di Carmen Elena Villa
CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 3 marzo 2010 (ZENIT.org).- In Uganda il cattolicesimo è in crescita. I cristiani rappresentano il 77,4 % della popolazione totale, e quasi la metà di questi è costituita da cattolici.
I Vescovi del Paese sono in visita ad limina apostolorum a Roma per presentare a Papa Benedetto XVI e ai vari dicasteri i progetti pastorali che si sviluppano nelle Diocesi.
A che cosa si deve la crescita del cattolicesimo in questa Nazione del sud dell’Africa? Secondo padre John Baptist Kauta, segretario della Conferenza Episcopale, il fenomeno avviene grazie “all’attività e alla strategia che hanno scelto i primi missionari giunti nel Paese”.
Padre Kauta ha spiegato alla “Radio Vaticana” che nel processo di evangelizzazione della Nazione, iniziato alla fine del XIX secolo, i missionari, “mentre annunciavano la Parola, insegnavano a leggere, scrivere e far di conto. La gente associava così il cristianesimo alla promozione dell’istruzione, che era vista come un’opportunità di sviluppo”.
Chiesa mediatrice
L’Uganda vive dal 1986 una drammatica guerra civile con epicentro nella regione dell’Acholiland, nel nord del Paese. Il conflitto nasce dall’opposizione al Governo da parte del gruppo chiamato Lord’s Resistance Army (Esercito di Resistenza del Signore, LRA), una coalizione rivoluzionaria che si autodefinisce “di ispirazione cristiana”.
Il conflitto ha provocato circa 300.000 morti e un milione di sfollati.
In questo contesto, la Chiesa ha avuto un ruolo di pacificazione. I Vescovi hanno scritto una lettera pastorale dal titolo “La preoccupazione per la pace, l’unità e l’armonia in Uganda” per chiedere ai ribelli e al Governo la fine della guerra.
Nel 2007 l’Uganda Joint Christian Council (UJCC), un’organizzazione ecumenica istituita nel 2000 che riunisce la Chiesa cattolica, quella ortodossa e quella anglicana, ha pubblicato il documento “Un contesto per il dialogo sulla riconciliazione e la pace nel nord dell’Uganda”.
Nella città di Lira sono state realizzate anche tre riunioni consultive, alle quali hanno partecipato alcuni parlamentari, funzionari, capi religiosi e membri di altri partiti.
Si è svolta inoltre una conferenza sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace sostenibile nel Paese, organizzata da varie confessioni religiose e in cui i presenti hanno potuto scambiare informazioni e presentare nuove strategie per la costruzione della pace.
Dialogo interreligioso
La Chiesa cerca anche di mantenere buoni rapporti con i credo tradizionali attraverso una commissione per il dialogo interreligioso, e di promuovere l’inculturazione del cristianesimo in Uganda.
Quanto ad aspetti come la poligamia, la stregoneria e i sacrifici umani, padre Kauta ha indicato che “la Chiesa è consapevole del fatto che, anche se il nostro popolo è cristiano, restano ancora alcune eredità incompatibili con i valori cristiani della fede”.
Circa il dialogo con le culture aborigene del Paese, ha affermato che è necessario che gli agenti pastorali lavorino “di modo che le nostre liturgie siano apprezzate dal nostro popolo”.
Omofobia vs carità
Nel dicembre scorso è stato reso pubblico nel Paese il disegno di legge che mira ad applicare la pena di morte agli omosessuali.
La Chiesa, pur non sostenendo la pratica omosessuale, guarda alla questione con grande preoccupazione e afferma che il provvedimento “è in contrasto con l’approccio cristiano al problema”, dice padre Kauta.
Il modo adeguato di affrontare l’omosessualità, osserva, è “cercare di aiutare quelle persone che hanno bisogno di conversione, sostegno e speranza”.
Questa pena colpisce anche la missione di alcuni agenti pastorali, visto che “mette a rischio il segreto della deontologia professionale di persone come sacerdoti, consulenti, maestri, medici e dirigenti che offrono sostegno e consiglio per la riabilitazione degli omosessuali”.
Educazione e mezzi di comunicazione
In Uganda la Chiesa gestisce anche diversi istituti di istruzione. Tra questi c’è la UMU, l’Università dei Martiri Ugandesi, fondata nel 1994, un anno dopo la visita di Giovanni Paolo II nel Paese.
Dieci anni fa è stata poi fondata “Mewa”, la prima radio cattolica locale in FM, e un anno dopo è iniziato il funzionamento di “Radio Sapientia”, che trasmette in inglese e luganda, una delle lingue ufficiali dell’Uganda.
Padre Kauta vede così con speranza il futuro della Chiesa e sottolinea l’attività dei missionari: “un amore vissuto in prima persona attira l’attenzione e la risposta della gente”, ha dichiarato, riconoscendo che “non possiamo dimenticare il potere dello Spirito Santo e l’azione di Dio nella conversione del nostro popolo”.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]