Synod of the Family with pope Francis - October 2015

CCEW

Sinodo. Ultime relazioni in attesa del documento finale

Le relazioni dei 13 Circoli minori: risposati divorziati e accompagnamento pastorale della famiglia. Sull’omosessualità si suggerisce un’assemblea separata

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Si sono conclusi quest’oggi i lavori dei 13 gruppi linguistici, o circuli minores, relativi alla terza e ultima parte del documento base (Instrumentum Laboris) che affronta anche nodi concreti come l’ipotesi di riammettere all’Eucaristia coppie che si sono risposate civilmente dopo il fallimento del primo matrimonio.

Nella tredicesima congregazione generale che si è tenuta nel pomeriggio di martedì 20 ottobre — aperta dalla preghiera guidata da Papa Francesco e da un intervento del metropolita ortodosso Hilarion, che ha portato al Pontefice e all’assemblea il saluto del patriarca di Mosca Kirill – i relatori dei gruppi linguistici hanno dato lettura delle tredici relazioni riguardanti la terza parte dell’Instrumentum laboris. A chiusura della congregazione si è tenuta inoltre la prima votazione per l’elezione del Consiglio di segreteria del sinodo e una seconda votazione si terrà domani giovedì 22 ottobre.

Complessivamente, i Circoli minori considerano la terza parte dell’Instrumentum laboris eccessivamente disorganica e ne suggeriscono in parte la riorganizzazione. Ancora una volta al centro dei lavori dei Circoli minori vi è la questione dei divorziati risposati e del loro accesso ai Sacramenti (comunione, primo fra tutti). I diversi gruppi hanno proposto delle soluzioni per certi versi molto distanti tra loro ma tutte egualmente tese a custodire la santità della famiglia e del matrimonio in rapporto agli insegnamenti della Chiesa.

Sulle persone con tendenze omosessuali invece fermo restando la necessità di accoglierle senza discriminarle, da alcune parti si sottolinea che tale questione non rientra nella tematica del Sinodo e che quindi andrebbe trattata – suggerisce un Circolo – in un meeting sinodale separato.

Tematiche a sé invece hanno riguardato i padri separati o divorziati, spesso nuove vittime della povertà; il coraggio delle donne vittime di violenza che decidono di dare alla luce i loro figli; le famiglie di rifugiati, di migranti o di chi vive tra guerre e conflitti.

Il lavoro del primo gruppo francofono, grandemente preoccupato dalla “standardizzazione mondiale dei comportamenti”, si è concentrato maggiormente sulle situazioni cosiddette irregolari sviluppatesi a un punto tale da incidere anche sulle famiglie cristiane e impegnate nella Chiesa. Il gruppo ha auspicato come soluzione finale e saggia un intervento del Santo Padre che “permetta ai pastori e alle famiglie di superare le prove che feriscono e dividono le famiglie”.

Il secondo gruppo francofono, invece, si è soffermato principalmente su tre punti al cui centro c’è la famiglia come elemento costitutivo del corpo ecclesiale, con una propria responsabilità da assumere rispetto alle altre famiglie, rispetto alla comunità cristiana e rispetto alla missione della Chiesa. Riguardo l’accesso alla comunione ha richiesto che “sia mantenuta la disciplina attuale”, aggiungendo che servirebbe un “documento magisteriale” sulle implicazioni teologiche del recente motu proprio del Papa sulla nullità matrimoniale. Per le persone omosessuali il gruppo non si è espresso. La relazione del terzo ed ultimo gruppo francofono è stata costruita sulla formazione dei sacerdoti, dei diaconi e degli agenti di pastorale; sull’accompagnamento dei divorziati-risposati e infine sulla sfida del rinnovamento del linguaggio della Chiesa moderna che deve mutare da statico a dinamico ed aprire così un nuovo dialogo con le famiglie.

Il primo circolo di lingua inglese ha affrontato il delicato percorso della preparazione degli sposi al matrimonio come anche la loro formazione e il sostegno costante che rivestono una grande importanza. Particolare rilievo è stato attribuito al dibattito sull’educazione sessuale in rapporto al ruolo che i genitori devono assumere in questo momento delicato della formazione dei figli.

In tutti i casi, per il gruppo anglofono, la cura pastorale deve essere caratterizzata dalla carità e dalla pazienza, specialmente verso tutti coloro che non vivono o che ancora non sono pronti a vivere in pieno accordo con gli insegnamenti della Chiesa. Tuttavia, va mantenuta l’esclusione della comunione ai divorziati risposati e specifica che la questione “non dovrebbe essere lasciata alle singole conferenze episcopali”. Verso le persone omosessuali, il Sinodo è invitato ad affermare e a proporre di nuovo l’interezza dell’insegnamento della Chiesa sull’amore e la castità.

Il secondo gruppo anglofono ha chiesto che il documento finale sia intitolato: “La relatio finale del Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo presentata a Sua Santità Papa Francesco”.

Il circolo minore ha tra l’altro sottolineato che la famiglia non è soltanto oggetto dell’evangelizzazione, bensì un soggetto attivo, agente e fonte di evangelizzazione e per le coppie di risposati ha suggerito un “accompagnamento attento” e la creazione una “speciale commissione” durante il Giubileo della Misericordia per “studiare in profondità” delle soluzioni.

Il terzo gruppo, infine, ha criticato la particolare attenzione che il Sinodo ha dedicato attenzione alle famiglie in difficoltà a discapito di  tutte le altre famiglie. Tutte le famiglie – in difficoltà o meno – devono essere accompagnate costantemente. Per le coppie omosessuali invece poche ma chiare parole: le unioni di persone dello stesso sesso non sono in alcun modo equivalenti al matrimonio.

Il quarto gruppo di lingua inglese ha invece desiderato evidenziare il rischio che si crei “confusione” tra i fedeli suggerendo anch’esso la creazione di una commissione che studi la questione. In questo circolo si sottolinea che per un vescovo la questione è talmente cruciale che andrebbe trattata in un “concilio ecumenico e non in un Sinodo”.

Innamoramento e tappe della preparazione al matrimonio da parte delle parrocchie, sono i punti posti al centro dal gruppo spagnolo. Inoltre, per il gruppo occorre integrare i divorziati risposati mediante un iter via caritatis che permetta di aprire porte e di stare vicino a quanti sono feriti perché questi hanno bisogno di sostengo e non di allontanamento.

“Dobbiamo pensare a un gesto generoso togliendo dal cammino molti ostacoli affinché i divorziati risposati possano partecipare più pienamente alla vita della Chiesa: non possono essere padrini, non possono essere catechisti, non possono insegnare religione… Dobbiamo dimostrare che abbiamo ascoltato il ‘grido’ di tante persone che soffrono e gridano chiedendo di partecipare più pienamente possibile alla vita della Chiesa”, si legge nella relazione del primo gruppo; il secondo gruppo spagnolo dal canto suo ha precisato che il tema dell’Eucaristia non è “l’unico” per i divorziati risposati, e che bisogna pertanto affrontare un percorso con “pazienza e creatività”.

Al fine di porre maggiore enfasi sulla famiglia come soggetto della pastorale, il gruppo di lingua tedesca ha osservato che le famiglie cristiane sono chiamate a testimoniare con la loro vita il Vangelo del matrimonio che è loro affidato. Gli sposi e le famiglie cristiane sono così parte della nuova famiglia di Cristo, la sua Chiesa. La “nuova famiglia di Gesù Cristo”, la Chiesa, deve incoraggiare, rafforzare e rendere idonei i coniugi a dare questa testimonianza, ma attenzione: sui divorziati risposati sono necessari alcuni chiarimenti e approfondimenti per esaminare meglio la complessità di tali questioni alla luce del Vangelo, della dottrina della Chiesa e con il dono del discernimento. Per il gruppo, insomma, ogni caso ha bisogno di un proprio studio, non possono esistere delle teorie da applicare ad ogni coppia di divorziati.

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Alessandro Notarnicola

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