Gesù e "Le Cronache di Narnia"

Gli elementi cristiani nel fantasy dello scrittore irlandese Clive Staples Lewis

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Clive Staples Lewis, filologo e scrittore dell’Irlanda del Nord, aveva una visione filosofica abbastanza complessa, data dal fatto che Lewis fu per la maggior parte della sua vita ateo. In età adulta, i suoi studi lo portarono alla consapevolezza e poi ad una forte convinzione dell’esistenza del Dio come rivelato dal cristianesimo. 

Le opere di Lewis possono essere considerate apologetiche. Egli sviluppa la sua apologia del cristianesimo ritenendo fermamente che Dio esiste e che ciò può essere dimostrato, e che anzi è più complicato dimostrare la sua inesistenza.

La morale cristiana adottata da Lewis, già espressa nel corso dei suoi interventi radiofonici The Case for Christianity, si ritrova nella sua opera più famosa: “Le Cronache di Narnia”. I libri che compongono la saga – che prende il nome latino della città umbra di Narni – possono essere letti come una storia del mondo pregna di profonde allusioni alla dottrina cristiana: dalla creazione ne “Il nipote del mago”, in cui il possente leone Aslan cammina in un prato facendo affiorare dal terreno ogni cosa; alla svolta  de “Il leone, la strega e l’armadio, dove lo stesso Aslan si sacrifica e poi resuscita per la salvezza del suo popolo e del giovane Edmund. Infine, ne “L’ultima battaglia”, compare la Strega Bianca, chiara illusione al male, fino alla fine del mondo-

In questi tre dei sette libri che compongono la saga, possiamo quindi vedere in Aslan una rappresentazione di Cristo, in quella dell’Imperatore d’Oltremare una rappresentazione di Dio, in quella della Strega Bianca, come già detto, quella del male, e, nell’ultimo libro, troviamo una rappresentazione dell’anticristo nell’asino travestito da Aslan.

La teologia è quindi ben inserita all’interno delle storie di Lewis. Egli stesso sostiene che i personaggi e i fatti non siano allegorici, ma “supposizionali”, ovvero più simili a qualcosa, come una storia alternativa. Così scrive infatti ad un giovane ammiratore: “Io non mi sono detto ‘Rappresentiamo Gesù come Egli è realmente nel nostro mondo come un Leone in Narnia’; mi sono detto ‘supponiamo che ci sia una terra come Narnia e che il Figlio di Dio diventi in questa un Leone, come è diventato un Uomo nel nostro mondo, e quindi immaginiamo cosa succede’”(The Allegory of Love, 1936).

Lewis, contemporaneo, collega e amico di Tolkien, è riuscito in modo formidabile a ripercorrere i maggiori fatti biblici in chiave fantasy, riproponendola ai giovani, ma anche agli adulti ed ai bambini, per far comprendere a tutti il messaggio portato da Cristo. Il contributo di entrambi gli scrittori, in tal senso, è fondamentale. 

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Francesco Andrea Allegretti

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