È la sofferenza la cartina di tornasole del tema della XXXVII edizione del Meeting dell’Amicizia tra i Popoli: Tu sei un bene per me. Così almeno è quanto è emerso dalla consueta relazione di metà Meeting, dedicata proprio al tema dell’anno, affidata stavolta allo scrittore Luca Doninelli.
Autentico veterano della manifestazione riminese, in cui ha tenuto ben 49 conferenze ed interventi, Doninelli è stato introdotto dalla presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, che ne ha ricordato una delle opere più significative, Le cose semplici, in cui la protagonista Chantal desidera fortemente il riscatto ad una situazione disperata e vi riesce.
È proprio negli abissi della condizione umana che possiamo proclamare: Tu sei un bene per me. A tal proposito, Doninelli ha esordito esemplificando con il dolore di Maria per suo Figlio crocefisso, un dolore sorprendentemente umano, che si intreccia con il divino fattosi storia: “Cosa poteva significare per Maria, tu sei un bene per me? Questo è l’abisso che si apre per chi voglia affrontare questo tema senza retorica: un abisso in cui è facile cadere se una grazia inimmaginabile, non fosse caduta, se io stesso non avessi fatto e non facessi l’esperienza di qualcuno che mi dice qui e adesso: tu sei un bene per me”.
Lo scrittore cita anche David Foster Wallace, secondo il quale sarebbe necessario “trattare se stessi come tratteremmo un buon amico, un amico prezioso. O un bambino che amiamo più della vista stessa”.
Se si procede tenacemente lungo questa direttrice, si coglie subito un primo vulnus, individuato da Doninelli nella miopia dell’Occidente dinnanzi alle tragedie che oggi attraversano il mondo. Dal momento in cui “l’uomo inteso come singola persona conta sempre meno” ed è più facile imboccare la scorciatoia dell’egoismo/edonismo, allora, per salvarci veramente, è opportuno correggere il nostro “sguardo sull’uomo”.
Inoltre, nel contesto attuale, l’altro è visto come un ‘ingombro’, come “qualcosa di cui sono costretto mio malgrado a tenere conto”, in una visione assai riduzionista dell’umano.
Invece, “l’altro è un regalo che non ho scelto io, la realtà obbedisce a un progetto non fatto da me”. Raccontando di un intervento chirurgico che temporaneamente ha costretto sua moglie in sedia a rotelle, Doninelli ha espresso la metafora degli ostacoli – microscopici e, fino a poco prima, inimmaginabili – che si possono affrontare spingendo la carrozzella sul pavimento di casa o sul marciapiede.
C’è quindi un “dislivello” nell’accoglienza dell’altro, che però “ci riempie di stupore quando qualcuno ci accoglie così, abbracciandoci come siamo. Tu sei un bene per me è la traduzione di un abbraccio”, ha commentato lo scrittore.
Nel frattempo, però, bisogna fare i conti con il “nemico”, ovvero colui che “può anche volermi morto senza che io sappia il perché”, con quella realtà che “si ostina ad essere incompatibile con le mie idee”.
Ecco dunque una possibile ermeneutica del precetto evangelico dell’amare i propri nemici, ovvero amare la propria vita anche al cospetto di chi vuole togliertela. Dei nemici bisogna “amare ciò che in loro è vita” e, al tempo stesso, dobbiamo difendere quanto di più bello abbiamo ricevuto da quella parte di noi stessi che non comprende e si oppone.
Se da un lato, ‘innovazioni’ come la fecondazione eterologa o l’utero in affitto sono il sintomo di quanto l’uomo oggi “sia considerato come un mezzo”, chi nasce con questi metodi e chi li utilizza rimane sempre in corsa per la salvezza e il riscatto.
Serve dunque il recupero dell’idea “che un uomo vale per il fatto di essere uomo – ha commentato Doninelli -. Abbiamo impiegato millenni per costruire una forma di vita buona e buona per tutti. Potranno portarcela via ma perché questo non accada dovremo averla ancora con noi, non averla già buttata via”.
Il messaggio conclusivo, lanciato dallo scrittore è dunque: “a chiunque venga al nostro posto dovremo poter dire: chi ci ha preceduto ha lavorato secoli per dirci che la vita è un dono. Anche se adesso mi uccidi, non dimenticare che tutto è gratis, ognuno di noi è un dono, per questo tu sei un bene per me”.
Anche se trattato come un mezzo, l’uomo rimarrà sempre un dono
Lo scrittore Luca Doninelli illustra il tema del Meeting di Rimini di quest’anno: chiunque è un bene per l’altro, anche se lo vediamo come un ostacolo o un nemico