di Antonio Gaspari
ROMA, domenica, 21 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Il 20 dicembre si è celebrata la 38ma “Giornata dei diritti dell’handicappato mentale”.
L’evento non ha avuto molto risalto sui mezzi di comunicazione di massa. Per questo motivo, ZENIT ha intervistato Franco Previte, presidente dell’Associazione “Cristiani per servire” (http://digilander.libero.it/cristianiperservire), che da anni si occupa del tema.
Perché questa ricorrenza?
Previte: Si celebra la 38ma “Giornata dei diritti dell’handicappato mentale” voluta dall’ONU per ricordare quanto nella sostanza ha come obiettivo il ribadire “che questo tipo di malato deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”, così come è stato voluto dall’ONU.
Tra questi diritti, (che condividiamo) :
il diritto alla vita, (no all’eutanasia);
il diritto ad essere riconosciuto come persona (prima che come “categoria”);
il diritto ad avere una famiglia (cioè sostenere con i meccanismi della solidarietà sociale);
il diritto ad avere una migliore assistenza possibile (medica, riabilitativa);
il diritto alla scuola, (quando si può);
il diritto al lavoro, (quando è possibile);
il diritto a partecipare alla vita della comunità (religiosa, ricreativa, sociale).
Qual è la situazione in Italia e in Europa per l’assistenza agli affetti da malattie mentali?
Previte: In Italia è in atto un grande disorientamento sia verso i servizi sociali che sono carenti, sia verso le famiglie che sono state abbandonate al loro destino da moltissimo tempo. In Europa vi è una carente Normativa Comunitaria. Come abbiamo sottolineato nel nostro Ricorso n.44330/06 del 13 ottobre 2006 alla “Corte Europea per i Diritti dell’Uomo” di Strasburgo. Comunque in alcuni Stati ogni 3/5 anni viene rivista la legge sulla malattia mentale, cosa che non avviene in Italia.
Per esempio sono in enorme crescita fenomeni come l’anoressia e la bulimia. Due facce della stessa medaglia e consistono nella perdita o nell’eccesso di appetito che colpisce in maniera speciale le ragazze. Questa patologia si potrebbe definire uno stato di ansia che, se esagerato, comporta un rapporto errato con il proprio corpo, un difetto nutrizionale a danno della salute fisica e mentale. Esse sono manifestazioni di un disagio in una varietà di disturbi che interessano la sfera psichica dell’individuo.
L’anoressia e la bulimia sono gravi disturbi sotto il profilo medico-sociale. Nel 9% dei casi colpiscono i giovani fra i 9 e i 15 anni. Malattie come l’anoressia e la bulimia, unitamente ad altri “fenomeni”, costituiscono una verità, una fondamentale dimostrazione di quanto sia grave il disagio sociale e di quanto siano urgenti interventi atti a migliorare la qualità dei servizi delle cure e dell’eventuale inserimento sociale dei “soggetti”.
E’ quindi urgente e necessaria una forte presa di coscienza del Parlamento e del Governo.
Come si può intervenire?
Previte: Come “Cristiani per servire” abbiamo richiesto nelle nostre Petizioni giacenti in Parlamento interventi a livello della prevenzione, della diagnosi, delle terapie, della pedagogia, delle istituzioni di ricovero della famiglia, dell’ambiente sociale, delle relazioni tra persona ed ambiente, dell’economia.
Prevenzione: della medicina prenatale ( esempio assistenza in gravidanza);
Diagnosi: dovere del medico e delle istituzioni sanitarie per la ricerca di deficit genetici;
Terapie: trattamento psico-farmacologico;
Pedagogia: rilevamento dei limiti di funzionamento intellettivo. Fondamentale è la scuola, e l’integrazione scolastica costituisce un obiettivo di grande civiltà.
Istruzioni di ricovero: sarebbero auspicabili piccole strutture di accoglienza con modelli di vita comunitaria che possono facilitare l’inserimento sociale.
Famiglia: essa costituisce l’anello più importante e più delicato nella catena degli interventi (specie verso i bambini), in quanto l’umanizzazione è tanto possibile quanto è maggiore la solidità dell’istituto familiare, esclusi i soggetti schizofrenici.
Ambiente sociale: può contribuire a ridurre il tasso di prevalenza del ritardo mentale.
Relazioni tra persona e ambiente: un ambiente ricco di stimoli, ma non ansiogeno, né coercitivo quale spazio verde, attività verso il mondo agricolo (accudire animali domestici da cortile, cultura fiori ecc.), nonché incontri con animali domestici, come passeggiate a dorso di cavallo, asini, oppure a piedi in compagnia di cani di razza Terranova, adatti per il loro carattere bonaccione, la cosiddetta “pet therapy“.
Cosa è necessario in pratica?
Previte: E’ essenziale e prioritario quanto abbiamo richiesto nella nostra Petizione n.5 assegnata alla 12ma Commissione Igiene e Sanità e n.6 alla III Commissione Esteri del Senato della Repubblica; e con la petizione n.9 assegnata alla 12ma Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
Queste necessità le ho già illustrate il 17 marzo 2005 nella Sala Verde di Palazzo Chigi in occasione della “Giornata di riflessione sulla depressione” e sono condensate in 9 punti essenziali:
1. Eventuale costituzione di un Fondo Speciale Economico (Dopo di noi)
2. Possibile attivazione della ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali
3. Aggiornamento assegni di assistenza.
4.Deducibilità dal reddito complessivo agli effetti IRPEF delle spese socio-alberghiere.
5. Riforma Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
6. Proibizione della terapia elettroconvulsionante e braccialetto elettronico
7. Aumento posto letto da 15 a 30 negli Enti Ospedalieri.
8. Riqualificazione Operatori Sanitari ( Medici ed Infermieri).
9. Nelle strutture residenziali esistenti spazio verde.
La cronaca riporta spesso di tristi episodi nei quali sono protagoniste persone psichicamente instabili. Qual è il suo parere in merito?
Previte: Oggi assistiamo all’affermarsi del fenomeno della frammentazione delle “cose” e per questo è difficile e spesso vana la ricerca di un “senso”. Scrisse il Santo Padre Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica “Fides et Ratio“: Non pochi si chiedono se abbia ancora senso porsi la domanda sul senso”.E’ una degradazione della ragione senza ricercare la verità, senza ricercare la realtà. Oggi il cittadino che continua nella strada della morale ha il timore di perdere quei diritti che fanno parte dell’etica civile, cioè il rispetto della persona. I psicolabili “violentati” nei loro diritti e le loro famiglie abbandonate da molto tempo reclamano solidarietà e giustizia.
La patologia mentale colpisce a vari livelli, dalla depressione alla schizofrenia, ma continua a gemere sotto la cenere del silenzio e dell’indifferenza delle Istituzioni, mentre è crescente tra persone di ogni età, specie tra i giovani, di circa il 20% della popolazione, il 16% per varie forme di disagio mentale, il 4% per disordini mentali.
Per porre riparo a una situazione così grave non bastano manifestazioni esteriori, come quando accadono casi eclatanti, allora tutti fanno finta di “muoversi”, e poi ….il “problema” svanisce nel giro di una notte!
I tempi della politica non tengono conto del dolore e delle difficoltà della gente sofferente!
Non possiamo non ricordare le finalità pastorali etico-sociali nel Messaggio dei Vescovi per la “30ma Giornata per la vita”, perché è servire la vita anche “quando è scomoda e dolorosa anche per chi è gravemente ammalato”.
La nostra viva riconoscenza, autentica e sincera, è rivolta oltre che al Santo Padre Giovanni Paolo II anche al Pontefice Benedetto XVI per le parole di sostegno, di denuncia e di impegno profuse con coraggio e senza mezzi termini nel Messaggio in occasione della 14ma Giornata
Mondiale del Malato “sui problemi connessi col disagio mentale”.
Che cosa propone l’Associazione Cristiani per Servire?
Previte: Servizi specifici ed adeguati in uguali strutture, questo abbiamo richiesto al Parlamento italiano e a quello europeo.
Molto importante è il “dopo di noi”, cioè cosa accadrà ai malati mentali quando i parenti non ci saranno più. C’è bisogno di un sistema sociale studiato e programmato che si riveli idoneo ai bisogni assistenziali (anche economici) sulla autonomia della persona-malata in grado di garantire il domani.
In sede europea, con la Petizione n.146/99 inoltrata dalla nostra Associazione (la prima Associazione ad introdurre questa “problematica” in Europa), la UE ha riconosciuto primaria l’importanza della promozione della salute. Con un’altra Petizione del 21 dicembre 2004 si è voluto porre in evidenza l’inadeguata attenzione della Costituzione Europea sull’handicap mentale richiedendo un provvedimento legislativo, Risoluzione o Direttiva Comunitaria sui portatori di disagio psichico, soprattutto per una libera circolazione delle persone in sicurezza, già prevista dal Trattato di Schengen, a fronte dei gravi rischi per la diversificazione dei provvedimenti vigenti in ciascun Stato.
Respinta la Petizione per “incompetenza dell’Unione Europea nel settore della sanità pubblica compresa quella relativa alla malattia mentale”, ho fatto ricorso alla “Corte Europea per i diritti dell’Uomo” di Strasburgo (rubricato al n.44330/06), con il quale si ritiene una violazione dei diritti inerenti il comparto socio-sanitario dal quale non è possibile non considerare la patologia mentale da parte della Costituzione Europea che ha disatteso, confuso, unificato il disagio psichico col patogeno fisico ritenuto uguale nel mondo della sofferenza e del dolore, come ha compiuto la “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU, ancora da ratificare da parte del Governo Italiano, richiesta fortemente voluta con le citate nostre Petizioni.
Attendiamo gli sviluppi formali del Ricorso alla Corte Europea, con la speranza che si addivenga ad una Sentenza definitiva di riconoscimento e di stimolo al Parlamento Europeo per una Direttiva Comunitaria uguale e con la stessa valenza in tutti gli Stati della Unione Europea.
Mentre il Governo italiano ha presentato un disegno di legge iniziante la ratifica della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” che dovrà essere approvato dal Parlamento, noi abbiamo presentato un appello al Governo Berlusconi ed al Consesso Parlamentare, per sollecitare alcuni punti ritenuti prioritari ed indilazionabili, e cioè:
a.) ai sensi dell’art.43 la ratifica come consenso vincolante e nel rispetto delle dignità umana precise riserve ai sensi dell’art.47 e tali da escludere ogni possibile riferimento all’aborto, ad ogni metodo o modalità della salute riproduttiva;
b.) emendamento per riconoscere il termine giuridico di handicappato mentale ai sensi dell’art.47 da parte dell’Italia onde apportare, come recita l’art. 4 della “Convenzione”, norme migliorative in sostituzione delle leggi 180 e 833 del 1978 in conformità con la legge n.104/1992;
c.) richiesta all’ONU di indizione di una ” Giornata Mondiale sulla salute mentale” ;
d.) che il Parlamento adotti una legge-quadro di riordino dell’assistenza psichiatrica.