Bepo, dopo anni di vuoto tradizionalismo, conobbe un modo più vitale di vivere il cristianesimo: mettere in pratica il vangelo, stando nella misericordia di Dio.
Come occorreva mangiare tre o quattro volte al giorno, come era indispensabile respirare ventiquattrore su ventiquattro, bisognava amare sempre, ogni momento; pena l’asfissia dello spirito.
Come un atleta in gara, anche Bepo si trovò a consumare tante energie nello stadio di Dio; per cui era urgenza vitale nutrirsi e cibarsi di Gesù Eucarestia il più spesso possibile.
Correndo nello stadio, gli succedeva anche di cadere, farsi del male. Era quindi più frequente il ricorrere alla misericordia di Dio per sentire l’abbraccio incoraggiante del Padre, per riprendere con nuovo slancio la corsa e poter dar a Dio la gioiosa occasione di perdonare: “C’è più gioia in cielo per uno che si pente”.
E’ inconcepibile per un pesce buttarsi in mare solo di tanto in tanto, ma è necessario che ci viva dentro sempre.
Ciao da p. Andrea
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