Domenica sera nel campionato di calcio di serie A si è verificato un evento non consueto: la sconfitta interna del Milan al Meazza per 0-4, contro il Napoli del mister Maurizio Sarri. Non accadeva dall’autunno 2010, quando i rossoneri perdevano il derby con l’Inter di Mourinho. Due eventi entrambi traumatici per i tifosi rossoneri, i cui protagonisti vincenti sono esattamente agli antipodi per tipologia di personalità. 5 anni fa mentre lo Special One si apprestava a centrare la conquista del triplete alla guida dei neroazzurri di Moratti dopo aver vinto tutto dappertutto, Sarri, esonerato l’anno precedente dal Perugia in Lega Pro Prima Divisione, attendeva di completare le ultime 11 giornate di campionato alla guida del Grosseto. Solo un lustro più tardi, sabato scorso, la Premier League ci mostrava l’attuale allenatore del Chelsea, il più amato, più odiato, più pagato, più chiacchierato del mondo alle prese con una pesante crisi di risultati e di gioco: dopo la sconfitta casalinga contro il Southampton, la quarta in questa stagione, Mourinho è sotto attacco per i risultati scadenti del suo Chelsea a tal punto da far dubitare su una sua permanenza a Stamford Bridge.
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Mourinho e Sarri: narcisismo ed umiltà
Due personalità agli antipodi che si esprimono in due allenatori di calcio
“Se il Chelsea vuole cacciarmi, deve farlo: io non scappo. Se mi esonerano, mandano via il miglior allenatore che questa società abbia mai avuto”, ha affermato lo Special One dopo la sconfitta. E ancora: “Questo è il momento in cui ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, è il momento di reagire insieme”. Subito dopo parole di fuoco nei confronti dell’arbitro reo di non aver concesso un rigore alla sua squadra sull’1-1 ed il successivo deferimento da parte dell’FA (Federazione calcistica dell’Inghilterra).
24 ore dopo Maurizio Sarri asfaltava il Milan con il suo Napoli, predicando poi cautela e spegnendo gli entusiasmi. “La squadra sta bene, i giocatori sono felici e non penso che il modulo possa fare tutta questa differenza”, ha detto da un vero maestro del calcio che ai tempi delle promozioni dall’Eccellenza alla serie D della Sansovinese veniva chiamato “Mister 33 schemi”. Mourinho e Sarri, narcisismo ed umiltà. Due atteggiamenti mentali opposti e comuni al genere umano il cui utilizzo strumentale e ripetuto può rappresentare una base costituzionale della personalità.
Con il termine personalità si intende l’insieme delle caratteristiche psicologiche e delle modalità comportamentali (inclinazioni, interessi, passioni) che definiscono il nucleo delle differenze individuali, nella molteplicità dei contesti in cui la condotta umana si sviluppa. Nel narcisista prevale un senso di superiorità, un’esigenza di ammirazione e una certa mancanza di empatia. Il narcisista esprime una fiducia esagerata nel proprio valore ed importanza, ma può essere estremamente sensibile ai fallimenti, alla sconfitta o alla critica. In presenza di un fallimento può facilmente manifestare estrema rabbia o depressione. Il suo comportamento può risultare offensivo per gli altri, che lo vedono come auto-centrato, arrogante o egoista.
L’umile è privo o quasi di superbia, ha piena coscienza dei propri limiti e non prova orgoglio per le proprie doti e per i propri meriti. Riesce spesso ad avere maggiore consapevole della realtà ed a riconoscere le responsabilità degli eventi in maniera adeguata. Nel Cristianesimo l’umiltà è una virtù, cioè una disposizione permanente al bene. Papa Francesco l’ha rilanciata sottolineando che non è debolezza, ma potenza sotto controllo (un po’ come la pubblicità dei pneumatici del Ronaldo fenomeno brasiliano).
Ma in cosa differiscono Mourinho e Sarri? Narcisismo ed umiltà? Differiscono nel modo di approcciare alla responsabilità personale. Forzato e quasi caricaturale nel narcisista Mou, che spesso ha attivato una modalità “parafulmine” che ha permesso ai suoi calciatori di lavorare sodo al riparo dalla ferocia della critica o dei tifosi. Cauto e mite nell’atteggiamento di Mister 33 schemi che sottolinea l’allegria dei suoi giocatori e l’importanza dei tifosi, piuttosto che le sue capacità di leggere e preparare le partite.
L’assunzione di responsabilità ci rende più sicuri di noi, riduce l’ansia di non farcela, ci motiva a prendere contatto con i nostri limiti per tirar fuori le risorse adeguate ad affrontare le situazioni della vita. Un equilibrio tra umiltà e gratificazione narcisistica é un’ottima base per il funzionamento della persona, coach di se stesso, della propria famiglia o della propria squadra.