Il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, la scorsa domenica 18 ottobre, in occasione del suo ingresso in Diocesi ha desiderato avviarsi alla Cattedrale, partendo dall’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola, quel “confine esistenziale” che è anche “luogo di incontro”, come ha spiegato motivando la scelta.
Partire dai confini, dalle periferie esistenziali, è una scelta di fondo del vescovo Cipolla, che nell’intervista pubblicata dal settimanale diocesano La Difesa del popolo ha affermato: “Spero di essere capace di prendere l’iniziativa, per andare dove normalmente non si va. Penso alle parrocchie più lontane, ai luoghi della povertà e della sofferenza, ai nostri preti ammalati che desidero con tutto il cuore andare a visitare”. Anche il carcere è uno di questi confini, di questi luoghi “lontani”.
Così domenica 25 ottobre, il vescovo presiederà l’Eucaristia tra i detenuti della Casa di reclusione Due Palazzi di Padova e durante la celebrazione amministrerà la prima comunione e la cresimerà a una persona detenuta da oltre vent’anni.
Successivamente si intratterrà a pranzo con i catechisti e alcuni volontari (una “realtà parrocchiale” che da quattro anni opera in carcere insieme al cappellano), un gruppo di detenuti-universitari, i rappresentanti delle varie realtà presenti e la direzione della struttura di detenzione.
“Per la nostra ‘parrocchia’ – commenta il cappellano della Casa di Reclusione don Marco Pozza – è significativo essere la prima ‘comunità cristiana’ che il vescovo visita, in uno stile sempre più in linea con il pontificato di papa Francesco che, in zone di periferia come la nostra, fa sentire la povertà come occasione di umanizzazione”.