Il Papa: segnali positivi con gli ortodossi su Primato e sinodalità

Nel ricevere i partecipanti alla Plenaria del Dicastero per l’Unità dei Cristiani

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 12 dicembre 2008 (ZENIT.org).- “Significativi passi in avanti” nel dialogo con gli ortodossi sulla relazione tra Primato e sinodalità nella Chiesa e importanza dell’ecumenismo spirituale nel cammino verso la piena e visibile unità tra tutti i cristiani.

E’ quanto ha constatato questo venerdì Benedetto XVI nel ricevere in udienza i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che in questi giorni hanno riflettutto sul tema: “Ricezione e futuro del dialogo ecumenico”.

In particolare, sono stati esaminati i risultati di quattro importanti dialoghi: quello con la Federazione Luterana Mondiale, quello con il Consiglio Mondiale Metodista, quello con la Comunione Anglicana e quello con l’Alleanza Riformata Mondiale.

Nel suo discorso il Papa ha evidenziato i progressi compiuti tanto nel dialogo teologico, quanto nella crescita della fraternità ecclesiale e nello “spirito di amicizia” con le Chiese ortodosse e con le antiche Chiese ortodosse di Oriente.

A questo proposito, ha affermato che l’ultimo documento della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse sul tema “Comunione Ecclesiale, conciliarità e autorità”, “apre sicuramente una prospettiva positiva di riflessione sulla relazione che esiste tra primato e sinodalità nella Chiesa, argomento questo di cruciale importanza nei rapporti con i fratelli ortodossi, e che sarà oggetto di approfondimento e di confronto in prossime riunioni”.

Il documento approvato nell’ottobre del 2007 affronta la questione del ministero del “pròtos – kephalé” – del “primo e capo” della Chiesa – a livello locale (il Vescovo), regionale (il Patriarca) e universale (il Vescovo di Roma), applicando il Canone 34 degli Apostoli – testo fondamentale per l’ecclesiologia orientale – ai tre livelli in maniera analoga.

In questo senso costituisce un accordo tra cattolici e ortodossi su una piattaforma teologica, ecclesiologia, comune su cui fondare la discussione sul primato del Vescovo di Roma.

Lo stesso Patriarca ecumenico Bartolomeo I, in occasione della celebrazione dei primi Vespri presieduta da Benedetto XVI nella Cappella Sistina durante il recente Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, aveva toccato tali questioni sottolineando che “assieme al primato, la sinodalità costituisce la struttura portante del governo e dell’organizzazione della Chiesa”.

Circa lo stato di avanzamento verso una reciproca comprensione e verso l’individuazione di elementi di convergenza, il Papa ha affermato che “ci troviamo in via, in una situazione intermedia, dove appare senz’altro utile ed opportuno un esame oggettivo dei risultati conseguiti”.

Nel breve discorso di saluto al Papa, il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Crisstiani, aveva rilevato che durante i lavori assembleari sono stati identificati soprattutto “problemi di ermeneutica, cioè dell’interpretazione della Parola di Dio testimoniata nella Sacra Scrittura e nella viva Tradizione della Chiesa; ed inoltre problemi rivelatesi urgenti in questa situazione riguardanti l’antropologia e l’ecclesiologia”.

Di fronte al mutato panoramo ecumenico, che assiste all’emergere di nuove comunità e gruppi, quando non al profilarsi di “inedite tendenze” e persino di “tensioni” tra le Comunità cristiane, Benedetto XVI ha invece sottolineato l’importanza del dialogo teologico.

In questa prospettiva, ha detto, è essenziale “delineare in modo concreto le prospettive dell’impegno ecumenico che la Chiesa cattolica intende proseguire ed intensificare con prudenza e saggezza pastorale”.

“La carità – ha aggiunto – aiuterà i cristiani a coltivare la ‘sete’ della piena comunione nella verità e, seguendo docilmente le ispirazioni dello Spirito Santo, possiamo sperare di giungere presto all’auspicata unità, nel giorno in cui il Signore lo vorrà”.

“Ecco perché – ha quindi concluso – l’ecumenismo ci sollecita a un fraterno e generoso scambio di doni, ben consci che la piena comunione nella fede, nei sacramenti e nel ministero rimane lo scopo e la meta dell’intero movimento ecumenico”.

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ZENIT Staff

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