Come una pietra focaia

Nella quinta predica di Quaresima, padre Raniero Cantalamessa richiama la figura di San Gregorio Magno per spiegare la forza divina che si sprigiona dalla Bibbia

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La Bibbia è un libro straordinario, uno scrigno di sapienza e di profondità umana insuperata: nulla di più che un’opera cui approcciarsi come ad uno dei massimi scritti dell’antichità da cui trarre grandi insegnamenti o consolanti spunti di meditazione? Padre Raniero Cantalamessa pone al centro della sua quinta predica quaresimale la figura di un grande Padre della Chiesa, quella di San Gregorio Magno, pontefice e vescovo di Roma dal 590 al 604 d.C. Egli riesce ancora a guidarci “all’intelligenza sacra delle Scritture”, al modo in cui avvicinarsi, con una nuova disposizione del cuore e della mente ad una parola che non è umana.

Infatti, così come l’esperienza portò la Chiesa ad affermare la divinità di Gesù e dello Spirito Santo prima nel Concilio di Nicea e poi in quello di Costantinopoli, è la stessa esperienza che porta da sempre ad affermare il valore trascendente della Scrittura in quanto parola di Dio: l’esperienza è la prova più convincente della sua validità perché, anche oggi, “in essa  sperimentiamo la presenza dello Spirito Santo, Cristo ci parla ancora, il suo effetto su di noi è diverso da quello di ogni altra parola” pronunciata, dunque non può trattarsi di semplice parola umana, ricorda padre Cantalamessa.

Ma come disporre l’animo in quella “verginità di ascolto” che permette di “sperimentare la forza divina che si sprigiona dalla Bibbia? In questo può venirci in aiuto l’esempio di San Gregorio, il quale oltre che pontefice fu anche uno dei massimi esponenti tra i padri latini che teorizzarono la dottrina medievale dei quattro sensi: secondo questa dottrina ogni testo e ogni fatto biblico possono essere compresi attraverso quattro livelli di lettura: il livello letterale, che corrisponde al testo stesso, alla ‘buccia’ delle parole, il livello allegorico, che corrisponde al rapporto che si instaura tra il testo e la fede in Cristo; il livello morale, in riferimento all’agire umano; il livello anagogico o escatologico, che pone in relazione il testo con la salvezza che ci attende dopo la fine dei tempi.

Al di là di questa dottrina, inserita in un universo spirituale che non appartiene alla nostra contemporaneità, perché abbiamo ancora bisogno di San Gregorio e dei padri della Chiesa per leggere la Bibbia? “Che cosa resta di valido della loro lettura?”.

“Resta che essa è da cima a fondo e in ogni suo punto una parola di fede: partiva dalla fede e conduceva alla fede”, afferma padre Cantalamessa. Oggi dunque possiamo ridurre tutte categorie connesse  ai quattro livelli di lettura in un’unica distinzione: quella tra “una lettura di fede” e “una lettura priva di fede”. E non si tratta della classica e autogiustificante distinzione tra credenti e non credenti, ma di quella tra credenti che leggono e basta, e credenti che leggono e si fanno leggere: esiste “una lettura personale e una lettura impersonale della parola di Dio”. Non a caso i Padri si accostavano ad essa “con la domanda costante ‘cosa dice ora e qui, alla Chiesa e a me personalmente?”

La scrittura è ispirata da Dio, viene detto comunemente traducendo il termine theopneustos: ma questa espressione verbale possiede due significati, non solo passivo, ma anche attivo: “la parola è theopneustos non solo perché è ispirata da Dio, ma anche perché è ispirante Dio, perché spira Dio!” la Scrittura non contiene solo una parola emanata e immobile, ma “contiene anche il cuore di Dio e la sua vivente volontà che ti indica ciò che vuole da te in un certo momento, e forse solo da te”, sottolinea padre Cantalamessa riportando uno splendido passo delle Omelie su Ezechiele di Gregorio Magno: “A che cosa si può paragonare la parola della Sacra Scrittura se non a una pietra focaia, in cui cioè è nascosto il fuoco? Essa è fredda se si tiene solo in mano, ma percossa dal ferro, sprigiona scintille ed emette fuoco”.

Per questo, di fronte alla Scrittura, non è importante cercare di capire i “punti oscuri, ma mettere in pratica quelli chiari”: come diceva San Gregorio, “la Scrittura si capisce facendola”.

Per leggere il testo integrale della predica di padre Raniero Cantalamessa, cliccare su:

http://www.zenit.org/it/articles/la-grazia-di-poter-vedere-ogni-cosa-con-gli-occhi-di-dio

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Maria Gabriella Filippi

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