CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 1 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Il compito dei sacerdoti è quello di offrire agli uomini, che ritengono Dio “ininfluente”, la speranza che proviene dalla Parola di Dio, ha detto questo sabato Benedetto XVI ricevendo un numeroso gruppo di seminaristi, accompagnati dai loro formatori.
Il Papa ha infatti ricevuto in udienza i seminaristi del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano “Pio XI” di Ancona, del Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI” di Molfetta e del Pontificio Seminario Regionale “San Pio X” di Chieti, in occasione del loro centenario di fondazione.
Analizzando l’attuale contesto sociale dominato spesso da “un razionalismo chiuso in sé stesso”, dove “l’esperienza religiosa rischia di essere vista come una scelta soggettiva, non essenziale e determinante per la vita”, il Papa si è domandato se “l’uomo contemporaneo sente ancora bisogno di Cristo e del suo messaggio di salvezza”.
Oggi, ha ammesso il Papa, “è diventato sicuramente più difficile” credere, accogliere la Verità di Cristo. Tuttavia, “l’uomo contemporaneo appare spesso smarrito e preoccupato per il suo futuro, in cerca di certezze e desideroso di punti di riferimento sicuri”.
“L’uomo del terzo millennio, come del resto in ogni epoca, ha bisogno di Dio e lo cerca talora anche senza rendersene conto”, ha sottolineato il Santo Padre.
Per questo, ha quindi spiegato, “compito dei cristiani, in modo speciale, dei sacerdoti è raccogliere quest’anelito profondo del cuore umano ed offrire a tutti, con mezzi e modi rispondenti alle esigenze dei tempi, l’immutabile Parola di vita eterna che è Cristo, Speranza del mondo”.
Richiamando il recente Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, Benedetto XVI ha poi ricordato che “tra i compiti prioritari del presbitero c’è quello di spargere a larghe mani nel campo del mondo la Parola di Dio”.
Successivamente, il Papa ha messo in risalto l’importanza degli anni di seminario, durante i quali il futuro sacerdote deve ricercare un “rapporto personale con Gesù”, indicando come modello San Paolo.
“La conversione non ha eliminato quanto c’era di bene e di vero nella sua vita – ha detto il Pontefice – , ma gli ha permesso di interpretare in modo nuovo la saggezza e la verità della legge e dei profeti e di divenire così capace di dialogare con tutti, seguendo l’esempio del divino Maestro”.
“Ad imitazione di san Paolo, cari Seminaristi, non stancatevi di incontrare Cristo nell’ascolto, nella lettura e nello studio della Sacra Scrittura, nella preghiera e nella meditazione personale, nella liturgia e in ogni altra attività quotidiana”, ha infine concluso.