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Ucciso imam a New York. La condanna di cattolici ed ebrei

Alauddin Akonjee, 55 anni, e il suo assistente Thara Uddin, 64, originari del Bangladesh, sono stati freddati nel Queens. Arrestato un sospetto, movente da chiarire

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“Condanniamo l’omicidio nel modo più duro possibile. Quelli che spargono l’odio contro le religione devono essere fermati”. È quanto afferma mons. mons. Gervas Rozario, vescovo di Rajshahi e presidente della Commissione Episcopale Giustizia e pace del Bangladesh, condannando l’omicidio di un imam e del suo assistente, avvenuta a New York il 13 agosto.
Si tratta di Maulana Alauddin Akonjee, 55 anni, e Thara Uddin, 64, entrambi originari del Bangladesh, freddati a colpi di arma da fuoco nei pressi di Ozone Parks, nel Queens. La polizia – informa l’agenzia Asia News – ha arrestato un sospetto: Oscar Morel, 35enne di Brooklyn. Il movente è ancora da chiarire.
“Siamo molto scioccati e dispiaciuti per l’incidente, che condanniamo nel modo più duro possibile – continua mons. Rozario – e condanniamo allo stesso modo tutti coloro che diffondono l’odio e la discriminazione contro le altre religioni”. Anche il Ministero degli Esteri del Bangladesh ha espresso il suo cordoglio per l’omicidio, bollato come “un atto di codardia”.
Anche il Congresso ebraico mondiale ha espresso solidarietà per l’accaduto. Tramite il suo presidente, Ronald Lauder, ha espresso vicinanza alla comunità musulmana di New York. “Le persone di ogni fede devono essere libere di vivere senza timore di violenza e odio” dichiara Lauder, citato dall’agenzia Sir, appellandosi poi a tutta la società affinché garantisca che “le persone di tutte le fedi rimangano sicure e libere di vivere la propria vita come vogliono”.
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ZENIT Staff

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