Planned Parenthood

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"Uno di Noi" torna a incalzare l'Unione europea

La battaglia continua per la Federazione One of Us, che chiede all’Ue di fermare i finanziamenti alla Planned Parenthood

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“Stop dei fondi europei all’ Ippf (International Planned Parenthood Federation)”. Questo il titolo del comunicato stampa della Federazione One of Us,  che nel pieno della bufera, negli Stati Uniti, della Planned Parenthood, lancia il suo “Appello degli esperti” con il quale chiede alla Commissione Europea di fermare le sovvenzioni di programmi “non etici”.

La Federazione One of Us per la vita e la dignità umana è una federazione internazionale no-profit, apolitica, aconfessionale, formata da 27 associazioni (a breve 29), locali e nazionali, provenienti da 17 Stati membri. È nata come naturale conseguenza del coordinamento dei 28 Paesi europei per l’iniziativa popolare europea Uno di noi, l’iniziativa più firmata di tutti i tempi.

Iniziativa che aveva chiesto all’Ue il riconoscimento del diritto alla vita e della dignità umana dell’embrione, sulla base di alcuni documenti legislativi e giurisprudenziali europei, e conseguentemente chiedeva che l’Ue non sovvenzionasse i progetti che comportassero la distruzione di embrioni umani sia nell’ambito della ricerca, sia nell’ambito degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo.

La richiesta corredata da tre possibili proposte di legge è rimasta inascoltata dalla Commissione Europea, nonostante il successo inaspettato della raccolta firme. Il comitato dei cittadini che lanciò l’iniziativa nel 2012, in seguito al rigetto da parte della Commissione nel Maggio 2014, ha fatto un ricorso alla Corte Europea di Strasburgo che è in attesa di giudizio.

E intanto infuria la tempesta per la Planned Parenthood americana, dopo i video sconcertanti che denunciano il traffico di organi umani, ma, secondo One of Us, l’Unione Europea sembra rimanere indifferente. Infatti One of Us informa che il 24 settembre scorso il Parlamento Europeo di Bruxelles ha ospitato un evento sponsorizzato dalla Federazione internazionale Planned Parenthood e co-sponsorizzato dal cosiddetto gruppo All of us.

Si è trattato di una chiamata all’azione rivolta agli europei in seguito ai video che incastrano la Planned Parenthood alle proprie responsabilità nel traffico di tessuti fetali. I promotori dell’evento hanno voluto dimostrare la necessità impellente di fermare l’iniziativa Uno di Noi che ribadisce la richiesta di fermare le sovvenzioni pubbliche a ricerche e programmi che implichino la distruzione di embrioni umani.

“L’iniziativa Uno di Noi aveva specificamente avvertito in merito ai rischi e alla tragedia di programmi implicanti la distruzione di embrioni umani, cioè ricerca su embrioni umani e programmi con fondi Ue che includono l’aborto nei Paesi in via di sviluppo”, si legge nel comunicato stampa della Federazione.

“Oggi la realtà è diventata ovvia attraverso i video rilasciati negli Stati Uniti, dove ufficialmente l’Ippf Usa ammette apertamente l’ampio coinvolgimento dell’organizzazione nel traffico di parti del corpo umano attraverso precise azioni e nella vendita di parti del corpo di bambini per profitto”, spiega la Federazione One of Us. Questa attività è vietata in Usa, perché ritenuta un crimine; la Planned Parenthood è attualmente sottoposta ad investigazione dal Congresso, mentre la Camera bassa ha temporaneamente già votato per il ritiro dei fondi pubblici all’ Ippf.

“Non sembra che questi eventi abbiamo avuto alcun impatto su alcuni politici liberali europei. La europarlamentare olandese Sophia In’t Veld, dei democratici, tra i dirigenti dell’ Ippf, dopo essere stata interrogata da un europarlamentare, durante l’evento del 24 settembre, ha dichiarato: “L’ Ippf è una Ong che ha piena legittimità e, sì, riceve sovvenzioni dalla Commissione Europea”.

“Sorprendentemente, anche se c’è una distinzione tra alcune pratiche Usa e Ue (l’ Ue sperimenta solo su embrioni umani e non si parti del corpo di embrioni), l’Ippf ha ammesso di temere per i suoi interessi economici se l’iniziativa europea Uno di Noi riuscisse a togliere fondi per programmi non etici”, rivela la Federazione.

IPPF e Mary Stopes International, altra Ong provider di aborti, hanno ufficialmente chiesto di intervenire come parte terza contro Uno di Noi e a sostegno della Commissione, durante la prossima udienza alla Corte di Strasburgo per il ricorso fatto da Uno di Noi.

“I commenti della In’t Veld in queste condizioni suonano tutt’al più come disinformazione e indicano chiaramente che non vi è un interesse a chiarire i problemi e i rischi in merito alla sovvenzione da parte dell’Ue di programmi che implicano aborto nei Paesi in via di sviluppo, cosa che potrebbe costituire una minaccia alla dignità umana, e contemporaneamente un beneficio economico per Ong come l’Ippf”, dichiara One of Us.

Alla luce di questi nuovi sviluppi la Federazione One of Us “chiede, con rinnovata convinzione, che sia lanciato un vero e approfondito dibattito democratico oltre ad un’investigazione sui rischi di traffico umano che si possono celare sotto le mentite spoglie della ricerca che utilizza embrioni umani o di programmi per i Paesi in via di sviluppo che includono l’aborto, sponsorizzati dall’Ue”.

Per questo verranno chiamati a firmare “l’Appello degli Esperti”, suddiviso in tre sezioni, giuristi (avvocati, magistrati, studiosi di diritto), scienziati (medici, ricercatori, biologi), politici, per ribadire ancora, alle sordità europee, che l’embrione è Uno di Noi.

L’appello verrà lanciato a breve nelle varie lingue sul sito www.oneofusappeal.eu. Ma le voci di tanti cittadini indignati di fronte alla connivenza dell’Ue con Planned Parenthood si sta già facendo sentire sui social network: Facebook e Twitter (#DefundIPPF).

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Elisabetta Pittino

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