CITTA’ DEL VATICANO, giovedì 22 april 2004 (ZENIT.org).- Domenica 25 aprile, Giovanni Paolo II proclamerà beata Alessandrina Maria da Costa (1904-1955), laica portoghese, cooperatrice salesiana, vissuta nella prima metà del 1900.
La storia della serva di Dio ha dell’incredibile. Nata il 30 marzo 1904 a Balasar in Portogallo, Alessandrina Maria da Costa era una piccola contadina, vivace, scherzosa, affettuosa.
A 14 anni salta dalla finestra nel giardino per salvare la sua purezza minacciata. Nel corso degli anni il danno riportato nella caduta si trasforma in paralisi totale, per cui rimane inchiodata a letto per oltre trent’anni.
Si offre come vittima a Cristo per la conversione dei peccatori e per la pace nel mondo. Per quattro anni (1938-1942) rivive la passione di Cristo tutti i venerdì per tre ore.
Dal 27 marzo 1942 alla morte (13 anni e sette mesi) non ingerisce più alcuna bevanda né alimento di sorta, all’infuori della comunione quotidiana.
Guidata dal suo direttore spirituale, diventa cooperatrice salesiana, offrendo le sue sofferenze per la salvezza della gioventù. Muore a Balasar il 13 ottobre 1955, dove è sepolta e dove siè spesso visitata da lungo folle di pellegrini.
In una intervista rilasciata alla “Radio Vaticana” il 22 aprile, il cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha spiegato che: “Alessandrina è una figura esemplare, nella sua semplicità e autenticità (…) offre con la sua vita uno stimolo, una motivazione per nobilitare soprattutto presso i giovani ciò che la vita presenta di doloroso, di triste”.
“Il suo amore all’Eucaristia e alla Madonna e la sua vita interiore, giunta ai livelli più alti della mistica, raccomandano a tutti il ‘programma’ della santità, che è Cristo stesso, da conoscere, amare”, ha aggiunto il porporato.
Il cardinale ha in seguito raccontato che: “Fino al 1928, Alessandrina non aveva smesso di chiedere al Signore, mediante l’intercessione della Madonna, la grazia della guarigione, promettendo che, se fosse guarita, sarebbe andata missionaria”.
“Ma appena capì che la sofferenza era la sua vocazione, l’abbracciò con prontezza. Diceva: Nostra Signora mi ha fatto una grazia ancora maggiore”.
“Prima la rassegnazione, poi la conformità completa alla volontà di Dio, ed infine il desiderio di soffrire. Risalgono a questo periodo i primi fenomeni mistici, quando Alessandrina iniziò una vita di grande unione con Gesù”.
“Un giorno in cui si trovava sola, le venne improvvisamente questo pensiero: ‘Gesù, tu sei prigioniero nel Tabernacolo ed io nel mio letto per tua volontà. Ci faremo compagnia’”. “Da allora – ha così aggiunto – cominciò la sua missione: essere come la lampada del Tabernacolo”.
“Passava le sue notti come pellegrinando di Tabernacolo in Tabernacolo. In ogni Messa si offriva a Dio come vittima per i peccatori, insieme a Gesù”.
Alla domanda su quale messaggio offre la prossima beata al mondo, Saraiva-Martins ha concluso: “Nella chiesa di Balasar, dove oggi in una cappella laterale riposa il corpo di Alessandrina, si leggono queste parole da lei volute: ‘Peccatori, se le ceneri del mio corpo possono essere utili per salvarvi, avvicinatevi, passatevi sopra, calpestatele fino a che spariscano. Ma non peccate più; non offendete più il nostro Gesù!’”.
“E’ la sintesi della sua vita, spesa esclusivamente per salvare le anime”, ha infine concluso.