Slavery and human trafficking

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L’abbraccio di Roma alle “donne crocifisse”

Lo scorso 26 febbraio la fiaccolata, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII per tutte le vittime della tratta e della prostituzione

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“So che non ho scelta. E così mi consegno per 30 denari ai briganti”. Con queste parole è iniziata venerdì sera la via crucis, in segno di solidarietà per le ‘donne crocefisse’, le immigrate costrette alla prostituzione sul suolo italiano, provenienti in particolare dall’Africa e dall’Europa dell’Est.
La fiaccolata, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, in collaborazione con la pastorale vocazionale della Diocesi di Roma, è partita dalla chiesa di Santo Spirito in Sassia, per concludersi alla chiesa di Santa Maria in Vallicella.
Secondo quanto riferito da don Aldo Bonaiuto, successore di don Oreste Benzi, alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII, le vittime della prostituzione coatta oscillano tra le 75mila e le 120mila. Il 37% di esse è minorenne. In incognito, molte di queste sventurate hanno preso parte in incognito alla via crucis, proceduta tra canti e meditazioni evangeliche.
Tra i partecipanti è spiccata la presenza del Cardinale Vicario di Roma, Agostino Vallini, che ha guidato la processione. “Dobbiamo avere il coraggio di dire: ‘basta schiave!”, ha detto il porporato.
Da parte sua, suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’Ufficio Nazionale tratta dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia, ha ricordato che “siamo tutti responsabili, perciò in questo Anno santo occorre rafforzare l’impegno di tutti contro la schiavitù”, come già fanno molte religiose che aprono le “porte sante dei conventi”.
La processione si è snodata lungo via della Conciliazione, passando per Santa Maria in Traspontina, poi per Castel Sant’Angelo, accompagnata dalla coreografia del corpo di ballo della Holydance di suor Anna Nobili e della Star Rose Academy di Claudia Koll.
Attraversato il Tevere, la via crucis è andata avanti verso San Salvatore in Lauro, fermandosi poi a Santa Maria in Vallicella, dove è una donna ha mimato l’agonia in croce di Gesù Cristo.
Padre Maurizio Botta, vicario parrocchiale della Chiesa Nuova, ha rievocato la supplica alla conversione di papa Francesco ai mafiosi e, rivolto agli sfruttatori, ai clienti e a tutti i complici della tratta delle donne. “L’annuncio dell’esistenza dell’inferno è misericordia. Convertitevi, chiediamo che soffriate il dolore smisurato del pentimento”, ha poi detto il sacerdote oratoriano.
La via crucis si è conclusa all’interno di Santa Maria in Vallicella, con sole sette stazioni, l’ultima delle quali è stata la deposizione di Gesù nel sepolcro. Con una variante: Cristo entra in chiesa, tenendo in braccio la ‘donna crocifissa’ e, dopo averla deposta davanti all’altare, si inginocchia davanti a lei.
“Sono le donne, vittime della crudeltà dell’uomo, a farci vedere il volto di Cristo – ha detto Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica -. Sono le donne crocifisse per colpa nostra che ci salveranno”.
In conclusione il gesto simbolico del cardinale Vallini, con il suo abbraccio a due nigeriane strappate dalla strada ed accolte dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Il porporato ha chiesto a Dio “perdono” a nome di queste “nostre sorelle, per i nostri silenzi e per avere pensato che il problema non ci riguardasse. Il mondo deve cambiare. Roma deve cambiare!”, ha detto, concludendo con un ringraziamento al “grande cuore di don Benzi e ai suoi figli”. [L.M.]

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ZENIT Staff

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