di Gilberto Hernández García
CIUDAD ALTAMIRANO, martedì, 16 giugno 2009 (ZENIT.org).- Proseguono senza tregua gli omicidi dei cattolici nel mondo. In Messico, un sacerdote e due seminaristi della Diocesi di Ciudad Altamirano sono stati assassinati mentre si dirigevano a una riunione di pastorale vocazionale sabato sera nel municipio di Arcelia (Tierra Caliente, Guerrero).
Si tratta di padre Habacuc Hernández Benítez, di 39 anni, coordinatore della pastorale vocazionale della Diocesi di Altamirano, e dei giovani Eduardo Oregón Benítez, 19 anni, e Silvestre González Cambrón, 21, di Ajuchitlán, Guerrero, che appartenevano all’iniziativa dei “seminaristi in famiglia”.
Secondo il direttore della Polizia Investigativa Ministeriale (PIM), verso le sette di sabato sera il sacerdote e i seminaristi sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco mentre viaggiavano su una camionetta in una delle vie centrali di Arcelia. Un altro veicolo si è affiancato al loro e li ha fatti scendere, esplodendo vari colpi calibro 9 mm.
I corpi sono stati vegliati nel seminario di Ciudad Altamirano e lunedì sono stati trasferiti nei luoghi d’origine. Padre Habacuc era stato ordinato nel novembre 2002, i due giovani aiutavano i presbiteri della zona.
Un colpo doloroso per la Chiesa
Nel corso di una conferenza stampa svoltasi domenica, l’Arcivescovo di Acapulco, monsignor Felipe Aguirre Franco, ha affermato commosso per l’accaduto: “Finora non sappiamo come sono andate le cose. Stiamo facendo supposizioni e riflettendo sul fatto che hanno visto che erano dei giovani, c’era stato uno scontro e loro erano su un veicolo, non si sono fermati”. Le tre vittime, ha affermato, sono state colpite alle spalle.
“E’ un colpo molto doloroso per Guerrero e per la Chiesa della Diocesi di Altamirano; ci addolora l’omicidio del sacerdote e dei giovani, che erano in un seminario in famiglia”, ha aggiunto.
“Diventiamo ostaggi in questo scontro violento di resa di conti tra cartelli. Questo contagia le persone, perché imitano queste azioni violente e vogliono applicare la legge della giungla”.
Il presule ha aggiunto che in quella zona del Paese prevale l’ipotesi di risolvere le questioni con le armi, con il regolamento dei conti, con lo spargimento di sangue. “E’ una società che si sta ‘cainizzando’, cioè il fratello uccide il fratello”.
In questo senso, ha indicato che le forze armate non “bastano” per risolvere il problema integrale del narcotraffico e della violenza, per cui sono necessarie azioni per far fronte efficacemente a questo problema, visto che si sta entrando in una guerra senza fine.
Monsignor Aguirre Franco ha detto che di fronte a eventi come questo non si chiederanno misure di sicurezza, visto che si è nelle mani di Dio, e ha auspicato la protezione divina.
“Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio ma non c’è panico. Prenderemo solo le precauzioni necessarie per evitare confusioni”, ha concluso.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]