di Giovanni Patriarca
PHILADELPHIA (Pennsylvania, Stati Uniti), giovedì, 18 giugno 2009 (ZENIT.org).- Un neurologo ed esperto di etica sottolinea la necessità di basare la bioetica sui principi morali e afferma che anche chi professa il relativismo ha delle certezze assolute nella vita.
Padre Tadeusz Pacholczyk è il direttore educativo del National Catholic Bioethics Center di Philadelphia (Stati Uniti). Scrive un inserto mensile per The Catholic Herald intitolato Making Sense out of Bioethics.
In questa intervista a ZENIT, parla della necessità di fondare la bioetica su principi morali assoluti alla luce degli eventi recenti in questo settore.
Negli ultimi anni la bioetica sembra essere diventata un campo di battaglia in cui molti gruppi di interesse cercano di imporre la propria visione politica separata da qualsiasi considerazione relativa alle basi morali di questo settore. La Dichiarazione Universale sulla Bioetica e i Diritti Umani delle Nazioni Unite del 2005 potrebbe essere considerata un punto di partenza, ma lascia delle questioni irrisolte. Che direzione sta prendendo la bioetica nel mondo globalizzato di oggi?
Padre Pacholczyk: A mio avviso, la Dichiarazione è piuttosto vaga e decisamente inutile quando si tratta di affrontare discussioni bioetiche scottanti e di avvicinarsi a seri momenti decisionali.
La riga finale del testo parla di come a nessuno dovrebbe essere permesso di “impegnarsi in qualsiasi attività o compiere qualsiasi atto contrario ai diritti umani, alle libertà fondamentali e alla dignità umana”, ma non specifica alcuna di queste ampie idee in modo significativo.
Nel mio lavoro, quando si parla di diritti umani fondamentali il caso più ovvio sarebbe forse quello relativo ai diritti dell’embrione umano, il membro più giovane della nostra famiglia umana.
La parola “embrione”, tuttavia, non viene mai menzionata nella Dichiarazione. Temo che gran parte della nostra discussione bioetica moderna “aggiri” semplicemente le questioni chiave.
Di recente negli Stati Uniti la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane è stata promossa da un nuovo finanziamento federale, e i media riportano che questa decisione ha diviso l’opinione pubblica. Qual è la posizione della Chiesa cattolica in un momento così delicato?
Padre Pacholczyk: In questo momento delicato, così come in ogni momento, la Chiesa cattolica espone e insegna con autorità la legge naturale.
La verità morale sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali umane può essere conosciuta alla luce della ragione naturale.
E’ una questione legata ai diritti umani fondamentali. A volte ricordo alla gente che ciascuno di noi è semplicemente un embrione che poi è cresciuto.
Se cogliamo correttamente questo fatto biologico fondamentale e constatiamo la verità della proposizione per cui sono tutti creati uguali e meritano un’analoga protezione da parte della legge, la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane, nella misura in cui richiede la distruzione di embrioni, può essere vista per quello che è: un’azione che è sempre e ovunque immorale.
Il campo della bioetica può sopravvivere senza assoluti morali o c’è la possibilità che rimanga costantemente alla deriva?
Padre Pacholczyk: Gli assoluti morali rappresentano la base di una società e sono una condicio sine qua non per il suo giusto ordinamento.
Gli assoluti morali sono anche alla base di tutta la bioetica corretta. La proclamazione per cui “non ci sono assoluti morali che ci legano” è in se stessa una dichiarazione morale assolutista.
E’ interessante che al giorno d’oggi nessuno creda davvero nel relativismo morale; si crede semplicemente che quando si parla di moralità assoluta bisogna essere gli arbitri di ciò che è morale e di ciò che non lo è.
Non ho mai incontrato qualcuno che non si basasse su assoluti morali di qualche tipo. Anche le persone più aperte a livello mentale e relativiste insistono sul fatto che certe azioni sono assolutamente sbagliate, siano esse l’inquinamento e il provocare il riscaldamento globale o uccidere gli orsi polari o minacciare le foreste pluviali sudamericane.
Quando si parla di uccidere esseri umani nel ventre materno, questi stessi individui dalla mente aperta e liberale insisteranno paradossalmente sul fatto che ciascuno dovrebbe essere libero di scegliere di fare ciò che desidera, anche se negheranno sommariamente questa libertà di scelta radicale a chiunque possa voler uccidere panda o delfini.
In altre parole, queste persone esercitano un assolutismo selettivo in cui sono gli unici a decidere le questioni che devono essere considerate assolutamente negative. La loro miope versione della verità, che è solo un’immagine parziale e incompleta di questa, diventa una specie di approccio fondamentale e di ossessione.
Per ulteriori informazioni sul National Catholic Bioethics Center: http://www.ncbcenter.org/
[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]