I discorsi del Papa nel visitare l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 14 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole di saluto pronunciate questo sabato da Benedetto XVI, in occasione della visita all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, prima di entrare nella Cappella dell’Ambasciata.

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Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,

cari amici!

In questa mia breve visita all’Ambasciata d’Italia, il primo appuntamento si tiene in questa bella Cappella appena restaurata e rinnovata. E sono contento di incontrare, proprio qui, voi che costituite la comunità di vita e di lavoro di questa Ambasciata. Vi saluto tutti con affetto insieme ai vostri familiari. Un saluto speciale dirigo al Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che mi ha recato il saluto del Presidente del Consiglio e mi ha rivolto un caloroso benvenuto, facendosi interprete dei vostri sentimenti. Egli ha ricordato che questa Cappella, benedetta qualche giorno fa dal Signor Cardinale Segretario di Stato, è dedicata ad un santo, il cui nome è indissolubilmente legato a questo palazzo: san Carlo Borromeo. Egli, insieme al fratello Federico, ricevette in dono questa dimora dallo zio, il Pontefice Pio IV, con il quale, nominato Cardinale giovanissimo, collaborò nel governo della Chiesa universale. Fu proprio dopo la morte del fratello maggiore, che il giovane nipote del Pontefice iniziò un processo di maturazione spirituale fino a pervenire a una profonda conversione segnata da una decisa scelta di vita evangelica. Divenuto Vescovo dedicò ogni sua cura all’Arcidiocesi di Milano. Dalla sua biografia emerge con chiarezza lo zelo con cui espletò il suo ministero episcopale, promovendo la riforma della Chiesa secondo lo spirito del Concilio di Trento, alle cui direttive dette esemplare attuazione, mostrando una vicinanza costante alle popolazioni, specialmente durante gli anni della peste, sì da essere chiamato, proprio per questa sua generosa dedizione, “Angelo degli appestati”. La vicenda umana e spirituale di san Carlo Borromeo mostra come la grazia divina possa trasformare il cuore dell’uomo e renderlo capace di un amore per i fratelli spinto fino al sacrificio di sé.

Cari fratelli e sorelle, alla protezione di san Carlo affido ognuno di voi qui presenti insieme ai vostri familiari, perché possiate anche voi realizzare la missione che Iddio vi affida al servizio del prossimo secondo le vostre diverse mansioni. Colgo infine l’occasione per augurarvi un lieto e santo Natale, mentre di cuore tutti vi benedico.


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Nella tarda mattinata, nel Salone dell’Ambasciata, dove ha avuto luogo l’incontro ufficiale, dopo l’indirizzo di omaggio del Ministro degli Esteri, Franco Frattini, Benedetto XVI ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:

Signor Ministro degli Affari Esteri,

Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,

Signor Ambasciatore presso la Santa Sede,

Rappresentanti del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede,

illustri Autorità,

Signori e Signore!

Sono veramente lieto di poter oggi accogliere l’amabile invito rivoltomi a visitare questo storico edificio, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Saluto cordialmente tutti, ad iniziare dal Signor Ministro degli Affari Esteri, che ringrazio per le espressioni deferenti che mi ha appena rivolto. Saluto gli altri Ministri, le Autorità presenti e in modo speciale l’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi. Grazie di cuore per la cortese accoglienza, accompagnata da un gradito intermezzo musicale.

Come è stato già ricordato, questo storico Palazzo ha ricevuto la visita di tre miei Predecessori: i Servi di Dio Pio XII, il 2 giugno 1951, Paolo VI, il 2 ottobre del 1964 e Giovanni Paolo II, il 2 marzo 1986. Nell’odierna solenne ed al tempo stesso familiare circostanza, mi tornano alla mente pure i recenti incontri con il Presidente della Repubblica: quello del 24 aprile scorso in occasione del concerto da lui offertomi per l’anniversario del solenne inizio del mio servizio sulla Cattedra di Pietro; quello, poi, del 4 ottobre, al Quirinale, e quello di mercoledì scorso nell’Aula Paolo VI in Vaticano, in occasione del concerto per il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, a cui Ella, Signor Ministro degli Affari Esteri, ha fatto riferimento. Mentre indirizzo un deferente e grato saluto al Presidente della Repubblica, mi piace riprendere quanto proprio nel corso della visita al Quirinale ebbi ad affermare, che cioè “nella città di Roma convivono pacificamente e collaborano fruttuosamente lo Stato Italiano e la Sede Apostolica” (L’Oss. Rom., 5 ottobre 2008, p. 8).

Basterebbe da sola la singolare attenzione mostrata dai Pontefici a questa Sede diplomatica per segnalare il riconoscimento dell’importante ruolo che ha svolto e svolge l’Ambasciata d’Italia negli intensi e particolari rapporti che intercorrono fra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, come pure nelle relazioni di mutua collaborazione fra la Chiesa e lo Stato in Italia. Avremo di sicuro modo di evidenziare quest’importante duplice ordine di vincoli diplomatici, sociali e religiosi nel mese di febbraio del prossimo anno nella ricorrenza dell’80° della firma dei Patti Lateranensi e del 25° dell’Accordo di modifica del Concordato. A questo anniversario è stato fatto già riferimento per sottolineare giustamente il fruttuoso rapporto che esiste tra l’Italia e la Santa Sede. Si tratta di un’intesa quanto mai importante e significativa nell’attuale situazione mondiale, nella quale il perdurare di conflitti e di tensioni tra popoli rende sempre più necessaria una collaborazione tra tutti coloro che condividono gli stessi ideali di giustizia, di solidarietà e di pace. Non posso inoltre, riprendendo quanto Ella, Signor Ministro degli Affari Esteri, ha detto, non far cenno con sensi di viva gratitudine alla collaborazione che quotidianamente si svolge tra l’Ambasciata d’Italia e la mia Segreteria di Stato, ed a questo proposito saluto cordialmente i Capi Missione che in questi anni si sono succeduti a Palazzo Borromeo e che oggi hanno gentilmente voluto essere con noi.

Questa breve visita mi è propizia per ribadire come la Chiesa sia ben consapevole che “alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22,21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa” (Enc. Deus caritas est, 28). Tale distinzione e tale autonomia non solo la Chiesa le riconosce e rispetta, ma di esse si rallegra, come di un grande progresso dell’umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e l’adempimento della sua universale missione di salvezza tra tutti i popoli. In pari tempo, però, la Chiesa sente come suo compito, seguendo i dettami della propria dottrina sociale, argomentata “a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano” (ibid.), di risvegliare nella società le forze morali e spirituali, contribuendo ad aprire le volontà alle autentiche esigenze del bene. Perciò, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche e soprattutto pubblica alcuni fondamentali principi etici, di fatto la Chiesa contribuisce a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società, ed in questo senso si realizza l’auspicata vera e propria cooperazione tra Stato e Chiesa.

Mi sia ora consentito di menzionare con gratitudine anche il prezioso contributo che, sia questa Rappresentanza diplomatica, sia in generale le Autorità italiane offrono generosamente affinché la Santa Sede possa liberamente svolgere la sua missione universale e, quindi, anche intrattenere rapporti diplomatici con tanti Paesi del mondo. A questo proposito, saluto e ringrazio il Decano e alcuni rappresentanti del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che prendono parte a questo nostro incontro, e sono certo che essi condividono questo apprezzamento per i preziosi servizi che l’Italia rende alla loro delicata e qualificata missione.

Signore e Signori, è davvero significativo che la Rappresentanza diplomatica italiana presso la Santa S
ede abbia dal 1929 la sua sede dove visse da giovane san Carlo Borromeo, che allora esercitava l’ufficio di collaboratore del Romano Pontefice nella Curia Romana, guidando quella che si definisce normalmente la diplomazia della Santa Sede. Coloro che qui operano possono quindi trovare in questo santo un costante protettore, ed al tempo stesso, un modello a cui ispirarsi nello svolgimento dei loro quotidiani compiti. Affido alla sua intercessione quanti qui oggi sono convenuti, e formulo a ciascuno un sincero augurio di ogni bene. Mentre si avvicina la festa del Natale del Signore Gesù, questo augurio si estende alle Autorità italiane, a cominciare dal Presidente della Repubblica, e all’intero diletto popolo di questa amata Penisola. Il mio augurio di pace abbraccia poi tutti i Paesi della terra, che siano o meno ufficialmente rappresentati presso la Santa Sede. E’ un augurio di luce e di autentico progresso umano, di prosperità e di concordia, realtà tutte alle quali possiamo aspirare con fiduciosa speranza, perché sono doni che Gesù ha recato nel mondo nascendo a Betlemme. La Vergine Maria, che qualche giorno fa abbiamo venerato come Immacolata Concezione, ottenga questi doni, ed ogni altro desiderato vero bene all’Italia e al mondo intero, dal suo Figlio, il Principe della pace, la cui benedizione invoco di cuore su tutti voi e sulle persone a voi care.

[© Copyright 2008 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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