ROMA, venerdì, 27 gennaio 2012 (ZENIT.org).- Il Centro Europeo per la Legge e Giustizia (ECLJ) ha salutato con favore l’approvazione da parte dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) di una risoluzione, che respinge l’eutanasia.
La risoluzione ribadisce il principio secondo cui “l’eutanasia, nel senso dell’uccisione intenzionale per azione, per omissione, o per presunto beneficio di un essere umano, deve essere sempre proibita”.
E’ la prima volta, negli ultimi decenni, che l’eutanasia viene respinta in maniera così chiara da un’istituzione politica europea.
Questa risoluzione arriva un anno dopo la sentenza della Corte Europea, secondo la quale non c’è un diritto al suicidio assistito o all’eutanasia nella Convenzione europea.
“E’ una nuova vittoria importante per la vita e la dignità umana”, ha affermato il direttore dell’ECLJ, Grégor Puppinck, e potrebbe avere un impatto diretto sulla formulazione del giudizio della Corte Europea in merito al divieto del suicidio assistito in Germania.
Mercoledì 25 gennaio 2012, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha adottato la seguente risoluzione. “L’eutanasia, nel senso dell’uccisione intenzionale per azione, per omissione, o per presunto beneficio di un essere umano, deve essere sempre proibita”.
Lo scopo della risoluzione (n°1859/2012), intitolata “La protezione dei diritti umani e della dignità tenendo in considerazione le volontà espresse in precedenza dai pazienti”, è di definire i principi che devono guidare la pratica dei cosiddetti “testamenti biologici” o “trattamenti anticipati di fine vita” in Europa.
I “testamenti biologici” e i “trattamenti anticipati di fine vita” sono finalizzati a consentire al paziente di esprimere in anticipo la sua volontà riguardo ad un intervento medico o trattamenti particolari, nel caso in cui non fossero in grado di esprimerla al momento dell’intervento. Tali direttive possono essere applicate ad esempio quando c’è un dubbio sulla necessità o l’opportunità di rianimare un paziente o di continuare ad usare mezzi straordinari per mantenerlo in vita. In tali situazioni, le loro volontà espresse in precedenza dovrebbero essere prese in considerazione.
Essendo i “testamenti biologici” e i “trattamenti anticipati di fine vita” oggetto di possibili abusi, favorevoli all’introduzione dell’eutanasia o del suicidio assistito nella legislazione, la PACE ha creato un elenco di principi che devono disciplinare questa pratica nei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa.
La lista è basata sui principi elaborati in documenti approvati precedentemente dal Consiglio d’Europa, fra cui la Convenzione sui Diritti dell’Uomo e la Biomedicina (più conosciuta come Convenzione di Oviedo), nella quale la maggior parte degli Stati membri vengono vincolati giuridicamente. A causa delle crescenti preoccupazioni circa un eventuale introduzione dell’eutanasia, l’Assemblea ha ritenuto che fosse necessario richiamare esplicitamente il principio di base, cioè che l’uccisione intenzionale deve essere sempre proibita. La proibizione dell’eutanasia è anche una regola fondamentale della deontologia medica.
Questo spiega perché il primo principio enunciato dalla risoluzione è il netto divieto dell’eutanasia. Poi viene la lista dei principi e delle linee guida. Un altro principio positivo, introdotto dal deputato italiano Luca Volonté dice che “in caso di dubbio, la decisione deve essere sempre a favore della vita e a favore del prolungamento della vita” (§ 7.8.).
Per il dottor Grégor Puppinck, direttore dell’ECLJ, “questa risoluzione è una chiara indicazione che una maggioranza crescente di europei si oppone all’eutanasia. I numerosi abusi che si verificano nei Paesi che consentono l’eutanasia sono allarmanti e costituiscono violazioni dei veri diritti umani. E’ significativo che l’eutanasia debba essere sempre proibita. Il piccolo numero di Stati europei che autorizzano l’eutanasia dovrebbero rivedere la loro legislazione secondo i principi stabiliti dalla PACE”.
Anche se la risoluzione non è legalmente vincolante per gli Stati membri, essa è destinata ad esercitare una reale influenza sul processo legislativo e giudiziario, in particolare sulla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Per quanto riguardo il processo legislativo, l’Assemblea “raccomanda che il Comitato dei Ministri [i 47 ambasciatori nazionali a Strasburgo] ponga la risoluzione all’attenzione degli Stati membri, con la richiesta di attuazione”.
Per quanto riguarda il processo giudiziario, tale risoluzione avrà un impatto sulle valutazioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in particolare sulla discussione in merito al caso Koch versus Germania. Nel caso in questione, la Corte è chiamata a decidere se il divieto di “suicidio assistito” in Germania rispetta sì o no la Convenzione. Il caso riguarda la richiesta avanzata da un cittadino tedesco, Ulrich Koch, il quale si oppone al rifiuto delle autorità tedesche di concedere alla sua “fu moglie” l’autorizzazione ad acquisire una dose letale per poter commettere suicidio. La risoluzione della PACE potrebbe avere un impatto importante sul caso.
Solo un anno fa, il 20 gennaio 2011, la Corte europea ha emesso un’altra sentenza (Haas versus Svizzera) sul suicidio assistito. Pur ammettendo una sorta di diritto al suicidio, la Corte ha negato l’esistenza di un diritto al suicidio assistito derivante dalla Convenzione Europea e garantito dallo Stato. Ma contrariamente a ciò che ha fatto adesso la PACE, la Corte non aveva stabilito ancora che il suicidio assistito o l’eutanasia è di per sé una violazione del diritto alla vita garantito dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Come ha sottolineato Luca Volonté, presidente del Gruppo PPE del PACE, “l’anno scorso abbiamo ottenuto una grande vittoria con l’affermazione del diritto dei medici all’obiezione di coscienza; oggi abbiamo combattuto una giusta battaglia e abbiamo vinto, grazie a Dio, contro una vera e propria tirannia ideologica della cultura della morte (…); oggi l’eutanasia è completamente messa al bando dalla PACE”.