La Festa del Cinema di Roma inizia nel segno dell’America. Il neo direttore artistico della kermesse Antonio Monda, siciliano di nascita ma appunto americano d’adozione, ha scelto come film d’apertura Truth, opera prima del regista James Vanderbilt.
Il film ruota attorno ad uno dei casi giornalistici più intricati degli Stati Uniti, ovvero quello che coinvolse la CBS News nell’inchiesta del 2004 sul Presidente George W. Bush, riguardante il suo assenteismo durante la guerra del Vietnam.
La produttrice e giornalista investigativa Mary Mapes, insieme al suo team di 60 Minutes e alla celebre voce delle news degli States Dan Rather, misero in piedi una denuncia giornalistica nei confronti del Presidente americano, poco prima delle sue seconde elezioni. Centro dell’inchiesta era la teoria che Bush, grazie a favoritismi e giochi politici, riuscì a farsi assegnare alla Guardia Nazionale potendo così saltare la chiamata alla Guerra del Vietnam. Combattendo contro le difficoltà e l’ostracismo dei poteri forti, l’inchiesta venne pubblicata e sembrò essere in grado di affondare il leader politico. Ma la gioia durò pochi giorni… Presto infatti si diffusero in rete teorie secondo le quali i documenti fossero falsi, addirittura ricreati con i potenti mezzi di del programma di scrittura Word. Le conseguenze per i giornalisti della CBS News furono disastrose: in seguito ad un’indagine interna Mary Mapes venne licenziata e Dan Rather consegnò le dimissioni, dopo più di quarant’anni di servizi per la prestigiosa emittente statunitense.
Il passato da sceneggiatore (Amazing Spiderman 1 e 2, Zodiac) di Vanderbilt emerge solidamente nella pellicola, che fa del rigore formale e della cura dei dettagli due capisaldi.
Ispirato al libro della stessa Mapes “Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power”, il film ruota attorno al concetto di Verità. Una verità che per molteplici motivazioni sembra impossibile da trovare, prime fra tutte l’infiltrazione dei poteri politici e il passaggio dai sistemi d’informazione tradizionali all’aggressività mediatica della Rete. Il film in sé, pur promuovendo la ricerca della verità, sceglie di non fornire il proprio punto di vista su di essa. Come dichiara lo stesso regista in conferenza stampa, lo scopo del film è quello di porre domande per poi lasciare libero lo spettatore di trovare le risposte. Ed il dubbio, è proprio ciò che rende affasciante Truth: spento il proiettore e fatti passare alcuni minuti per riflettere, non si è ancora in grado di stabilire se si è di fronte ad un caso di macchinazione politica o di incredibile superficialità giornalistica, se si è di fronte a delle vittime o a degli “inconsapevoli” responsabili.
Ad amplificare il tutto sono le magnetiche interpretazioni dei premi oscar Cate Blanchett e Robert Redford, capaci di straordinarie trasformazioni fisiche e psicologiche.
L’unica certezza che emerge dal film è l’amore per la propria professione dei protagonisti e la paura che si stia inesorabilmente perdendo la figura del giornalista d’inchiesta, quel giornalista in grado di lottare contro il sistema e i condizionamenti politico-economici. Inequivocabile dunque il forte richiamo del regista ai giornalisti stessi presenti in conferenza: “i giornalisti sono degli eroi, è una professione molto importante, da non sottovalutare, ma bisogna continuare a fare domande a chi è al potere. Ammiro quei giornalisti che lo fanno e che resistono per far valere le loro opinioni”.
Altro evento clou della giornata d’apertura è stato l’incontro con il pubblico di Joel Coen e Frances McDormand, una delle coppie più longeve di Hollywood.
Lui regista e lei attrice, hanno raccontato la loro storia fatta di set, figli da riprendere a scuola e vita familiare. Spaziando dall’episodio del loro primo incontro alle differenze tra cinema e tv, i due Premi Oscar hanno raccontato il segreto della loro unione: “Si tratta d’avere storie da raccontarsi. Per questo a volte è meglio non lavorare insieme. Quando ci si vede ci sono più novità da dirsi e questo fa bene al dialogo familiare”.