di Miriam Díez i Bosch
ROMA, venerdì, 5 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Second Life, Facebook, Youtube… che cos’hanno a che vedere con l’evangelizzazione? Molto, secondo l’ingegnere Xavier Debanne, che auspica che uno dei modi di presenza della Chiesa in Internet sia appunto la “promozione di un’evangelizzazione interattiva, svolta da cristiani che interagiscono con altri cristiani e non attraverso e-mail, messaggerie istantanee, chat, blog, podcast, presenza in Second Life, ecc”.
ZENIT ha incontrato Debanne, consulente dell’Information and Communications Technology (ICT) ed esperto di Marketing e Comunicazione. Collabora con Organizzazioni no profit e istituzioni religiose sul tema Internet. E’ membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani della CEI; dal 1990 al 1998 è stato dirigente Olivetti e dal 1998 al 2006 dirigente Siemens Informatica.
Esperto di tecnologie digitali, è nato a Parigi nel 1954, è sposato, ha due figli e vive a Roma dal 1980. Tra i siti web in gestione o progettati e realizzati da Debanne ci sono l’Indice Analitico della rivista La Civiltà Cattolica (www.ananiainrete.it/lcc/) e il sito della Chiesa del Gesù di Roma (www.chiesadelgesu.org). Ha creato anche il sito di condivisione sulla cultura digitale Anania in rete (http://www.ananiainrete.it/).
Quali sono i pericoli e le potenzialità dell’interattività di Internet?
Debanne: L’interattività di Internet ha cambiato in modo sostanziale la cultura occidentale. Per esempio, tende a modificare la natura dei rapporti interpersonali, soprattutto tra i giovani: i rapporti “faccia a faccia” diminuiscono e vengono sostituiti con incontri in Internet che spesso corrono il rischio di essere superficiali, conseguenza anche della cultura postmoderna che valuta positivamente l’episodico e spinge a vivere il dialogo in Internet un po’ come un videogioco, dove viene negata la complessità dei problemi e dove tutto è semplice ed accettabile.
Un esempio di questo è la limitazione dei siti come Facebook, che riduce grossolanamente l’amicizia a un parametro binario: una persona sta nella lista degli amici o non ci sta.
Nel contempo l’interattività di Internet permette, per esempio, la visita da casa della Cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Dal sito del Vaticano l’utente può ammirare i mosaici della cappella spostandosi virtualmente, tramite il mouse del computer. E’ sempre Internet che permette agli ottocento sacerdoti del sito “preti online” di rispondere individualmente agli utenti via posta elettronica.
Se da una parte mi sembra che Internet favorisca la diffusione di una cultura relativistica che deprime la capacità di porsi le domande fondamentali, dall’altra si nota che moltiplica le occasioni di incontro e di annuncio.
Internet è diventato un ambiente partecipativo. Questo può creare confusione?
Debanne: I blog sono stati i primi veri siti web partecipativi, grazie alla loro facilità d’uso, sia per l’autore sia per i lettori, ovvero perché scrivere contenuti e commenti è facile quanto leggerli.
Tuttavia la proliferazione dei blog, dei siti web e delle reti sociali come Facebook può provocare confusione presso l’utente se non sa distinguere tra un blog e un altro, in una rete apparentemente piatta e indifferenziata.
Il caso dell’enciclopedia online a contenuto aperto Wikipedia è emblematico. Anche se la sua base dati è composta da circa 3 milioni e mezzo di voci in 255 lingue, si tratta di un’enciclopedia inaffidabile proprio a causa delle sua caratteristica più innovativa, ovvero essere a contenuto aperto. Infatti non esiste alcuna reale garanzia di validità e accuratezza dei contenuti. Ma il problema più grave consiste nel fatto che Wikipedia conduce al relativismo: poiché è l’insieme degli utenti che decide sulla veridicità delle informazioni presenti nelle voci, si tende a concordare solo su fatti banali e a mettere tutte le posizioni sullo stesso piano.
Al di là di Wikipedia, mi pare che gli ambienti cooperativi e le reti sociali in generale siano alla base di straordinari processi di innovazione sociale perché il principio di base delle reti sociali è semplice: sfruttare la motivazione individuale per produrre valore per il gruppo.
Tuttavia per trasformare i progetti cooperativi in progetti sicuri è ndispensabile studiare meccanismi di governo efficaci che possano aumentare la loro autorevolezza senza distruggere lo slancio cooperativo.
La presenza della Chiesa cattolica nel web è ottimale?
Debanne: Penso che attualmente la principale finalità della presenza di un’organizzazione ecclesiale in Internet sia di rendere più visibili le sue attività, le sue proposte, i suoi documenti, la sua storia, ecc. Non è quindi sorprendente che decida di raggiungere questo fine attivando un sito web.
Un’altra modalità di presenza consiste nella promozione di una evangelizzazione interattiva, svolta da cristiani che interagiscono con altri cristiani e non attraverso e-mail, messaggerie istantanee, chat, blog, podcast, presenza in Second Life, ecc. Il tema dell’evangelizzazione in rete è stato spesso trattato dal Magistero della Chiesa, fin dal 1999, e ha per scopo la costruzione di relazioni con chi è in ricerca, basandosi essenzialmente sulla comunicazione pastorale.
Personalmente credo che sia efficace la narrazione di testimonianze religiose in uno spazio fortemente orientato alla condivisione e alla partecipazione, come può essere un blog, facendo ampio ricorso ad immagini simboliche, per ottenere una comunicazione intesa nel senso di creazione di un significato condiviso attraverso un processo di interazione comune, sia esso di natura consensuale o conflittuale.
Secondo me il futuro della Chiesa in Internet sarà segnato in larga misura dal passaggio dalla comunicazione istituzionale alla comunicazione pastorale.