Pixabay CC0 - kloxklox_com, Public domain

La Luce vera

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Gv 12,44-50

Share this Entry

Lettura
La liturgia di oggi, in continuità con il tema dell’ascolto presentato nei giorni scorsi, ci propone un brano del capitolo dodicesimo del Vangelo di Giovanni nel quale si fa insistente la questione sull’accoglienza del messaggio evangelico. Nei versetti precedenti, l’evangelista annota: «Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui». Ma l’annuncio del Vangelo di Cristo, pur rispettando la libertà umana, non si ferma davanti alla chiusura dei cuori, né si traduce in condanna per coloro che non credono. Quello che è dato come dono, non può essere imposto, ma va soltanto accolto come il seme nel grembo.
Meditazione
In questi pochi versetti, Gesù si manifesta come luce, come parola di verità e come messaggero del Padre.
«Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre»: credere in Gesù è la sintesi perfetta del Vangelo di Giovanni, perché rimanda all’unione totale che lo lega al Padre nella comunione dello Spirito Santo. Egli non fa nulla senza il Padre, tanto che «chi vede me, vede colui che mi ha mandato», entra cioè nella contemplazione della Trinità. Questa visione è possibile solo grazie alla Luce, immagine-guida e realtà con cui si apre il quarto Vangelo: «Il Verbo era la luce vera che illumina ogni uomo», una luce sempre minacciata dalle tenebre, ma pronta a brillare nel mondo rischiarandolo di fede. “Cristo, luce del mondo” è l’acclamazione che accompagna l’accensione del cero pasquale nella notte santa della Risurrezione. Ascoltare e seguire la Luce è il bene più alto al quale l’uomo può ambire. Gesù si sofferma su coloro che non lo ascoltano per dichiarare: «io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo». Il giudizio non è un elenco di maledizioni che piovono dal Cielo come nell’Antico Testamento, ma la conseguenza diretta del rifiuto personale dell’uomo che non crede: «la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno». È la condotta e la scelta libera dell’uomo a determinare il giudizio di Dio. Per affermare ciò, Gesù non offre credenziali ai suoi interlocutori, perché la sua legittimazione proviene direttamente dal Padre: «io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire». Gesù, fedele riflesso del Padre, è modello di felicità nell’obbedienza alla quale solo l’amore sa educare.
Preghiera
Cristo, fedele immagine del Padre, Luce che rischiara ogni tenebra, illumina con il tuo Spirito la mia vita e trasformala, giorno dopo giorno, nel riflesso di te affinché, con la mia fede, possa testimoniare autenticamente l’accoglienza del tuo Vangelo ed essere luce per coloro che incontrerò.
Agire
Verifico la mia fede: vivo sotto il giogo di una legge moralista che mi condanna, o sono capace di respirare la gioia di vivere in un’esistenza evangelica, cristiana?
Meditazione del giorno a cura di monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, Arcivescovo di Camerino – San Severino Marche, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione