Calice / Pixabay CC0 - Robert Cheaib, Public Domain

Di che materiale dovrebbero essere i calici

Da evitare l’uso di materiali scadenti, frangibili o alterabili

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Nella sua consueta rubrica settimanale, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde alla domanda di un lettore statunitense.
Alcuni anni fa il Vaticano ha emesso una direttiva relativa ai materiali più appropriati per realizzare i calici. In breve, il metallo è stato affermato e i materiali fragili (come cristallo e ceramica) sono vietati. Tuttavia, nella maggior parte delle parrocchie che ho visitato i ministri straordinari eucaristici utilizzano calici di vetro o di ceramica durante la distribuzione del Preziosissimo Sangue, mentre il sacerdote utilizza un calice di metallo. Questo mi sembra contraddittorio, o quanto meno incoerente. Alcuni sacerdoti con cui ho parlato sperano che questa regola venga resa più flessibile o cambiata. Uno di loro si lamentava del costo di un calice di cristallo che un tempo preferiva usare, ma che ora non può più. E il Nostro Signore con tutta probabilità ha usato una coppa di ceramica nell’Ultima Cena, quindi sembra strano che il tipo di coppa che Egli ha usato e ritenuto degno, la Chiesa ora non lo ritenga tale. E’ in corso qualche discussione circa la modifica di questa norma? — M.P., Indianapolis, Indiana (USA)
Abbiamo risposto a una domanda simile nel nostro primissimo articolo, nel 2003. A quel tempo, nonostante avessi risposto che i calici di vetro e di ceramica non dovrebbero essere utilizzati a causa della loro frangibilità, osservavo che la legge al momento non era del tutto chiara.
Questo problema è stato risolto più tardi dall’istruzione “Redemptionis Sacramentum” del 2005, che ha confermato il complessivo giudizio negativo:
“[117.] I vasi sacri destinati ad accogliere il Corpo e il Sangue del Signore, siano rigorosamente foggiati a norma di tradizione e dei libri liturgici. È data facoltà alle Conferenze dei Vescovi di stabilire, con la conferma della Santa Sede, se sia opportuno che i vasi sacri siano fabbricati anche con altri materiali solidi. Tuttavia, si richiede strettamente che tali materiali siano davvero nobili secondo il comune giudizio di ciascuna regione, di modo che con il loro uso si renda onore al Signore e si eviti completamente il rischio di sminuire agli occhi dei fedeli la dottrina della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche. È pertanto riprovevole qualunque uso, per il quale ci si serva nella celebrazione della Messa di vasi comuni o piuttosto scadenti quanto alla qualità o privi di qualsiasi valore artistico, ovvero di semplici cestini o altri vasi in vetro, argilla, creta o altro materiale facilmente frangibile. Ciò vale anche per i metalli e altri materiali facili ad alterarsi.”
In questo caso la parola “riprovevole” significa che le abitudini contrarie non possono ottenere forza di legge anche se la pratica è di lunga data. Alcune conferenze episcopali hanno approfondito la facoltà offerta dai libri liturgici circa il materiale degli utensili sacri più nei dettagli.
Così riporta dell’Ordinamento Generale del Messale Romano:
“327. Tra le cose richieste per la celebrazione della Messa, sono degni di particolare rispetto i vasi sacri; tra questi, specialmente il calice e la patena, nei quali vengono offerti, consacrati e consumati il pane e il vino.
“328. I vasi sacri siano di metallo nobile. Se sono costruiti con metallo ossidabile o meno nobile dell’oro, vengano dorati almeno all’interno.
“329. A giudizio della Conferenza Episcopale, con atti riconosciuti dalla Sede Apostolica, i vasi sacri possono essere fatti anche con altre materie solide e nobili, secondo la comune valutazione di ogni regione, per es. ebano o altri legni più duri, purché siano materie adatte all’uso sacro. In questo caso siano da preferire sempre materie che non si spezzino o si rovinino facilmente. Questo vale per tutti i vasi che sono destinati a custodire le ostie, come la patena, la pisside, la teca, l’ostensorio e altri vasi analoghi.
“330. I calici e gli altri vasi destinati a contenere il Sangue del Signore, abbiano la coppa fatta di una materia che non assorba i liquidi. La base del calice può essere fatta con materie diverse, solide e decorose.
“331. Per la consacrazione delle ostie, si può convenientemente usare un’unica patena più grande, nella quale si pone il pane sia per il sacerdote e il diacono, sia per gli altri ministri e i fedeli.
“332. Per quanto riguarda la forma dei vasi sacri, è compito dell’artista confezionarli nel modo più conveniente, secondo gli usi delle singole regioni, purché siano adatti all’uso liturgico cui sono destinati, e si distinguano chiaramente da quelli destinati all’uso quotidiano.
“333. Per la benedizione dei vasi sacri, si osservino i riti prescritti nei libri liturgici.
“334. Si conservi la tradizione di costruire in sagrestia il sacrario per versarvi l’acqua per l’abluzione dei vasi sacri e della biancheria (Cf. n. 280).”
Questa è la legge nella sua forma attuale. C’è stato un recente dibattito riguarda l’opportunità dell’uso di nuove tecniche che producano bicchieri e ceramiche resistenti agli urti, addirittura più resistenti, di metalli e legni duri. Se queste tecniche verranno confermate, penso che la questione potrebbe essere riaperta. I divieti riguardanti il vetro e la ceramica si riferiscono infatti soprattutto al fatto che tali utensili sono delicati, molto frangibili, si rompono quando cadono a terra e praticamente impossibili da riparare.
La domanda non si riferisce alla loro dignità intrinseca, in quanto un vetro artistico e la ceramica possono essere tenuti in grande stima ed essere veramente preziosi. Èd è altrettanto vero che utensili sacri in vetro sono stati utilizzati in passato.
Tuttavia, non sono d’accordo che le comunità utilizzano utensili non approvati per i ministri straordinari della Santa Comunione. Gli utensili devono contenere infatti il Signore e dovrebbero quindi essere tutti degni di lui, non importa quale sia il ministro che amministri il sacramento.
Nessuno sa per certo quale coppa Cristo ha usato per l’Ultima Cena. È altamente improbabile che fu realizzata in un materiale prezioso, ma questo non è il punto. I riti della Chiesa si evolvono. L’istituzione originale dell’Eucaristia dà gli elementi fondamentali, ma questi si sono naturalmente impreziositi nel tempo e trasformatisi in riti in cui i cristiani desiderano dare il loro meglio per adorare Dio.
È emblematico forse che nell’anno 303, all’inizio della persecuzione definitiva dei cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano, una delegazione di funzionari romani visitò la chiesa di Cirta in Numidia (l’attuale Costantine in Algeria) e richiede i libri e le altre proprietà della chiesa. Ecco l’inventario:
“Due calici d’oro, sei calici d’argento, sei urne d’argento, una pentola d’argento, sette lampade d’argento, due porta-ostie, sette piccoli candelabri in bronzo con lumi, undici lampade in bronzo con le loro catene, 82 tuniche da donna, 38 mantelli, 16 tuniche da uomo, 13 paia di scarpe da uomo, 47 paia di scarpe da donna e 19 fermagli di contadini. A seguito di un’ispezione più approfondita, appaiono un’altra lampada d’argento e una scatola d’argento, e anche quattro grandi vasi e sei botti dalla sala da pranzo, così come un grosso codice.”
Se questa chiesa, relativamente sconosciuta e durante un periodo di persecuzione, possedeva e utilizzava questi utensili per una celebrazione clandestina, non dovrebbe sorprendere che la Chiesa cerchi anche oggi di offrire a Cristo il meglio, ora che siamo in tempi più recenti e liberi.
[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]
***
I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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Fr. Edward McNamara

Padre Edward McNamara, L.C., è professore di Teologia e direttore spirituale

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