Adorazione eucaristica notturna in memoria del Beato Pier Giorgio Frassati

ROMA, giovedì 8 aprile 2004 (ZENIT.org).- Nella notte tra il 5 e il 6 aprile scorso, dai quattro angoli del mondo, gli amici di Piergiorgio Frassati hanno insieme congiunto le mani, stringendosi in adorazione notturna, per celebrare il 103.mo anniversario della sua nascita.

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“Per festeggiarlo – si legge in una nota inviata a ZENIT dall’ ”Associazione Pier Giorgio Frassati” – come ormai da alcuni anni, l’associazione che porta il suo nome ha organizzato un momento di preghiera guidata dalle parole e dall’esempio di Piergiorgio, condivisa con 101 gruppi di preghiera disseminati in parrocchie, cattedrali, scuole e università di vari continenti”.

Giunta alla sua terza edizione anche “quest’anno, continuando a rendere onore a quel ‘patto che non conosce confini terreni né temporali, l’unione della preghiera’, così come amava definire Pier Giorgio quel vincolo sacro che lo univa ai suoi amici, è stata proposta ed offerta una adorazione eucaristica notturna”, tenutasi nel Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo a Roma.

Il tema ispiratore dal titolo “Vogliamo vedere Gesù”, tratto dalla recente Giornata Mondiale della Gioventù, è stato scelto “in particolare per intercedere per le anime dei giovani in purgatorio e per offrirle come regalo di compleanno a Pier Giorgio, nel loro lento ma ‘fiducioso’ avvicinamento a Dio”, poichè Pier Giorgio “nella sua opera di carità si sentiva responsabile di quel grande dono che Gesù ha fatto agli uomini, quello di salvare le anime del purgatorio”.

E’ per tale ragione che è stata proposta questa adorazione eucaristica, perché coloro che sono morti giovani come Pier Giorgio, scomparso all’età di 24 anni per colpa di una poliomielite fulminante, ma senza essersi preparati come lui – ogni giorno mi preparerò come se dovessi morire quel giorno – possano al più presto godere della presenza di Gesù.

Su di lui si è scritto molto, e lo stesso Giovanni Paolo II nella visita compiuta, a Pollone il 16 luglio del 1989, presso la tomba del Beato di origine torinese, aveva affermato: “Anch’io nella mia giovinezza, ho sentito il benefico influsso del suo esempio e, da studente, sono rimasto impressionato dalla forza della sua testimonianza cristiana”.

“L’uomo delle otto beatitudini, che reca con sé la grazia del Vangelo, della Buona Novella, la gioia della salvezza offertaci da Cristo”, lo aveva definito ancora il Santo Padre che nel giovane riconosceva quel forte desiderio di incontro con Gesù nell’Eucaristia.

“Così come vedeva Gesù nel povero – continua la nota – , nello sfrattato, nel malato, tali da diventare i suoi Re. Sovrani di cui Pier Giorgio si era reso umile e gioioso servitore, felice di trovarsi dalla parte del Bene e di compierlo”. Poichè “Intorno all’infermo, al miserabile, intorno al disgraziato io vedo una luce particolare, una luce che non abbiamo noi”, era solito dire.

“Egli è stato un giovane ‘moderno’, aperto ai problemi della cultura dello sport, alle questioni sociali, ai valori veri della vita, ed insieme un uomo profondamente credente, nutrito del messaggio evangelico”, aveva detto il Papa nell’omelia di inaugurazione del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo il 13 marzo 1983 additandolo “come stimolo a tendere verso alti ideali” e “figura di un giovane vissuto nella nostra epoca”.

“Gesù mi fa visita ogni mattina nella comunione e io lo ricambio nel misero modo che posso visitando i poveri”, affermava Pier Giorgio beatificato il 20 maggio 1990, e che all’amica infermiera che scherzosamente gli chiedeva una ricompensa per avergli medicato il dito, ferito per aiutare una compagna a salire in montagna diceva: “Facciamo così il primo di noi che arriverà in Paradiso aiuterà l’altro a salire”.

“E’ una promessa che da quella montagna risuona in tutto il mondo e da quell’istante si allarga all’eternità”, conclude infine il testo guida utilizzato in occasione dell’adorazione eucaristica.

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ZENIT Staff

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