Le Nazioni Unite, il Vaticano e la pedofilia

Il vizio dell’astrazione ideologica più dannoso del pregiudizio anticlericale

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Il documento pubblicato dalla Commissione per l’Infanzia delle Nazioni Unite ha suscitato – come era prevedibile -una ondata di polemiche. Quanto risulta meno comprensibile in questo documento non è il fatto che si giudichino insufficenti le misure adottata dalla Chiesa Cattolica per reprimere il fenomeno degenerativo in cui sono stati coinvolti alcuni Sacerdoti. 

Il dissenso su questo punto è lecito, come è indubbio che per giungere ad adottare le misure severe richieste dalla situazione si è reso necessario l’esplodere dello scandalo. Non è però accettabile la relazione di causa ed effetto affermata dalla Commissione tra un fatto che non rientra assolutamente nella sua competenza, cioè la posizione della Chiesa sull’aborto e sulla omosessualità, e il fenomeno della pedofilia nel clero.

Qui non si riesce assolutamente a cogliere il rapporto logico tra una affermazione di principio nel campo etico ed un comportamento concreto condannato tanto dalla morale religiosa quanto dalla morale laica: se anzi partiamo dal presupposto che la pedofilia, o più precisamente la pederastia, costituisce la degenerazione più immorale della omosessualità, si dovrebbe in linea di principio concordare con la condanna da parte della Chiesa dei rapporti omosessuali.

Quanto all’aborto, non si vede assolutamente che cosa c’entri la sua riprovazione da parte del Magistero con la pederastia dei Sacerdoti; salvo, naturalmente, che si voglia fare un unico calderone di tutto quanto è condannabile o non condivisibile in ambito ecclesiastico, rifiutandosi di distinguere tra una presunta eccessiva indulgenza verso i peccati dei preti e la condanna di comportamenti proibiti dalla morale cattolica ma ammessi dalla morale laica.

E’ chiara l’illogicità e l’ingiustizia insita in questa assimilazione: la Chiesa, infatti, può e deve sanzionare sul piano canonico i componenti del clero quando sbagliano, ma non può – nell’ambito degli Stati laici – influenzare la legislazione, limitandosi a ricordare ai propri fedeli quanto è lecito e quanto è illecito dal proprio punto di vista.

Nè si può affermare che l’inflenza della Gerarchia abbia impedito ai legislatori di introdurre norme in base alle quali lo Stato permette sia di praticare rapporti omosessuali, sia di riconoscere queste unioni, sia di praticare l’aborto. E allora quale effetto si può attribuire alle proibizioni stabilite dalla Chiesa? Soltanto quello che le riconoscono, in base alla propria coscienza, quanti le accettano e decidono di conformarsi con esse.

Pretendere che la Chiesa Cattolica rinunzi a ricordare i precetti vigenti per chi ne fa parte è d’altronde lesivo della libertà religliosa: l’Autorità religiosa israelitica ed islamica non ha forse il diritto di ribadire il divieto di consumare cibi inconformi con i rispettivi precetti alimentari?
E se la proibizione dell’omosessualità è considerata irrispettosa nei rigardi di chi la pratica, non è forse lesivo del principio di parità tra i sessi il matrimonio poligamico? Perchè dunque non chiedere ai Musulmani di proibirlo?

Rimangono dunque da capire i motivi profondi della ostilità manifestata dagli esperti delle Nazioni Unite verso la Chiesa Cattolica. Il comunismo, come a suo tempo anche il nazismo, ha sempre assunto un atteggiamento di ostilità e di persecuzione, più o meno accentuata, nei confronti di tutte indistintamente le confessioni religiose.

La Chiesa Cattolica è sta però maggiormente colpita in quanto subordinata ad un potere mondiale, quello del Papa, che risultava estraneo ed irriducibile alle diverse sovranità statuali, e veniva perciò presentato come contrapposto ad esse. Inoltre, il particolare radicamento della fede cattolica in alcune realtà nazionali – esemplare il caso della Polonia – aiutò i popoli a mantenere la proipria identità nazionale, non assoggettandosi a quella “reductio ad unum” che costituiva l’obiettivo di una ideologia totalitaria, caratterizzata dal disegno di sottomettere tutto il mondo.

Nelle varie Organizzazioni Internazionali, e soprattutto nelle Nazioni Unite, si sono rifugiati – in qualità di funzionari e di consulenti – numerosi nostalgici del comunismo, o quanto meno i superstiti di un ceto intellettuale che – trovandosi avulso dalla realtà sociale e culturale concreta dei vari Paesi – non si è reso conto di come va il mondo. E il mondo cammina precisamente verso l’affermazione delle identità, vuoi nazionali, vuoi regionali, vuoi religiose: a volte le une sono in competizione con le altre, ma più sovente si determina tra esse come una sinergia, in quanto la fede comune aiuta i popoli nel processo che conduce all’autodeterminazione.

A questo proposito, vale la pena di ricordare che l’affermazione del principio di autodeterminazione come nuovo istituto del Diritto Internazionale costituisce l’unico vero, grande merito delle Nazioni Unite. I loro funzionari ed esperti sono però così accecati dal pregiudizio ideologico che rifiutano di riconoscere il merito delle religioni nella realizzazione concreta di questo principio.

Secondo loro, la Chiesa “opprime” gli omosessuali e le donne che vogliono abortire, oltre naturamente ad opprimere i bambini vittime della pederastia (che non è peraltro praticata soltanto da alcuni cattivi Sacerdoti). Può essere che qualche Vescovo non sia intervenuto a tempo e con l’energia dovuta per sanzionarli.

Tuttavia, vale anche la pena di ricordare che i “Caschi Blu” delle Nazioni Unite bevevano birra mentre le truppe del nazional comunista Milosevic compivano la strage di Sebrenica, uccidendo anche i bambini. Secondo gli esperti dell’ONU, ci sono però vittime di prima e di seconda categoria. 

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Alfonso Maria Bruno

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