La fede in Gran Bretagna a un anno dalla visita del Papa

La Chiesa cattolica, un partner importante per superare la crisi

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di Antonio Gaspari

RIMINI, lunedì, 22 agosto 2011 (ZENIT.org).- Rivolte a Tottenham, crisi della City, scandalo nei mezzi di comunicazione di massa, anche in Gran Bretagna si vedono i segni dei tempi, con il crollo delle vecchie istituzioni e le incertezze del nuovo che arriva.

In questo contesto alcuni esperti del mondo anglosassone si sono incontrati il 21 agosto al Meeting di Rimini per riflettere sugli effetti della visita del Pontefice Benedetto XVI in Gran Bretagna, avvenuta nel settembre dello scorso anno.

Secondo l’editorialista irlandese dell’Irish Times, John Waters, “la visita del Papa in Inghilterra è stata fondamentale perché ha raggiunto il cuore del mondo anglofono”.

All’inizio, ha spiegato Waters, i media si sono focalizzati sulle ostilità, poi “improvvisamente si sono dovuti rendere conto che c’era qualcosa di più grande che stava accadendo”.

Austin Ivereigh, coordinatore del movimento Catholic Voices, ha raccontato di come nel Regno Unito si stia vivendo una serie di crisi che mettono in discussione il modello ‘liberal’, di cui ormai sono evidenti i limiti.

Il Primo Ministro David Cameron ha parlato di “Gran Bretagna rotta” e Ivereigh ha sostenuto che la Chiesa cattolica ha un suo contributo attivo da offrire.

Secondo il coordinatore di Catholic Voices, la Chiesa cattolica “può aiutare a rattoppare questa Gran Bretagna rotta” perché, come ha detto il Pontefice Benedetto XVI, “ragione e fede hanno bisogno l’uno dell’altra. Non basta l’individualismo liberale. La politica e la convenienza hanno bisogno di un fondamento etico”.

A questo proposito John Milbank, professore di Religion, Politics and Ethics all’Università di Nottingham, ha voluto precisare che il Papa “ha attirato l’attenzione sulle origini latine e cattoliche del costituzionalismo britannico”.

“Non è vero che – ha aggiunto il professore di confessione anglicana –, tutto ciò che c’è di valido nella sfera politica derivi solo dalle rivoluzioni americana e francese. Ci sono radici medievali e anche precedenti”.

Milbank ha auspicato un autentico costituzionalismo fondato “sul riconoscimento di un bene superiore” perché la fratellanza “è impossibile senza Dio e senza Gesù Cristo”.

Adrian Pabst, Lecturer in Politics and Religion all’Università del Kent a Canterbury, ha preso atto della crisi Paneuropea che colpisce anche gli Stati Uniti, rivendicando la necessità di una “democrazia cristiana popolare, diversa da quella postbellica, che non si basi sui partiti, ma sulla società civile”.

Secondo Pabst, i modelli dominanti di democrazia e di capitalismo sono indifferenti ai valori assoluti e alla verità,  per questo è necessario, come aveva avvertito anche don Sturzo, fare riferimento alla Chiesa che è elemento costitutivo della società civile. 

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ZENIT Staff

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