La Santa Sede ratifica la Convenzione contro le bombe a grappolo

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 3 dicembre 2008 (ZENIT.org).- La Santa Sede ha ratificato questo mercoledì a Oslo la Convenzione sul bando delle bombe a grappolo, adottata a Dublino il 30 maggio scorso, che prevede il divieto di produzione, deposito, trasferimento e uso della gran parte delle bombe a grappolo esistenti e della totalità di quelle utilizzate fino a questo momento.

La Convenzione prevede anche una serie di disposizioni relative alla bonifica delle aree contaminate dai residuati bellici esplosivi derivanti da questo tipo di munizioni, alla distruzione degli stock delle bombe a grappolo, alla cooperazione internazionale e all’assistenza alle vittime, intese in maniera allargata alle famiglie e alle comunità colpite.

La Santa Sede, ricorda “L’Osservatore Romano”, ha partecipato attivamente al processo di Oslo, essendo stata tra i primi a proporre la moratoria sull’uso di questi ordigni e facendo parte dei sei membri del cosiddetto Core Group, il gruppo di Stati promotore dell’iniziativa fin dall’inizio, insieme ad Austria, Irlanda, Messico, Norvegia e Perù.

Ha rappresentato la Santa Sede alla Conferenza di Oslo monsignor Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, che dopo la firma ha consegnato lo strumento di ratifica della Convenzione, siglato da Benedetto XVI, al quale è allegata una Dichiarazione.

Quest’ultima ricorda che con la ratifica della Convenzione “la Santa Sede desidera incoraggiare tutta la comunità internazionale a essere risoluta nel promuovere efficaci negoziati per il disarmo e per il controllo degli armamenti e nel consolidare il diritto umanitario internazionale, riaffermando il valore superiore e intrinseco della dignità umana, la centralità della persona umana e le ‘elementari considerazioni di umanità’, tutti elementi che costituiscono la base del diritto umanitario internazionale”.

La Convenzione, si legge, è “un passo importante per la protezione dei civili, durante e dopo i conflitti, dagli effetti indiscriminati di questo tipo disumano di armi” e “rappresenta un risultato notevole per il multilateralismo nel disarmo, basato sulla cooperazione costruttiva fra attori governativi e non governativi e sul legame fra il diritto umanitario e i diritti umani”.

L’attuazione dell’accordo, aggiunge, è “una sfida legale e umanitaria per il prossimo futuro”, e perché sia efficace “dovrebbe basarsi sulla cooperazione costruttiva di tutti gli attori”, “orientando le risorse materiali e umane verso lo sviluppo, la giustizia e la pace, che sono gli strumenti più efficaci per promuovere la sicurezza internazionale e un pacifico ordine internazionale”.

Nel suo intervento, l’Arcivescovo Mamberti ha sottolineato la necessità di riconoscere la pace e la sicurezza come “preoccupazioni centrali e legittime che attendono continuamente una risposta adeguata che vada ben oltre la mera dimensione militare”, perché tutti dovrebbero essere d’accordo “sulla centralità della dignità dell’uomo e sull’indispensabile rispetto dei diritti e dei doveri della persona”.

“La pace e la sicurezza possono essere stabili e durature solo se sono basate sulla giustizia, sulla solidarietà e sulla fraternità all’interno degli Stati e fra gli Stati”.

“Per inviare un segnale politico forte – ha sottolineato – , la Santa Sede ha tenuto a ratificare questa Convenzione il giorno stesso della sua firma”.

Secondo il presule, la Convenzione sulle bombe a grappolo è una “prova della nostra capacità di elaborare e di adottare strumenti ambiziosi che coniughino il disarmo e il diritto umanitario in modo creativo e capace di proporre un’alternativa credibile fondata sulla centralità della persona umana”.

“Se siamo qui oggi è perché abbiamo tutti saputo evitare le soluzioni facili tenendo sempre presente nel corso delle consultazioni e dei negoziati l’obiettivo principale: eliminare i rischi di nuove vittime delle munizioni a grappolo e creare le strutture necessarie per la riabilitazione socio-economica di tutti coloro che sono stati vittime dirette o indirette di queste armi insidiose”.

In questa situazione, ha osservato, “l’attore principale dovrebbe essere rappresentato dalle vittime stesse”, l’assistenza alle quali è “una questione di dignità, di diritto, di giustizia e di fraternità”.

L’Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra, ha dichiarato alla “Radio Vaticana” che “l’opinione pubblica internazionale si è trovata compatta a rispondere alla sofferenza delle vittime di queste bombe, che hanno lasciato una traccia da tanti anni in vari Paesi del mondo, e continuano a fare vittime ogni giorno”.

La “massiccia presa di posizione della grande maggioranza degli Stati del mondo”, ha affermato, non mancherà di esercitare “una certa pressione morale” sui Paesi che non hanno aderito alla Convenzione.

“Questo nuovo capitolo della legge umanitaria può aprire la porta anzitutto alla speranza”, ha aggiunto il presule: per le vittime e perché questo strumento “possa essere il simbolo che anche nel difficile cammino del disarmo nucleare e di altre forme di disarmo, come il mercato delle armi di piccolo calibro, è possibile raggiungere delle conclusioni positive”.

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ZENIT Staff

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