di Antonio Gaspari
ROMA, sabato, 14 gennaio 2012 (ZENIT.org).- Ci sono libri di autori antichissimi come Aristotele, Platone, Sant’Agostino di cui non esiste l’originale. Eppure noi possiamo trovarli facilmente e leggerli.
Chi ha salvato, copiato e diffuso questi libri? Chi li ha trascritti, protetti e fatti leggere?
Nella biblioteca di Santa Scolastica a Subiaco si trovano le risposte a queste domande.
In una biblioteca austera che a prima vista sembra simile a mille altre, si trovano libri del VII-VIII secolo.
Libri unici, copiati con maestria, bellissimi e preziosissimi, come il ‘De Civitate Dei’ di Sant’Agostino vissuto tra il 354 ed il 430 o un estratto del secondo ‘libro dei Dialoghi’ di S. Gregorio Magno vissuto nel VI secolo, oppure il ‘de Trinitate’ del beato Alcuino da York, il più autorevole consigliere di Carlo Magno. Tutti testi scampati dagli incendi, dalle devastazioni e dai furti avvenuti nel corso dei secoli.
Andando a visitare il monastero di Santa Scolastica mi sono trovato di fronte ad un tesoro conosciuto da pochi. A portarmi sulle tracce della biblioteca è stato il benedettino don Maurizio, che mi aveva fatto da
guida nella vista del Sacro Speco.
Il monastero benedettino conosciuto come Sacro Speco è costruito intorno alla grotta dove San Benedetto si ritirò in meditazione e preghiera fino alla Pasqua dell’anno 500.
Il Sacro Speco è attaccato ad una parete rocciosa del monte Taleo e si erge a picco su una valle nel cui fondo scorre il fiume Aniene.
Nella valle di Subiaco, san Benedetto fondò una comunità di dodici piccoli monasteri, ognuno con un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale: un’esperienza durata quasi trent’anni che segna l’inizio del monachesimo occidentale
Dei dodici, quello di Santa Scolastica è ritenuto il più antico monastero benedettino al mondo, ed è l’unico sopravvissuto.
Il nucleo originario risale al VI secolo quando Benedetto ne guidò la costruzione e lo intitolò inizialmente a san Silvestro, il primo Papa non martire che aveva battezzato Costantino.
Ma che c’entra San Benedetto con le biblioteche ed i libri?
Il Santo nativo di Norcia, era colto e sapeva bene quanto era importante la cultura, per questo scrivendo la regola dell’Ordine monastico, impegnò i monaci a leggere ogni giorno e a costruire la biblioteca in ogni monastero.
Si presume che fossero molto pochi coloro che sapessero leggere e scrivere in quei tempi, così come era evidente che libri in circolazione ce ne fossero pochi.
Fu per rispondere agli impegni della Regola che i Benedettini cominciarono a praticare l’arte di copiare i libri e diffonderli nelle biblioteche che vennero costruite nelle comunità monastiche di tutta Europa.
Grazie allo scriptorium e alle biblioteche le abbazie benedettine divennero importanti centri culturali.
Con l’Epistola de Litteris colendis scritta forse da Alcuino di York, Carlo Magno esortò tutti i monaci a prendere parte al rinnovamento culturale dell’Impero e a conservare i testi antichi, in particolare quelle dei padri della Chiesa latina e i classici dell’antichità.
Al principio del IX secolo abbazie come quelle dell’isola di Reichenau, in Germania, possedevano un patrimonio librario tra i 400 e i 600 volumi.
Inoltre, proprio per insegnare a leggere e scrivere e conoscere la storia ed i classici, i monasteri divennero importanti centri per l’educazione dei giovani.
Con l’Admonitio generalis, nel 789 Carlo Magno ordinò a tutti i monasteri di istituire scuole e nel sinodo di Magonza dell’813 si raccomandò a tutti i cristiani di inviare i figli a studiare presso un monastero o un ecclesiastico.
Riporta Thomas E. Woods nel suo libro “Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale”, Cantagalli, Siena 2007, che “i monaci di San Benigno, a Digione, impartivano lezioni di medicina; il
monastero di San Gallo, in Svizzera, aveva una scuola di pittura e incisione, e in certi monasteri tedeschi si poteva assistere a lezioni di greco antico, ebraico e arabo”.
Subiaco era così nota per il suo patrimonio librario che nel 1464, gli stampatori tedeschi Corrado Scheynheym e Arnoldo Pannartz vennero proprio nel convento benedettino a impiantare la prima tipografia
italiana.
Negli anni 1464-1468 la Biblioteca si arricchichì dei primi libri stampati “in venerabili monasterio sublacensi”.
Ed è interessante notare che tra le prime opere stampate ci fu la ‘Piccola Grammatica Latina del Donato’; il ‘De Oratore di Cicerone’, tre opere del Lattanzio: ‘Divine institutiones’, ‘De ira Dei’ e ‘De opificio hominis’ tutti libri utilissimi per l’educazione dei giovani.
Attualmente la Biblioteca di Santa Scolastica può contare su circa 150.000 volumi. Con un archivio di 15.000 documenti cartacei e di 3.780 pergamene. Di questi 307 sono di Papi, 15 di Imperatori e Re. I codici sono 440 e gli incunaboli 213. Parte dell’Archivio Colonna, contiene la mappa della battaglia di Lepanto, 3500 pergamene, quasi 7000 manoscritti relativi all’amministrazione dei feudi dei Colonna nei Castelli Romani, nel Basso Lazio ed in altre regioni italiane, nonché di corrispondenza con politici, letterati e diplomatici avvenuta in epoca compresa tra il 1200 e la fine del 1800.
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Per visitare la biblioteca e un piccolo museo del libro annesso, l’orario è il seguente:
lunedì – venerdì: 8.30-18.30
sabato: 8.30-13.30
Per informazioni e richieste:
tel¨(039) 0774 85424
fax 039) 0774 810315
e-mail: bmn-sns@beniculturali.it
Indirizzo postale : Biblioteca Statale del Monumento Nazionale
Monastero di S. Scolastica, 00028 Subiaco (RM), Italia
pagina web: http://www.scolastica.librari.beniculturali.it