La morte di padre Van der Lugt ha scosso sia cristiani che musulmani

La testimonianza da Aleppo del sacerdote armeno cattolico Joseph Bazuzu: “Dopo il brutale assassinio di padre Franz i siriani continuano a pregare”

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La perdita di padre Franz Van der Lugt è un vuoto incolmabile per la popolazione Siriana. Lo conferma il sacerdote armeno cattolico Joseph Bazuzu, responsabile degli incontri mensili dei sacerdoti e degli operatori pastorali di Aleppo. Nella martoriata metropoli siriana – riferisce il sacerdote all’agenzia Fides – “stiamo sperimentando ogni giorno cosa vuol dire attraversare con fede i tempi della sofferenza. Adesso ci aiuterà col suo esempio anche padre Van der Lugt, che ha testimoniato fino al martirio il suo amore a Cristo e al popolo siriano”.

Da più di un anno, prosegue padre Joseph, “suggeriamo di orientare la pastorale ordinaria sulle parole e le riflessioni che possano sostenere il popolo di Dio nella condizione che stiamo vivendo”. “A volte – aggiunge – c’è chi sceglie le proprie penitenze per fare cammini di mortificazione. Oer noi le croci da portare vengono da fuori, non le scegliamo noi”. Quindi, “per aiutarci a vivere questi tempi, nelle omelie e negli incontri di catechesi concentriamo la riflessione sui passi del Nuovo Testamento che descrivono questa condizione, in cui solo l’aiuto di Cristo ci può sostenere”.

Soprattutto in casi come quello del brutale assassinio del gesuita olandese, avvenuto lunedì scorso ad Homs, che – conferma il sacerdote – ha scosso non solo i cristiani, ma anche i musulmani. Van der Lugt, nei suoi quasi cinquant’anni in Siria, aveva infatti aperto preziosi canali di comunicazione con i fedeli islamici anche grazie alla sua attività di psicoterapeuta. Di lui, in particolare, si ricorda la coraggiosa scelta di rimanere ad Homs durante l’evacuazione dei civili, decidendo di rimanere accanto alla popolazione “alle prese con i bombardamenti quotidiani e la mancanza di cibo, nel quartiere di Bustan al-Diwan sotto controllo dei ribelli a lungo assediato dall’esercito di Assad”, racconta Bazuzu. “Era rimasto nella sua residenza anche dopo le operazioni di evacuazione della popolazione civile avvenute a Homs sotto l’egida dell’Onu, con il consenso delle parti in lotta”.

Finora – conferma Fides – non ci sono state rivendicazioni ufficiali dell’assassinio. I media di Stato lo attribuiscono a “non meglio definiti terroristi”, un’espressione con cui il governo siriano definisce tutte le formazioni e le milizie dell’opposizione. Anche la Syrian National Coalition, cartello dei gruppi anti-Assad sostenuto da nazioni mediorientali e occidentali, ha condannato l’omicidio del sacerdote, sostenendo che padre Van der Lugt era sotto la protezione del Free Syrian Army, la sigla militare anti-Assad che fa riferimento alla Syrian National Coalition. (S.C.) 

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ZENIT Staff

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