Nella sua prima omelia alla Casa Santa Marta, papa Francesco è tornato su un concetto a lui caro: la misericordia della Chiesa contrapposta alla rigidità di alcuni suoi membri.
Primo punto di riflessione del Santo Padre è stata la Prima Lettura (Gio 3,1-10), che riporta della conversione della città di Ninive, grazie alla predicazione del profeta Giona.
“Davvero fa il miracolo – ha commentato il Pontefice – perché in questo caso lui ha lasciato da parte la sua testardaggine e ha obbedito alla volontà di Dio, e ha fatto quello che il Signore gli aveva comandato”.
Eppure Giona, “non docile allo Spirito di Dio, si arrabbia”, prova “dispiacere” e addirittura “rimprovera il Signore”. La sua è una “resistenza alla missione il Signore gli affida” oltre che alla sua “misericordia”. Al contrario, “quando si obbedisce si fanno miracoli”.
Giona recrimina al Signore: “Perché Tu sei un Dio misericordioso e pietoso’, e io ho fatto tutto il lavoro di predicare, io ho fatto il mio mestiere ben fatto, e Tu li perdoni?”. Il profeta, vittima della durezza di cuore, antepone la propria predica alla “misericordia di Dio”.
Questo “dramma” riaffiora anche nei Vangeli, allorché Gesù si confronta con i Dottori della Legge che vogliono lapidare l’adultera e gli rimproverano di cenare con i peccatori e i pubblicani; nemmeno costoro “capivano la misericordia”.
Il Salmo odierno (Sal 130(129),1-2.3-4ab.7-8), al contrario, suggerisce di “attendere il Signore perché con il Signore è la misericordia, e grande è con Lui la redenzione”, ha sottolineato il Santo Padre.
Menzionando Sant’Ambrogio, il Pontefice ha detto: “dove c’è la rigidità ci sono i suoi ministri”. C’è, quindi, una “testardaggine che sfida la missione, che sfida la misericordia”.
Ricordando l’imminenza del Giubileo, Francesco ha chiesto ai fedeli di pregare il Signore, perché “ci faccia capire come è il suo cuore, cosa significa ‘misericordia’”, poiché è proprio Lui a dirci: “Misericordia voglio, e non sacrificio!”.
Quella stessa misericordia che Dio ha versato “su di noi, sui nostri peccati, sulle nostre miserie…”, ha poi concluso il Papa.