Giro di boa al Sinodo sulla famiglia 2015. Papa Francesco questa mattina si è visto recapitare i ‘modi’, ovvero le proposte che i 13 Circuli minores, i gruppi di lavoro divisi per lingua, hanno avanzato per integrare e modificare la prima parte dell’Instrumentum laboris. Della seconda si è già cominciato a discutere oggi per i prossimi giorni, nella direzione di redarre infine un documento finale che, tuttavia, “non è scontato che ci sia”.
A suggerire questa ipotesi è il cardinale Louis Antonio Tagle, nel briefing di oggi in Sala Stampa vaticana, al quale erano presenti pure mons. Joseph Kurtz, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, e mons. Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid. “In passato – ha sottolineato il porporato filippino, al suo sesto Sinodo – i Circoli minori consegnavano delle proposizioni al Santo Padre, il quale scriveva poi una esortazione post-sinodale. Tuttavia i primi sinodi di Paolo VI non finivano con una esortazione papale. Paolo VI permise al Sinodo di pubblicare il proprio documento come documento finale, ma solo con la Evangelii Nuntiandi iniziò la pratica delle propositiones per l’esortazione papale. Non suppongo che sia obbligatorio: è successo nel passato può succedere ancora. Attendiamo la decisione del Papa”.
Sicuramente verranno apportati emendamenti all’Instrumentum: un “testo martire” lo ha definito Tagle, ma d’altronde “se il testo-base fosse quello conclusivo, perché convocare 300 vescovi?”. Inoltre tali modifiche vogliono rendere presente la più attiva partecipazione dei Padri nell’assise, secondo la metodologia voluta da Bergoglio. Una metodologia nuova che forse può generare “un po’ di confusione”, ha detto l’arcivescovo di Manila. Ma è meglio così: “A volte meglio essere confusi. Se si troppo chiari non si è nella vita reale”. Intanto è chiaro l’obiettivo che tutti i presenti al Sinodo vogliono raggiungere: “Celebrare il bello e il buono della famiglia, e gli sforzi di chi vuole tutelarla e preservarla”.
Su questo tutti i Circoli si sono trovati d’accordo, ognuno presentando le proprie specifiche istanze. Come pure sul fatto che bisogna trovare un linguaggio per annunciare il Vangelo che sia quanto più “semplice, comprensibile, che ispiri chi legge”. Al riguardo sono stati presentati 27 modi al Papa, ha riferito l’arcivescovo Kurtz. Spesso – ha osservato infatti Tagle – “il linguaggio della Chiesa non si riconnette con la forma mentis dei più giovani. Il linguaggio biblico è più incoraggiante e meno verboso, rispetto a quello parlato dalla Chiesa”. Bisogna allora proiettarsi verso un cambiamento.
Ciò che invece non cambierà di una virgola è la dottrina. “Non aspettatevi un cambio di dottrina. Non è nemmeno all’ordine del giorno”, ha affermato il cardinale, ribadendo il leitmotiv di questa prima settimana di Sinodo. La prospettiva dell’assemblea dei vescovi – ha detto – è anzi “di riscoprire come, a partire dalla dottrina, si possa dare nuova vita alla famiglia”, in particolare curando e sostenendo quelle famiglie “separate per guerra, povertà, migrazioni”. “La fede è una ma le situazioni sono diverse”, perciò stanno affiorando “serie proposte su come dare maggiore spazio alle Conferenze Episcopali per affrontare le questioni particolari sempre alla luce della fede”. Tra queste anche le problematiche di immigrazione e disoccupazione o della disabilità, affrontate in un’ottica che non sia per nulla “eurocentrica”, ha precisato Kurtz. “C’è la volontà che il documento finale non sia semplicemente iper-preoccupato e visto con gli occhi dell’Occidente o addirittura euro-centrico, ma testimoni la ricchezza della reale esperienza della famiglia”.
In gioco infatti c’è infatti il futuro di quella che “in tutte le sue accezioni e in ogni epoca è la struttura originaria della vita e della società”, ha sottolineato Osoro. La famiglia cristiana, in particolare, è il modello a cui naturalmente guardano tutti i Padri, pur preoccupandosi che il messaggio che emergerà dal Sinodo possa offrire spunti anche ad altre Chiese non cattoliche. “Dobbiamo renderci appetibili”, ha detto il presule, riportando la sua esperienza personale di persona che “il meglio della vita” l’ha appreso in famiglia: ovvero “la capacità di amare, di rispettare, di servire, di dedicarsi e aiutare gli altri, gli anziani, tutti quelli che hanno capacità diverse”. “Nella mia famiglia ho conosciuto il Signore”, ha detto, perché la “famiglia cristiana ha qualcosa di originale, forte, che aiuta a creare un’umanità”.
È proprio questo ciò che accomuna i diversi nuclei, “nonostante i differenti contesti e le esperienze”. Le sfide pure sono le medesime dello scorso anno: “non diminuiscono”, né “vogliamo nasconderle”. Una delle più pericolose – come emerso dalle relazioni dei Circoli – è quella dell’ideologia gender che, ha denunciato Osoro Sierra, “sta arrivando dappertutto: si organizzano certe leggi, si organizza l’economia…”. Uno degli intenti del Sinodo è quindi di contrastare tali derive “reimpostando il nostro sistema” e mostrando al meglio la bellezza della famiglia naturale. Il Sinodo – ha detto, usando una suggestiva metafora – è come “una scuola di belle arti”, dove “si sta cercando la pittura migliore, le pennellate migliori, gli stessi pennelli che ci fanno vedere il vero volto della vita, che è la famiglia”. “Meglio parlare di luci e ombre piuttosto che parlare di crisi”, ha fatto eco mons. Kurtz, “meglio parlare di sfide. Sono anche questi segni di rinnovamento”.
Tutto questo – hanno affermato i tre relatori – si sta cercando di farlo nella massima “libertà”, per “rispettare le diversità e preservare l’unità che ci lega tutti in una sola Chiesa”. E in virtù di questa libertà – ha ricordato padre Federico Lombardi in apertura al briefing, riferendo quanto già affermato dal segretario generale del Sinodo, il card. Baldissimi – ogni Padre sinodale ha la facoltà di rendere noto il contenuto del proprio intervento. Non è previsto, però, che si rendano pubblici interventi o sintesi di discorsi di altri partecipanti al Sinodo.