Non si placano le polemiche contro il cardinale Philippe Barbarin, travolto da uno scandalo di abusi e pedofilia avvenuto sul finire degli anni ‘90 nell’arcidiocesi di Lione che – a detta di alcune vittime e di loro familiari – il porporato avrebbe insabbiato e sottaciuto.
Dopo l’apertura di una inchiesta preliminare da parte della Procura della Repubblica, è stata depositata una denuncia contro l’arcivescovo per “messa in pericolo della vita altrui e provocazione al suicidio”. Un fatto che ha messo con le spalle al muro Barbarin – da sempre molto stimato tra i vescovi e i fedeli d’Oltralpe, come pure a Roma – che ha espresso tutto il suo “dolore” nel vedersi accusato in maniera così “ingiustificata”.
Al ‘cardinale in bicicletta’ (com’era soprannominato ai tempi del Conclave 2013), in questi giorni impegnato a Lourdes per la plenaria dei vescovi di Francia, viene imputato in particolare di non aver agito contro padre Bernard Preynat, 71 anni, predatore di bambini tra gli 8 e i 12 anni che frequentavano la sua parrocchia tra il 1990 e il 1993. Il religioso, nonostante insistenti voci e accuse sulla sua condotta fu sospeso solo nel 2015, dopo che l’arcivescovo aveva ottenuto nel 2009 “la testimonianza diretta di una vittima” che gli comunicava la sua intenzione di presentare denuncia.
“Denuncia che sarà depositata e archiviata senza azioni da parte della giustizia”, come afferma un comunicato diffuso dall’arcidiocesi francese nei giorni scorsi. Nel medesimo testo il porporato manifesta la sua “tristezza e costernazione” insieme ad una “profonda incomprensione” di quanto stia accadendo. “Esprimendo ancora un volta alle vittime tutto il suo più profondo sostegno, disponibilità e compassione”, chiede pertanto che “siano rispettati i suoi diritti, il suo onore e la presunzione d’innocenza”.
Intanto le vittime – riunite tutte nell’associazione La Parole Libérée – hanno chiesto le dimissioni del cardinale e, forse ispirate ai sopravvissuti della diocesi australiana di Ballarat, hanno inviato una lettera al Papa in cui domandano di essere ricevuti in Vaticano per un’udienza privata.
Sulla missiva è intervenuto ieri padre Federico Lombardi che ha smorzato i toni osservando che “di solito un’udienza privata del Papa non viene chiesta tramite una pubblicazione ovviamente mirata ad esercitare una forte pressione mediatica”. “I non pochi incontri dei Papi con vittime di abusi – ha spiegato il gesuita – sono finora avvenuti in contesti in cui è stato attentamente garantito il necessario clima di ascolto e di dialogo spirituale affinché possano dare tutti i loro frutti”.
Commentando l’intera vicenda, il portavoce vaticano ha sottolineato che “è chiaro che ogni abuso nei confronti di minori è un grave crimine e le sue conseguenze per le vittime non possono essere sottovalutate nella loro profondità e durata”. E “su ciò da diversi anni la Chiesa, in Francia e a livello universale, ha sviluppato un doveroso innegabile impegno di consapevolezza e responsabilità sempre maggiore, che va continuamente rinnovato”.
Sulla vicenda Barbarin in particolare, secondo Lombardi, “è opportuno attendere gli esiti” del procedimento di indagine da parte delle autorità francesi. In ogni caso, ha aggiunto, “qualunque siano tali esiti, è lecito manifestare rispetto e stima per il card. Barbarin e per il suo senso di responsabilità: ciò non può essere considerato offensivo nei confronti di nessuno”.
Sulla stessa scia, il succitato comunicato dell’arcidiocesi di Lione sottolinea: “Pur comprendendo il dolore di ogni persona vittima di atti tanto più inammissibili in quanto commessi da un sacerdote, il cardinale non può non manifestare la sua profonda incomprensione di fronte a questa denuncia”, soprattutto perché “in nessun caso lui ha messo in pericolo la vita di altri né incoraggiato qualcuno a suicidarsi”.
Ribadendo ancora una volta la disponibilità a “cooperare in tutta trasparenza con la giustizia”, il porporato “chiede solennemente che si lasci la giustizia indagare con serenità” e che si stabilisca la verità nell’“interesse di coloro che hanno presentato denuncia come quello delle persone che sono state denunciate”. Partendo per Lourdes, domanda quindi ai fedeli di pregare per tutte le vittime, “perché la verità sia accertata e torni la pace”.
Proprio a Lourdes la vicenda ha avuto una vasta eco attraverso mons. Georges Pontier, presidente della Conferenza Episcopale francese e arcivescovo di Marsiglia, il quale, aprendo i lavori dell’assise, ha ribadito “a nome di tutti” che “i vescovi francesi sono mossi da una unica volontà: fare luce sulla verità per le vittime. È questa la priorità che deve guidare tutte le nostre azioni”.
“Il cardinale Barbarin – ha detto Pontier – ha espresso chiaramente il suo impegno e quello della diocesi a lavorare lealmente con la giustizia. Tengo ad assicurargli le nostre preghiere e la nostra amicizia”. L’arcivescovo di Marsiglia ha poi ricordato che “la dolorosa questione” dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti della pedofilia è stata al centro di un importante lavoro svolto nelle due scorse assemblee, sempre a Lourdes.
“Casi sparsi, recenti o più antichi, appaiono ancora ogni anno nelle nostre diocesi”, ha aggiunto, “il nostro impegno è chiaro e condiviso da tutti: privilegiare l’accoglienza delle vittime e delle loro famiglie; invitarli a denunciare; avviare le procedure canoniche contro gli autori di questi atti e lavorare in tutta lealtà con la giustizia del nostro Paese”.
Secondo il numero uno dei vescovi francesi, “le regole, le buone pratiche e le misure di prevenzione e di educazione che abbiamo messo in atto, sono inequivocabili”. Da non dimenticare pure che la Conferenza Episcopale transalpina ha istituito una “cellula di sorveglianza sulla pedofilia” attiva nel rispondere a eventuali nuovi casi di abusi e ad “aiutare i vescovi che lo richiedono, per accogliere e ascoltare le vittime”.
Di tutt’altro tono, invece, le dichiarazioni del premier francese Manuel Valls in una intervista all’emittente radio RMC, in cui si è detto “colpito e sconvolto” per le testimonianze delle vittime su “questi atti abominevoli”.
“Il cardinale Philippe Barbarin dovrebbe assumersi le proprie responsabilità”, ha detto il primo ministro. “Se questo dibattito riguardasse il preside di una scuola che cosa avremmo detto? Saremmo stati implacabili”; a maggior ragione “un uomo di chiesa, cardinale, Primate delle Gallie, che ha un’influenza morale, intellettuale, che esercita una responsabilità maggiore sulla nostra società, deve capire il dolore”.
“Il solo messaggio responsabile che posso far passare, senza prendere il suo posto, senza sostituirmi alla Chiesa di Francia, senza prendere il posto dei giudici” – ha concluso Valls – è che Barbarin deve “assumersi le proprie responsabilità, parlare e agire”.