Premio S. Rita a tre donne che testimoniano speranza, perdono e carità

ROMA, domenica, 14 giugno 2009 (ZENIT.org).- Uno dei principali appuntamenti della festa di S. Rita a Cascia è il riconoscimento internazionale che viene dato a tre donne che nella loro vita hanno testimoniato la speranza, il perdono e la carità, cioè le stesse virtù per le quali la Santa dei cosiddetti “casi impossibili” è conosciuta nel mondo.

Il Premio è stato istituito nel 1988 e in questi ventidue anni è andato, tra gli altri, a Rosa Russo Iervolino, Enza Sampò, alla vedova del commissario Calabresi, a Chiara Lubich.

Quest’anno il riconoscimento è andato alla memoria di suor Maria Laura Mainetti, a Paola Stocco e alla filippina Ferminia Sacdalan Punongbayan. E’ stato il Vescovo di Malolos (Filippine), insieme a quello di Spoleto, mons. Riccardo Fontana, a consegnare il premio durante la celebrazione del transito della Santa.

Suor Maria Laura Mainetti

Suor Maria Laura Mainetti, religiosa delle Figlie della Croce, fu uccisa il 6 giugno 2000 a Chiavenna, in provincia di Sondrio, Diocesi di Como. Quella sera la comunità religiosa ricevette una telefonata: una ragazza chiedeva l’aiuto della suora per non abortire.

La religiosa andò in aiuto della giovane, che riuscì a convincere a stare in convento; era in attesa che prendesse i suoi effetti, depositati, a suo dire, in una macchina posteggiata in un sentiero.

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Al mattino del giorno dopo suor Maria Laura, irriconoscibile, è stata trovata dissanguata, colpita da 19 coltellate, proprio nel punto dove doveva trovarsi l’automobile posteggiata. Le assassine erano tre ragazze minorenni. Sull’esempio di S. Rita, la suora è stata disponibile per gli altri fino a dare la vita, con atteggiamento di perdono per tutti.

Ferminia Sacdalan Punongbayan

Ferminia Sacdalan Punongbayan appartiene alla Parrocchia di S. Rita di Guiguinto, città delle Filippine quest’anno gemellata con Cascia. Dopo 10 anni di matrimonio e sei figli, il marito si ammalò di cancro al fegato e morì. Nel 1986 un’amica che aveva dei dissesti finanziari le chiese aiuto. Ferminia, in nome della loro amicizia, pur non avendo essa stessa soldi sufficienti per vivere decise di ipotecare le sue proprietà. L’amica promise di restituire la somma appena le fosse stato possibile, ma non lo fece. La casa fu pignorata e la somma raddoppiò. Fece un appello alla banca: le fu accordato e lei s’impegnò a restituire i soldi un po’ per volta, senza recare fastidi all’amica. Non portò rancore, ma le rimase amica comprendendo la sua difficoltà economica.

Come S. Rita, è riuscita a pensare agli altri, donando tutta se stessa, chiedendo in cambio solo un sorriso.

Paola Stocco

Paola Stocco ha 50 anni, è casalinga ed è sposata da 27 anni con Eugenio Marrone. Dal 1988 fanno parte del Cammino Neocatecumenale della Parrocchia S. Teresa del Bambino Gesù a Verona. Hanno sei figli naturali e quattro adottati, altri sette figli sono in cielo.

“La nostra è una famiglia cristiana che grazie all’Amore di Dio, incontrato nei fatti dolorosi della vita, è potuta crescere prima nell’amore coniugale e poi come nucleo familiare – ha testimoniato Paola -. Avevamo sei figli, tutti voluti, desiderati, cercati… ciò che ci interrogava e ci turbava, non era il pensiero di queste stupende creature, ma il fatto che oltre a questi sei doni, ce n’erano altri sette volati in cielo senza venire alla luce”.

“Nella mia mente si faceva sempre più certa l’idea che Dio, con questi fatti dolorosi, ci voleva mandare un messaggio”. La conferma è arrivata nel dicembre del 2000, quando le spoglie di Santa Teresina hanno visitato la Basilica a Tombetta (Verona).

“In una notte intera di veglia, fruttuosa per tutta la nostra famiglia, durante la preghiera e l’intensa meditazione ho sentito che era veramente quanto dovevamo fare: aprirci all’adozione. Ne ho parlato con mio marito alla fine della veglia e, dopo aver ottenuto il consenso entusiasta e unanime dei nostri figli, abbiamo cominciato a pensare come realizzare questa ‘rivelazione'”.

“Ho pregato tanto S. Teresina e S. Rita, la Santa dell’impossibile, perché sapendo che anche lei aveva provato il dolore della perdita dei suoi figli poteva ridonare al mio cuore la vera Pace”, ha confessato Paola.

“Ora abbiamo dieci figli con noi e sette in cielo che preparano la festa. Come non essere grati a Dio per questi doni? Certo la nostra vita non è una passeggiata, ma a noi piace la montagna e sappiamo che dopo una dura e lunga salita, ci aspetta il panorama più bello del mondo. Non ci manca nulla, abbiamo Cristo con noi… cos’altro ci potrebbe servire? Ma la cosa più sbalorditiva è che, pur arrivando ogni notte a letto sfiniti, mai ci manca la forza per dire al Signore il nostro GRAZIE per l’Amore che ha messo nei nostri cuori e che ci accompagna sempre”.

“E’ un messaggio di speranza per i bimbi abbandonati, per le famiglie senza figli, per coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese: Dio provvede”.

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ZENIT Staff

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