The majestic spiral galaxy NGC 4414 imaged by the Hubble Space Telescope in 1995

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Poesia della parola futuribile

Un ricordo di Guido Tagliati, il poeta che cercava Dio nel microcosmo dei quark e nel macrocosmo degli astri

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Esistono molti modi di fare poesia. Poesia giocosa, didascalica, evocativa, intimistica… per dare voce a particolari stati d’animo o a correnti emergenti di pensiero.  Oggi anche le conquiste della scienza sembrano alimentare la ricerca poetica. E d’altra parte, quale fonte d’ispirazione potrebbe essere più seducente dell’ignoto dello spazio o dell’origine del tempo, quali ci vengono proposti dalla concezioni einsteiniane e dalle nuove frontiere della fisica? Scriveva Allen Ginsberg: “solo lo scienziato è vero poeta: ci dà la luna, ci promette le stelle…”.

A questo proposito, vogliamo ricordare un originale poeta, Guido Tagliati, vissuto a Ferrara e scomparso nel 2011, che viene ritenuto dalla critica “tra i grandi della parola futuribile contemporanea”. Tagliati condusse uno stile di vita appartato e non fu mai un protagonista della scena letteraria, nondimeno già negli anni Novanta godeva di stima e considerazione, al punto che la sua opera fu recensita da celebri autori come Giorgio Caproni, Alfonso Gatto e Giuseppe Dessì. E il grande critico letterario Antonio Piromalli scriveva di lui: “la poesia di Tagliati possiede una variegata ricchezza di tematiche in quanto comunica quella visione che sorge dalla fisica moderna e illumina il rapporto tra la creazione, vista nella grandiosità degli astri e nelle particelle subatomiche, e l’idea di un Dio che non è indicato solo nei cieli ma è dovunque, soprattutto negli adroni di tutte le cose, i quark, mattoni della vita giunti dagli spazi siderali…”.

Ma per introdurre il lettore nell’universo di Tagliati, è opportuno prendere subito visione di un suo brano letterario, fortemente rappresentativo dello stile e della poetica dell’autore. Un brano dal titolo suggestivo: God’s Tramp – Il vagabondo di Dio (1999).

Pure nel cotidiano affanno
sempre l’estro per l’immenso,
censura alla fisicità dell’egoismo,
ovunque il sentimento del non tempo,
solerzia d’un vagabondo di Dio,
fettucce stradali le piste cosmiche,
lo scavo di trascendenza virtuale,
realtà asfittica per dubbiosi,
correlata l’astrofisicità latente,
enucleata irrealtà d’evidenze
folgoranti l’attimo del pensiero,
quel attosecondo trasferente
la presenza-assenza del Creatore,
percezione di travalicante Potenza,
baciare il Sole senza ustioni,
sfilare fulmini dalle quasars,
rimescolare buchi neri col soffio,
rivoltare col dito le nebulose,
brinarmi della vergine antimateria.

Tutte le raccolte di versi di Guido Tagliati rivelano il loro nucleo profondo nella ricerca di Dio, individuando la chiave di accesso alla trascendenza nella lirica dei versi e nel mistero dell’universo che ci circonda. Una dichiarazione di poetica esplicitata finanche nei titoli: I quanta del divino (1989); God’s Trade – Il marchio di Dio (1996); God’s Truth – La verità di Dio (1997); God’s Tramp – Il vagabondo di Dio (1999).

Credi in DIO?
Se annuisci
l’abbacinante fulgore eccolo,
costante assoluta di perpetuità,
fugge le ristrette frequenze
di percezione visiva,
esclusivo valsente di chi
sa eludere la fisicità,
uscirne lieve teofanía,
abbarbicarsi alla galassia
di LUI, specola sugli Universi,
serbatoio della trascendenza,
da cui ogni evento creativo,
l’incipit della fulmineità,
grippa nel metabolismo
materico dei Sistemi,
postura ineludibile di gravità,
strofinío sulla trapunta cosmica.
Ogni brillanza siderale
obesa di greve lentezza,
l’annaspío tra lacerti astrali,
nell’ansima dei millenni,
incontaminato il suo spettro:
occhi terrestri accendono
la trama visiva policroma,
attizzato il tempo-spazio.

Guido Tagliati fece parte del novero dei poeti che parteciparono al progetto Fioretti Giubilari, un’antologia poetica che, il 21 giugno 2000, fu donata a Giovanni Paolo II nel corso di un’Udienza Pontificia in San Pietro, rifacendosi ad un’antica tradizione dell’Anno Santo. In quell’occasione Tagliati fu impossibilitato ad essere presente a Roma per gravi motivi familiari, ma volle comunque far pervenire al Santo Padre una lettera contenente una richiesta di benedizione.

Nella monumentale opera del futuro Papa Santo, Tagliati vedeva riflesse le sue più profonde istanze poetiche e metafisiche. In particolare nella Lettera agli artisti dove il Papa scriveva: “ogni autentica intuizione artistica va oltre ciò che percepiscono i sensi e, penetrando la realtà, si sforza di interpretarne il mistero nascosto. Essa scaturisce dal profondo dell’animo umano, là dove l’aspirazione a dare un senso alla propria vita si accompagna alla percezione fugace della bellezza e della misteriosa unità delle cose”. E sull’onda di queste emozionanti parole, proponiamo al lettore l’ultima parte della poesia God’s Tramp – Il vagabondo di Dio.

L’infinibile canestro cosmico
per l’itinerante assemblaggio,
le variegate singolarità dei mondi,
dall’angolare boato del big bang
al dilatante trend della sfericità,
il raggomitolarsi nel collante
della volatile materia oscura,
cotonante matassa di neutrini
a bilanciare l’infinito probabile
col finitamente inopinabile.
Ogni radiazione fotonica
inevitabilmente nel marchio
fendente di massa energetica,
il trivio risucchio di gravità,
massiva la luce lambisce,
incurva l’iter dinamico,
pur nella costante
di una velocità
ormai relativa,
assoluta solo la perennità.
Parimenti il tempo
flette il conteggio:
relativizzare i mondi
per differenziate gravitazioni,
le accelerazioni conseguenziali
per ineguali ritmi di scansioni.
Lo svolgimento delle ere,
la maschera di matericità:
non per DIO nella “etereità”,
ma sempre dall’ubiquitario
Spirito della Giustizia,
anche per i Suoi Segni
il rispetto delle leggi cosmiche,
l’elasticità del tempo,
l’inferenza dei cicli
negli ecosistemi planetari.
Quando DIO “smazza” le carte
trova sempre e solo “jollys”,
gli infinitimi istanti
che ordiscono l’inconsutile
trama dell’imponderabile.
Raggianti filiere
di pirotecnico furore,
brandelli di brillanze
per futuri astri,
le supernovae
superstars delle galassie,
laboratori
di velocità tachioniche,
il lancio formativo
di ferrosi mondi,
possibili prossimi pianeti,
empiriche fucine organiche
di chissà quali forme
e meravigliose intelligenze.
Il Creatore
sul leggío dell’infinibile,
seguìta la sinusoide
del preordinato diagramma,
ciclico l’assemblaggio
dei vitigni frattalici,
gli elettroni
fagocitati dai nuclei,
nebulosico il rigurgito
delle stelle di neutroni.
Le comete,
cronometrici testimoni
della regolare orologeria
in ogni eccentr
ico stadio

dell’Olimpiade dell’Eternità.

***

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Massimo Nardi

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