ROMA, domenica, 7 marzo 2010 (ZENIT.org).- Senza volontariato “il bene comune e la società non possono durare a lungo”. E’ quanto ha detto questo sabato Benedetto XVI nel ricevere nell’Aula Paolo VI i circa settemila tra funzionari e volontari della Protezione Civile Italiana, accompagnati dal Capo Dipartimento Guido Bertolaso e dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta.
Nell’udienza caduta esattamente a 11 mesi di distanza dal terremoto che il 6 aprile scorso ha devastato l’Abruzzo, il Papa ha voluto ringraziare per il loro impegno i tanti “buoni samaritani” che si sono spesi per le vittime di questa tragedia e ricordare, alla luce della sua enciclica “Deus caritas est”, che “l’amore sarà sempre necessario, anche nella società più giusta”.
Allo stesso modo ha precisato però “l’amore del prossimo non può essere delegato” e “lo Stato e la politica, pur con le necessarie premure per il welfare, non possono sostituirlo”.
“Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore – ha continuato –. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione, di aiuto”.
Il Pontefice ha quindi voluto richiamare l’assistenza garantita dalla Protezione Civile che in Italia conta circa 3000 associazioni risultano con un milione e trecentomila volontari disponibili:
dalla Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi nel 2000 a Roma venuti ai giorni seguiti alla morte di Papa Giovanni Paolo II.
“I volontari – ha ricordato però il Papa – non sono dei ‘tappabuchi’ nella rete sociale, ma persone che veramente contribuiscono a delineare il volto umano e cristiano della società”.
“Senza volontariato, il bene comune e la società non possono durare a lungo, poiché il loro progresso e la loro dignità dipendono in larga misura proprio da quelle persone che fanno più del loro stretto dovere”, ha sottolineato.
“Oltre che custodi del territorio – li ha poi incoraggiati –, siate sempre più icone viventi del buon Samaritano, conferendo attenzione al prossimo, ricordando la dignità dell’uomo e suscitando speranza”.
La vostra missione, ha poi concluso, “non consiste solo nella gestione dell’emergenza, ma in un contributo puntuale e meritorio alla realizzazione del bene comune”, che “rappresenta sempre l’orizzonte della convivenza umana anche, e soprattutto, nei momenti delle grandi prove”.
Nel suo saluto al Pontefice il Capo della Protezione Civile Berolaso ha accennato velatamente alle recenti accuse che gli sono state rivolte e per le quali è indagato nella inchiesta giudiziaria relativa agli appalti per il G8 che si doveva tenere alla Maddalena.
In un periodo, ha detto infatti, in cui “si vorrebbero confondere le responsabilità di alcuni con il lavoro e il merito di moltissimi”, la Protezione Civile continua ad essere un “immenso valore di competenze e passione”.
In questo servizio nazionale, ha continuato poi, c’è “un vero patrimonio operativo ma soprattuto etico, un valore prezioso che oggi rivendico con orgoglio, fatto di donne e uomini che insieme hanno scelto di essere sempre pronti a servire il prossimo”.
Al termine dell’udienza il Papa ha ricevuto in dono il giubbotto blu della Protezione Civile, che ha subito indossato, suscitando l’applauso immediato nelle migliaia di volontari presenti nell’Aula Paolo VI.