Amare oltre il ragionevole

La testimonianza dei coniugi Gasparre che di fronte al destino segnato della piccola Marianna hanno reagito amando di più

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Si può amare la vita oltre il ragionevole? Si può continuare a desiderare un figlio, anche se si è a conoscenza di una grave malformazione? Come si fa ad accompagnare una vita nascente sapendo che morirà presto?

A queste e altre domande hanno risposto i coniugi Luigi e Laura Gasparre, ospiti del secondo della serie di appuntamenti culturali proposti a San Benedetto del Tronto dal quotidiano online della diocesi “L’Àncora”in collaborazione con l’Ufficio Diocesano per la Cultura e la libreria “La Bibliofila”.

Luigi e Laura vivono a Montelabbate (PU) e avevano già un figlio di 5 anni quando nel 2007 scoprirono che la secondogenita, che stavano aspettando, era affetta da anencefalia, una rara e grave malattia.

I coniugi hanno raccontato come il personale medico aveva prospettato come naturale ed unico epilogo della vicenda l’aborto terapeutico. Al parere degli esperti si era aggiunto anche quello dei familiari. “Avete già un figlio”, “Non vi andate a complicare la vita”, queste le frasi che più spesso Luigi e Laura si sono sentiti ripetere.

Tutto ciò che ruotava attorno alla giovane coppia aveva una logica: non vale la pena portare avanti la gravidanza con un feto così gravemente compromesso. Di fronte ad un destino che sembrava segnato, Luigi e Laura hanno risposto in maniera inaspettata.

Sana o malata, quella che Laura portava in grembo era loro figlia. Marianna, questo il nome della piccola, andava dunque amata. Anzi, proprio perché in difficoltà, andava amata ancora di più.

In questa loro certezza, sono stati sostenuti dal prof. Giuseppe Noia, uno dei massimi esperti di medicina prenatale. Il Prof. Noia, che esercita la sua professione presso il Policlinico Gemelli di Roma, è stato definito dalla coppia come uno straordinario mix di scienza e fede, che lo porta ad avere una geniale umanità e un gran senso di amore verso ogni essere umano.

Luigi e Laura hanno raccontato come, nonostante la malattia di Marianna, l’hanno continuata ad amare durante tutti i nove mesi della gravidanza, gioendo quando la piccola scalciava nel grembo, oppure quando, a suo modo, rispondeva al fratellino di 5 anni che accarezzava la pancia della mamma. Quella che per molti era un incidente di percorso, era invece un essere umano vivo.

Il Prof. Noia ha accompagnato Luigi e Laura fino alla nascita di Marianna che purtroppo, subito dopo essere stata battezzata, è andata in cielo. Pochi giorni dopo c’è stato il funerale e Luigi e Laura, nonostante l’immenso dolore, lo hanno vissuto con grande serenità perché hanno fatto tutto il possibile per la loro piccola.

Luigi ha concluso dicendo di non sentirsi un superman o una persona straordinaria, ma di avere soltanto amato quella che era ed è sua figlia.

Luigi e Laura hanno trasformato il massimo del male, la morte di una figlia, in una occasione di bene. Infatti, oltre ad offrire la loro testimonianza in tanti incontri come quello organizzato a San Benedetto del Tronto,  attraverso l’associazione “La Quercia Millenaria”, sostengono e accompagnano tante coppie che stanno vivendo le stesse difficoltà, cercando di offrire quel supporto che in un primo momento non avevano avuto da nessuno.

L’avvocato Marco Sermarini, traendo le conclusioni della testimonianza che Luigi e Laura hanno fatto. Si è soffermato sulla logica utilitaristica che purtroppo contraddistingue la nostra cultura. “Vali per quello che funzioni e non per quello che sei”.

Il moderatore dell’incontro Nicola Rosetti, ha concluso ricordando come nell’attuale contesto culturale pluralista, non può mancare o essere marginalizzata la posizione di chi, come Luigi e Laura, si fanno portatori di una cultura autenticamente umana.

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ZENIT Staff

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