Sarà mons. Pietro Parolin, vicentino, nuovo Segretario di Stato vaticano e prossimo cardinale, a benedire il nuovo dormitorio-mensa che la Caritas veneziana sta realizzando a Marghera, nei locali dell’ex scuola Edison, su impulso del Patriarca Moraglia. La breve cerimonia è prevista per le ore 16.00 di mercoledì 5 febbraio, alla presenza delle autorità locali e delle comunità ecclesiali del territorio.
La presenza in città del più stretto collaboratore del Santo Padre è motivata dal fatto che l’opera, messa sotto la protezione di san Giuseppe, si chiamerà “Dormitorio-mensa Papa Francesco”. Dell’iniziativa il Pontefice era stato informato dal Patriarca stesso, nei mesi scorsi. E ora sarà il suo Segretario di Stato a benedire i locali, l’opera e quanti la frequenteranno. Non si tratterà di un’inaugurazione vera e propria perché i lavori sono ancora in corso ma questo, sottolinea don Dino Pistolato, vicario episcopale e direttore della Caritas diocesana, è il segno che “la Chiesa di Venezia è un cantiere aperto. Esprime la logica di una realtà in divenire”.
Il nuovo dormitorio – con annessa mensa, pensata per consumare la prima colazione e la cena – si sviluppa su una superficie di circa 450 mq, al piano terra dell’edificio che si trova a destra dell’ingresso da via Mameli, dietro gli uffici della Prefettura. Sarà strutturato in quattro blocchi di tre camere ciascuno (corrispondenti alla vecchia ripartizione in aule); ogni camera avrà due letti, per un totale di 24 posti. Sarà, inoltre, presente un ufficio per l’accoglienza e una camera per l’operatore. Un blocco di bagni e uno di docce sono a servizio degli ospiti; un altro è riservato all’operatore. La struttura dispone, appunto, di una cucina (per la colazione e per scaldare le vivande della cena che saranno portate da fuori) e di una sala-mensa per consumare i pasti.
Il dormitorio accoglierà, per il momento, solo uomini; vi si accederà dopo un colloquio e per un periodo di permanenza massimo di 15 giorni, peraltro rinnovabile. Quanto alla “tipologia” degli ospiti, “sarà l’operatività concreta a dirci se dovremo connotare la struttura in qualche modo – spiega ancora don Pistolato -. Intanto cerchiamo di rispondere a un bisogno: dare un tetto a chi l’ha perso, sotto il quale possa trovare anche la cena e la colazione, per affrontare il quotidiano”.