Cardinal Peter Turkson

Foto © ZENIT (HSM)

Pace e non-violenza: la ricchezza bimillenaria del magistero

In occasione del convegno copromosso assieme a Pax Christi, il cardinale Turkson indica nell’insegnamento dei papi e dei padri della Chiesa un antidoto virtuoso contro tutte le guerre

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Per un cristiano che voglia mettere in pratica il concetto di “non violenza” e non soltanto predicarlo, è fondamentale attingere a piene mani al solido e bimillenario magistero della Chiesa sulla guerra e sulla pace.
È in questo spirito che il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, ha voluto introdurre ieri sera la conferenza internazionale sul tema Nonviolence and Just Peace: Contributing to the Catholic Understanding of and Commitment to Nonviolence, promossa dal dicastero vaticano da lui guidato e dal movimento Pax Christi.
Dopo aver letto integralmente il messaggio inviato da papa Francesco ai partecipanti al convegno, il porporato ghanese ha ricordato che “la concezione cristiana non accetta la riduzione delle relazioni sociali alla scelta tra l’essere schiavo o padrone”, poiché è richiesta una “conversione spirituale” affinché si diffondano “pratiche di amore fraterno e solidarietà”.
Turkson ha poi fatto vari riferimenti al magistero recente, a partire da San Giovanni Paolo II, che ricordava il carattere intrinsecamente “malvagio” della violenza, definita “inaccettabile come soluzione ai problemi”; specularmente papa Francesco aveva definito non necessariamente malvagie le “tensioni”, in quanto “parte della vita” e, in alcuni casi, utili a “edificare una fratellanza più grande tra la persone”.
Ancor prima, San Giovanni XXIII, nella Pacem in Terris, definiva la pace non una “semplice assenza di guerra” ma un moto dei “cuori umani”, mentre il beato Paolo VI, nella Populorum progressio, parlava di una pace che “si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento d’un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini”.
Quali contributi possono dare, dunque, Pax Christi e CPN agli obiettivi della pace, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà tra le nazioni e all’interno di esse?
Ponendo tale domanda, il cardinale Turkson ha subito puntualizzato che “sarebbe pericoloso identificare il messaggio del Vangelo con questo o quel programma politico”, stigmatizzando poi vari “movimenti sedicenti progressisti” che, proclamando “la salvezza umana in un’ideologia”, hanno insistito nell’applicare tale ideologia “nonostante le violazioni dei diritti umani che la accompagnavano”.
Il coinvolgimento del cristiano nella “promozione della pace”, ha proseguito il capo dicastero, “presuppone un dialogo costante da parte di ognuno sui bisogni e i pericoli di cui ognuno è consapevole, e la possibilità di una comunione fraterna stabilita da Cristo”.
Andando più indietro nel tempo, Turkson ha evidenziato come, già nella Chiesa delle origini (Sant’Agostino) e del Medioevo (San Tommaso d’Aquino) era stato formulato un pensiero cristiano molto lungimirante sulla pace e sulla guerra, reso però inattuabile dalle continue scorrerie barbariche.
Al tempo stesso, i padri della Chiesa vedevano la Chiesa stessa come “un potere civilizzante per via della sua natura religiosa”, sempre intento a “ridurre le condizioni per le quali un principe poteva giustificare il ricorso alla forza”. Inoltre la “legge di Dio” aveva una natura “normativa”, per cui il principe era soggetto alle possibili “sanzioni canoniche” da parte della Chiesa.
Tale impostazione cagionò una “progressiva trasformazione della coscienza” in forza del quale “il ricorso alla violenza non era più visto come l’unico possibile modo di risoluzione dei conflitti”.
Un rovesciamento di tale impostazione è avvenuto con la “secolarizzazione delle società occidentali” che ha di fatto consegnato al sovrano il “diritto di decidere se il suo ricorso alla guerra fosse giusto o no”.
Tale asserto riconduce poi nuovamente al magistero attuale, in cui papa Francesco, qualche tempo fa, parlando dell’Isis, aveva ricordato che di fronte alle “aggressioni ingiuste”, è “lecito fermare l’ingiusto aggressore”, il che, però, non significa affatto “sganciare bombe” o “fare la guerra”.
Questi spunti del pontefice regnante, ha concluso Turkson, forniscono “rinnovato vigore” al dibattito, sulla scia di una “potente, stimolante ed assolutamente vitale tradizione ecclesiale”.
 

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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