Doveva chiamarsi "l'amico della verità"

L’Osservatore Romano eroico contro i totalitarismi

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 18 gennaio 2012 (ZENIT.org).- Doveva chiamarsi “l’Amico della verità”. Si è opposto al nazismo ed al comunismo. In difesa del Papa e dei poveri ha sfidato i dittatori di ogni parte del mondo. Il suo motto recita “Non praevalebunt”. Papa Paolo VI lo indicò come “una luce alimentata dalla sede di Pietro”. Ha appena festeggiato 150 anni, e Benedetto XVI ha parlato di “una lunga e grande storia”.

Stiamo parlando de “L’Osservatore Romano”, comunemente conosciuto a Roma come “il giornale del Papa”. Nato in tempi difficili nel 1861, quando sembrava che la Santa Sede dovesse essere spazzata via è cresciuto enormemente ed oggi esce con edizioni in otto lingue tra cui anche la versione in malayalam pubblicata in India.

In Brasile c’è una strada dedicata a “L’Osservatore Romano” nel quartiere Jardim Carlos Lourenco di Campinas nello stato di Sao Paulo.

Fu fondato dall’avvocato Nicola Zanchini insieme al giornalista Giuseppe Bastia dopo che il Pontefice Pio IX aveva dato parere favorevole alla pubblicazione.

Nell’atto di fondazione è scritto che il fine de “L’Osservatore Romano” è quello di “smascherare e confutare le calunnie che si scagliano contro il Pontificato romano”, di “ricordare i principi della religione cattolica e quelli della giustizia e del diritto, come basi d’ogni ordinario vivere civile” e di “eccitare e promuovere la venerazione del Sovrano Pontefice”.

A proposito della nascente nazione italiana e delle scienze, “L’Osservatore Romano” si propose “d’istruire dei doveri che si hanno verso la Patria” e di “raccogliere ed illustrare quanto per arti, lettere e scienze meriti di essere segnalato al pubblico, e specialmente le invenzioni ed applicazioni relative”.

Nel corso della sua storia gloriosa “L’Osservatore Romano” si è distinto per l’opposizione ad ogni forma di totalitarismo ed alla difesa della libertà e della dignità delle persone.

Negli anni Trenta quando in Italia vigeva la dittatura fascista, in un libro di memorie Francis Charles-Roux, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, ha raccontato che “L’Osservatore Romano” è “l’unico giornale in lingua italiana che non obbedisce alle disposizioni governative e del partito fascista”.

“La sua indipendenza nei confronti del governo – ha aggiunto il diplomatico francese – aveva fatto crescere la sua tiratura a un numero ben diverso dal solito”. In quel periodo il giornale del Papa vendeva circa 60.000 copie con punte da 100.000. Un numero enorme per l’epoca.

La diffusione dell’Osservatore Romano fece infuriare le milizie fasciste, al punto che alcuni compratori vennero malmenati, pacchi interi del giornale sequestrati e bruciati.

A questo proposito, all’Assemblea costituente il 20 marzo del 1947, il noto giornalista, giurista, scrittore e politico italiano Piero Calamandrei sostenne che “negli anni della maggiore oppressione, ci siamo accorti che l’unico giornale nel quale si poteva ancora trovar qualche accenno di libertà, della nostra libertà, della libertà comune a tutti gli uomini liberi era l’Osservatore Romano”

“E quando sono cominciate le persecuzioni razziali – aggiunse Calamadrei – la Chiesa si è schierata contro i persecutori e in difesa degli oppressi; perchè quando i tedeschi ricercavano i nostri figliuoli per torturarli e fucilarli, essi, qualunque fosse il loto partito, hanno trovato rifugio nelle canoniche e nei conventi; perchè si sono trovati preti disposti a offrirsi come ostaggio per salvare la popolazione di un Comune e riscattare col loro sacrificio la vita di tutti”

Tra le migliaia azioni di eroismo compiute dai cattolici, emerge quella dell’allora direttore dell’Osservatore Romano Giuseppe Dalla Torre il quale per dare seguito alle indicazioni del servo di Dio Pio XII, il 29 ottobre del 1943 prese in cura e mandò al Seminario Lombardo di Roma gli ebrei Giovanni Astrologo, con il padre e quattro zii.

Erano perseguitati e ricercati dai nazisti. Dalla Torre li affidò a monsignor Francesco Bertoglio Rettore del seminario che il 29 giugno del 2010 è stato riconosciuto dallo Yad Vashem come “Giusto tra le Nazioni”.

Il 24 settembre del 1936 intervenendo al secondo congresso internazionale dei giornalisti cattolici il cardinale Eugenio Pacelli, disse che “L’Osservatore Romano”: “Da quindici lustri è l’austero araldo della voce e delle sentenze di Pietro e il campione di suoi più sacri diritti”.

E quando Pacelli divenne Papa Pio XII lo descrisse come “fedele e caro”.

Secondo il beato Pontefice Giovanni XXIII l’Osservatore Romano è “l’araldo quotidiano, lo strumento, la voce più sicura per il quale il pensiero del Papa viene trasmesso ordinariamente e garantito della sua autenticità, da Roma, sino alle parti estreme del mondo”.

Nell’introduzione al fascicolo pubblicato in occasione del centocinquantesimo anniversario Benedetto XVI ha spiegato che l’Osservatore Romano sa esprimere “la cordiale amicizia della Santa Sede per l’umanità nel nostro tempo, in difesa della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio e redenta da Cristo”.

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Per ogni approfondimento si consiglia la lettura dello speciale fascicolo titolato “L’Osservatore Romano – 150 anni”. Che può essere richiesto per via telefonica al numero di telefono 06 69899470 o all’indirizzo e mail diffusione@ossrom.va

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ZENIT Staff

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