Dopo tanto parlare su Giovanni Paolo II in questi giorni vicini alla canonizzazione, mancava solo Papa Francesco a dire la sua su questo indimenticabile Santo Pontefice. Lo ha fatto ieri sera con un Videomessaggio inviato “ai cari connazionali del Beato Giovanni Paolo II” tramite la TVP e Radio polacca.
In apertura al suo messaggio, Francesco ha posto in luce la personale gratitudine per Wojtyla, “per il suo instancabile servizio, la sua guida spirituale, per aver introdotto la Chiesa nel terzo millennio della fede e per la sua straordinaria testimonianza di santità”.
È poi tornato con la mente a quel 1° maggio di tre anni fa, quando, durante la cerimonia di beatificazione in piazza San Pietro, Benedetto XVI ricordava agli oltre 2 milioni di fedeli presenti “che quello che Giovanni Paolo II chiedeva a tutti, cioè di non avere paura e di spalancare le porte a Cristo, egli stesso lo ha fatto per primo”.
Il Papa polacco – disse Ratzinger nell’omelia – «ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile». E «con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana – aggiunse il Papa emerito – questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo». Parole ricche di forza e verità, in cui – dice Bergoglio – “mi identifico pienamente”.
Il Pontefice ha gettato poi lo sguardo sulla vita di Karol Wojtyła trascorsa nella sua amata patria, la Polonia, dove crebbe “al servizio di Cristo e della Chiesa” e dove “si è formato il suo cuore”, dilatatosi poi “alla dimensione universale, prima partecipando al Concilio Vaticano II, e soprattutto dopo il 16 ottobre del 1978, perché in esso trovassero posto tutte le nazioni, le lingue e le culture”. “Giovanni Paolo II si è fatto tutto a tutti”, afferma Papa Francesco.
Non si può dunque non ringraziare la Chiesa polacca per il dono di questo uomo straordinario che ha arricchito tutti e che “continua ad ispirarci” attraverso “le sue parole, i suoi scritti, i suoi gesti, il suo stile di servizio”. “Ci ispira la sua sofferenza vissuta con speranza eroica”, sottolinea Francesco, e “ci ispira il suo totale affidarsi a Cristo, Redentore dell’uomo, e alla Madre di Dio”.
Un modello alto di santità, dunque, che deve diventare punto di riferimento per la Chiesa in Polonia, che – diceva Papa Francesco durante la visita ad limina dei Vescovi polacchi del 7 febbraio scorso – “continua ad avere grandi potenzialità di fede, di preghiera, di carità e di pratica cristiana”. Sempre in quell’occasione, ricorda lo stesso Pontefice nel Videomessaggio, “ho messo anche in rilievo le sfide pastorali come la famiglia, i giovani, i poveri e le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”.
In vista di queste prove future, l’auspicio del Papa è dunque che “la canonizzazione di Giovanni Paolo II, e anche di Giovanni XXIII, dia un nuovo impulso al quotidiano e perseverante lavoro della Chiesa nella vostra patria”. Lavoro che sarà poi coronato nel 2016 con la prima visita del Pontefice argentino a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù.
In conclusione, il Santo Padre invita tutti “a vivere profondamente” la canonizzazione dei due Papi: “Alcuni di voi verranno a Roma, ma grazie ai mass media moltissimi potranno partecipare a questo grande evento”, osserva. E ringrazia perciò già da oggi tutti i giornalisti di stampa, radio e televisione “per il loro servizio” all’evento di domenica prossima. Infine, il Papa rivolge un saluto a tutti i conterranei del Santo polacco, “anche quelli che non appartengono alla Chiesa cattolica”. E assicura: “Porto tutti nel mio cuore”.