto.

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Federico Cenci

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