ROMA, mercoledì, 6 aprile 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI è tornato questo mercoledì a lanciare un nuovo appello per porre fine alla violenza in Libia e Costa d’Avorio, in occasione dell’Udienza generale in piazza San Pietro.
“Continuo a seguire con grande apprensione – ha detto – le drammatiche vicende che le care popolazioni della Costa d’Avorio e della Libia stanno vivendo in questi giorni”.
“Mi auguro, inoltre – ha aggiunto –, che il Cardinale Turkson, che avevo incaricato di recarsi in Costa d’Avorio per manifestare la mia solidarietà possa presto entrare nel Paese. Prego per le vittime e sono vicino a tutti coloro che stanno soffrendo”.
La Costa d’Avorio è ricaduta nella guerra civile da quando il presidente uscente, Laurent Gbagbo, si è rifiutato di cedere il potere ad Alassane Ouattara, vincitore delle elezioni presidenziali dello scorso 28 novembre e riconosciuto dalla comunità internazionale come legittimo capo di Stato.
Intanto secondo quanto riportato dall’agenzia vaticana francese I. MEDIA, il Cardinale Turkson, inviato dal Papa la settimana scorsa in Costa d’Avorio per portare aiuto alla popolazione da parte della Santa Sede, non è ancora riuscito a mettere piede nel Paese.
Il porporato partito da Roma il 1° aprile scorso alla volta di Abidjan, la capitale ivoriana, a causa dei combattimenti in corso nella città, è rimasto bloccato per vari giorni ad Accra (in Ghana), e per questo è stato costretto a rientrare in Italia. La notizia è stata confermata dal Nunzio postolico in Abiyán, monsignore Ambrose Madtha, chi si è dichiarato “deluso” per quanto accaduto.
“La violenza e l’odio sono sempre una sconfitta! Per questo rivolgo un nuovo e accorato appello a tutte le parti in causa, affinché si avvii l’opera di pacificazione e di dialogo e si evitino ulteriori spargimenti di sangue”, ha poi concluso il Papa.
Secondo le stime delle Nazioni Unite oltre un milione e mezzo di persone potrebbero essere colpite dal conflitto in Libia, mentre oltre 440 mila persone hanno già lasciato le loro case dall’inizio delle operazioni militari, che dal 31 marzo scorso hanno condotto a 851 sortite con 334 attacchi mirati.
L’appello del Papa ha commentato all’agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, “è un’ulteriore spinta alla diplomazia a non arrendersi alla forza e a fare in modo che vi sia la possibilità di riconciliazione. Penso che l’appello del Santo Padre, che ringrazio di cuore, sia veramente importante, perché la forza non aiuta a ritrovare la pace”.
E mentre in Libia gli insorti, che denunciano la lentezza delle operazioni militari della Nato, hanno nuovamente chiesto l’appoggio della coalizione internazionale a Misurata per far fronte ai bombardamenti delle forze di Muammar Gheddafi, secondo fonti locali, il leader libico sarebbe pronto al dialogo con i ribelli di Bengasi a patto che questi depongano le armi.
In questa situazione drammatica, ha detto mons. Martinelli alla Radio Vaticana, “la Chiesa è ancora attiva e presente. E’ una presenza orante e, attraverso la preghiera, cerchiamo di costruire anche la nostra speranza per questo Paese. Uno Stato che deve raggiungere, necessariamente, un modo di vivere la pace”.
“Non abbiamo molta fiducia nelle bombe – ha aggiunto – , ma abbiamo tanta fiducia proprio nella potenza di Dio, in modo che possa convertire i cuori, in particolare in questo periodo di Quaresima”.
“Non possiamo esimerci da questo impegno – ha ribadito il Vicario Apostolico di Tripoli –, da questo desiderio di essere con i nostri amici libici una sola cosa, soprattutto nel pregare e nel servirli, e vivere con loro questo momento di prova”.
“Sappiamo bene quanto si stia facendo per ottenere la pace – ha osservato poi –. Mi auguro che ci sia veramente il modo giusto per poter rispettare la realtà della Libia, la sua tradizione e anche l’impegno a non dividerlo questo Paese, ma a fare in modo che possa essere unito per continuare la sua storia. Una storia certamente impegnata nel Mediterraneo e che vede anche la Libia come ‘ponte’ tra l’Africa e l’Europa”.