Il Papa alla Caritas: "Siate prossimi agli immigrati e 'una carezza' per i poveri"

Francesco incontra i partecipanti al 38° Convegno della Caritas delle diocesi Italiane, svolto a Sacrofano il 18-21 aprile, sul tema: “Misericordiosi come il Padre”

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“Sensibilizzare le Chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi”. Era il 1972 e il Beato Paolo VI consegnava questo preciso mandato alla Caritas, durante il primo incontro nazionale di questo organismo che “volle fortemente”.

Un invito che si rinnova oggi, dopo oltre 40 anni, durante l’udienza di Papa Francesco con i partecipanti al 38° Convegno della Caritas delle diocesi Italiane, svoltosi a Sacrofano dal 18 al 21 aprile, sul tema: Misericordiosi come il Padre. 

Il Papa parte proprio dalle parole di Montini e dal carattere “pastorale ed educativo” che egli chiedeva alla Caritas, per ricordare che missione prioritaria dell’organismo è “l’impegno di un amore concreto verso ogni essere umano, con un’opzione preferenziale per i poveri”. Un amore che si esprime attraverso “gesti e segni”, che rappresentano “una modalità connaturata alla funzione pedagogica della Caritas a ogni livello”, come sottolineava Benedetto XVI.

Funzione che oggi diventa particolarmente ardua “di fronte alle sfide e alle contraddizioni del nostro tempo”. Tra queste, Bergoglio cita il fenomeno migratorio, che pur presentando “aspetti critici che vanno gestiti con politiche organiche e lungimiranti”, rimane “una ricchezza e una risorsa, sotto diversi punti di vista”.

Domandando impegno e prossimità a tutti gli immigrati, il Pontefice definisce “prezioso” il lavoro della Caritas “che, accanto all’approccio solidale, tende a privilegiare scelte che favoriscano sempre più l’integrazione tra popolazioni straniere e cittadini italiani, offrendo agli operatori di base strumenti culturali e professionali adeguati alla complessità del fenomeno e alle sue peculiarità”.

La Caritas ha infatti “il difficile, ma fondamentale compito” di fare in modo che “il servizio caritativo diventi impegno di ognuno di noi, cioè che l’intera comunità cristiana diventi soggetto di carità”. Per questo Francesco esorta ad essere “stimolo e anima perché la comunità tutta cresca nella carità e sappia trovare strade sempre nuove per farsi vicina ai più poveri, capace di leggere e affrontare le situazioni che opprimono milioni di fratelli, in Italia, in Europa, nel mondo”.

Particolarmente rilevante a tal proposito – osserva il Pontefice – è “il ruolo di promozione e formazione che la Caritas riveste nei confronti delle diverse espressioni del volontariato”. Ed essenziale è pure lo “stimolo” alle istituzioni civili per “un’adeguata legislazione, in favore del bene comune e a tutela delle fasce più deboli”. 

“Di fronte alle sfide globali – afferma il Papa – che seminano paura, iniquità, speculazioni finanziarie (anche sul cibo), degrado ambientale e guerre, è necessario, insieme al quotidiano lavoro sul territorio, portate avanti l’impegno per educare all’incontro rispettoso e fraterno tra culture e civiltà, e alla cura del creato, per una ‘ecologia integrale’”.

Non stancatevi, incoraggia il Pontefice, “di promuovere, con tenace e paziente perseveranza, comunità che abbiano la passione per il dialogo, per vivere i conflitti in modo evangelico, senza negarli ma facendone occasioni di crescita, di riconciliazione”. “Sia sempre vostro vanto – soggiunge – la volontà di risalire alle cause delle povertà, per cercare di rimuoverle: lo sforzo di prevenire l’emarginazione; di incidere sui meccanismi che generano ingiustizia; di operare contro ogni struttura di peccato”.

Un pensiero infine anche alla famiglia, “culla” della carità “autentica e credibile”. “La famiglia è costituzionalmente ‘Caritas’ perché Dio stesso l’ha fatta così”, dice Papa Francesco, “l’anima della famiglia e della sua missione è l’amore”, quell’amore misericordioso che “sa accompagnare, discernere e integrare le situazioni di fragilità”.

“Le risposte più complete a molti disagi – osserva il Pontefice – possono essere offerte proprio da quelle famiglie che, superando la tentazione della solidarietà ‘corta’ ed episodica, a volte pure necessaria, scelgono di collaborare fra loro e con tutti gli altri servizi solidali del territorio, offrendo le risorse della propria quotidiana disponibilità”. 

Alla luce di ciò, il Papa consegna quindi un vademecum per orientare la misericordia, che “nel mondo di oggi, complesso e interconnesso” deve essere “attenta e informata; concreta e competente, capace di analisi, ricerche, studi e riflessioni; personale, ma anche comunitaria; credibile in forza di una coerenza che è testimonianza evangelica, e, allo stesso tempo, organizzata e formata, per fornire servizi sempre più precisi e mirati”.

Una misericordia “responsabile, coordinata, capace di alleanze e di innovazione; delicata e accogliente, piena di relazioni significative; aperta a tutti, premurosa nell’invitare i piccoli e i poveri del mondo a prendere parte attiva nella comunità”. Perché “i poveri – afferma – sono la proposta forte che Dio fa alla nostra Chiesa affinché essa cresca nell’amore e nella fedeltà”. 

Dunque, bisogna “rispondere sempre meglio al Signore che ci viene incontro nei volti e nelle storie delle sorelle e dei fratelli più bisognosi”.  “Egli sta alla porta del nostro cuore, delle nostre comunità, e attende che qualcuno risponda al suo ‘bussare’ discreto e insistente: aspetta la carità, cioè la ‘carezza’ misericordiosa del Signore, attraverso la ‘mano’ della sua Chiesa. Una carezza che esprime la tenerezza, la vicinanza del Padre”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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